CASA PIRANDELLO – AGRIGENTO
La casa dove Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 da Don Stefano Pirandello e da Donna Caterina Ricci Gramitto e’ un luogo magico della memoria che non si puo’ peredere venendo in Sicilia . In contrada Caos , a quattro km da Agrigento , la costruzione rurale di fine settecento e’ posta su un altopiano a strapiombo sul mare , punteggiato da ulivi e querce . I Ricci Gramitto , avi di parte materna dello scrittore , vennero in possesso della Villa nel 1817 . In questa casa la famiglia Pirandello si era rifugiata per allontanarsi dalla grave epidemia di colera che nel 1867 imperversava in tutta l’isola .
Danneggiata nel 1944 dallo scoppio del vicino deposito di munizioni delle truppe americane , venne dichiarata nel 1949 monumento nazionale .
Tre anni dopo la Regione Siciliana l’acquisto’ e diede inizio ai lavori di restauro e sistemazione della Casa e della s
Le stanze raccolgono materiale scritto ed iconografico : foto di famiglia , ritratti dello scrittre e di marta Abba , attrice cui egli fu molto legato nell’ultimo periodo della sua vita , immagini di scena , documenti manoscritti , edizioni di testi teatrali e romanzi .
La passeggiata verso il pino pluricentenario , bruciato da un fulmine nel novembre del 1997 , si imbocca da un vialetto , attraverso la campagna . Sotto questo grande albero Pirandello amava soffermarsi a pensare , a dipingere , a riposarsi , a scrivere agli amici . Ed e’ qui che ha voluto essere sepolto , secondo le sue ultime volonta’ , esaudite con la cerimonia della traslazione delle ceneri del 10 dicembre 1961 . E’ una sepoltura semplice . Un cippo di pietra raccolto dalla Rupe Atenea e ritoccato dallo scultore Marino Mazzacurati ospita l’urna con le ceneri del Maestro , tra fiori di campo ed agavi .
‘’ Sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di girgenti dove nacqui ‘’ .
Debiti e follie di casa Pirandello
Una vita tribolata . La moglie folle , tre figlie succhia soldi , crac economici con il solito codazzo di orde di creditori dietro la porta , trattative , contratti e tournee in mezzo mondo , una compagnia teatrale da sostenere , una giovane primadonna capricciosa – amata e sublimata , decine di impegni editoriali da onorare , nemici da rintuzzare , politici da lusingare , imbroglioni da smascherare , un Nobel da inseguire con l’accanimento tipico dei siciliani che si convincono che una cosa e’ loro e devono solo prenderla .
Con tutti questi pensieri incuneati nella testa , come abbia fatto Luigi Pirandello a scrivere i suoi capolavori resta un mistero .
Forse la chiave di lettura la fornisce il figlio Stefano in una lettera : ‘’ Papa’ mio , scrive , io vedo che sei sempre riuscito ad approfittarti di ogni sciagura , di ogni contrarieta’ per la tua arte .
Sei sempre riuscito ad astrarle dalla determinazione dei tuoi casi e a poterci lavorare sopra ‘’ .
Il genio agrigentino e’ stato molto di piu’ che un semplice spettatore che spia amici e parenti per trovare ispirazione per il suo viaggio nelle umane menti contorte . La sua esistenza scorre dentro l’ingranaggio di un meccanismo infernale che tutto afferra e tutto frulla . Lui e’ nel contempo vittima e carnefice . Da un lato il primato della letteratura che fa si che l’autore ‘’vampirizzi‘’ ogni alito di disperazione che soffi nei pressi , facendone materia per impastare le sue trame , dall’altro lato le ambasce della quotidianita’ che solko in parte riesce a schivare . Pirandello nei suoi libri senza alcun pudore mette brandelli della sua interiorita’ lacerata .
Le lettere piu’ drammatiche per bizzarro disegno del fato sono state scritte proprio a Palermo dove il drammaturgo , il primo a sporcarsi i piedi con il palcoscenico dove crea in presa diretta con gli atori , e’ in tournee con ‘’ Sei personaggi in cerca d’autore ‘’ .
La citta’ risponde tiepidamente alle aspettative della compagnia e questo e’ gia’ di per se un elemento di ambascia . Sono pero’ altre le profonde preoccupazioni di don Luigi . Proprio in questi giorni scopre che il figlio Stefano , che ha procura per l’amministrazione , ha utilizzato in modo maldestro le risorse familiari . E dopo aver fatto la lista dei debiti che gli strozzano il sonno , conclude con una frase che e’ uno spot alla sua disperazione : ‘’ una sola cosa vorrei : Morire ‘’ , amplificando con il maiuscolo la solitudine e la stanchezza della sua esistenza .
Nelle altre lettere , le perplessita’ dei familiari per le dicerie sulla sua presunta relazione con la Abba , la gelosia della figlia Letta per l’attrice , il rapporto di amore – odio con Mussolini che gli fa toccare con mano quel teatro di Stato che non si fara’ mai ; le nevrosi e le trame intessute per agguantare quel Nobel per il quale gli fanno allungare il collo per un decennio; le infinite trattative , spesso a vuote , per la trasposizione cinematografica delle sue opere ; una girandola di questioni su diritti d’autore ; i continui viaggi all’estero dove trova quei consensi che il suo paese , definito talora ‘’ Porco ‘’ , gli nega ; il sogno di scrivere il libro della vita , titolo ‘’ Adamo ed Eva ‘’ , che nelle sue aspirazioni dovrebbe competere con il ‘’Don Chisciotte ‘’ ed altre opere immortali ; la sua ammirazione per il sostanzioso Verga che contrappone al parolaio D’Annunzio , facendo cosi’ infuriare il Duce . Uno spaccato di vita che scorre dentro il flusso del tempo . Lettere che diventano spie di un modo di vivere e del contesto di quello scorcio di Novecento . pagati i creditori , niente gli resta per se’ . Solo gli occhi per piangere sul suo destino di uomo solo , genio senza allegria .
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