Seguo il calcio da ben oltre mezzo secolo e posso dire di averne davvero viste di cotte e di crude, ma alcune immagini mi sono rimaste così impresse nella memoria da annullare l’inesorabile scorrere del tempo. Sì ne ho viste di squadre retrocedere, tante in maniera inaspettata, oppure immeritata, e penso all’incredibile retrocessione del Bologna di Carletto Mazzone, ma tra le retrocessioni la più assurda, quella che non potrò mai scordare, appartiene al fortissimo Hellas Verona allenato da Alberto Malesani.
Era il campionato di calcio 2001-2002 e quel Verona aveva una squadra da primissimi posti: Ferron in porta, Zanchi, Paolo Cannavaro, Oddo e Dainelli in difesa, Cassetti, (poi trasformato in eccellente terzino da Zeman a Lecce) con Emiliano Salvetti, Italiano e Camoranesi a centrocampo e Adrian Mutu, Alberto Gilardino, Adailton e Mario Frick nel parco attaccanti. Roba da far stropicciare gli occhi a qualsiasi allenatore.
La stagione partì il 25 agosto 2001 con Milan e Inter favorite, poi la Roma e la Juventus di Marcello Lippi. Si cominciò subito con una grossa sorpresa: il neopromosso Chievo Verona allenato dal mezzo sconosciuto Gigi Del Neri espugnò Firenze vincendo in modo netto per 2-0. Ma il Verona era più forte e già si pregustava il derby, il primo della storia per la città di Verona, che dopo Milano, Torino, Roma e Genova, diventò la quinta città italiana a poter vantare una stracittadina nella massima serie. I bianconeri di Marcello Lippi partirono forte e alla terza giornata erano già in testa a punteggio pieno, ma furono superati due domeniche dopo dall’ Inter di Ronaldo. La vera squadra protagonista del girone d’andata fu però il neopromosso Chievo Verona che andò in testa alla classifica dopo l’ottava giornata e ci rimase fino alla quindicesima. Ma il Verona era sempre più forte e affrontò il primo derby col Chievo da quarto in classifica e lo vinse per 3-2, rimontando un doppio svantaggio. Il Verona mirava in alto, ma un’incredibile serie di errori tattici da parte di Malesani fecero sciupare risultati che sembravano già acquisiti e costarono alla squadra almeno sette-otto punti.
Ma quel Verona aveva in organico campioni come Camoranesi

, Mutu, Gilardino

, Adailton e far punti, gol e spettacolo non era difficile. Fra le diciotto squadre partecipanti almeno dieci non valevano quel Verona. A dodici giornate dalla fine di quel campionato, che prevedeva quattro retrocessioni, la squadra di Malesani, pur sciupando risultati a ripetizione, era ottava con 32 punti, poi un incredibile vortice negativo.
Nelle ultime dodici gare il Verona di Malesani totalizzava 2 vittorie 1 pareggio e ben 9 sconfitte. Travolto a Piacenza per 3-0 nell’ultima giornata di campionato finiva incredibilmente da quart’ultimo in serie B, con ben 39 punti in 34 giornate, superato in volata da Brescia e Udinese con 40 punti e dal miracolato Piacenza che vincendo il confronto diretto arrivava a 42.
Il Verona di quest’anno come valori tecnici è lontano parente del Verona di Malesani, eppure dopo 15 turni occupa la stessa prestigiosa classifica di allora, sicuramente stavolta non retrocederà, ma almeno per domenica, per favore solo per questa domenica e per la gara di ritorno contro il Catania che ritorni ad essere l’incredibile Verona di Alberto Malesani: narcisista, superficiale e autolesionista.

Catania, 11 dicembre 2013
Tino La Vecchia per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto google immagini alla voce a52sportwordpress.com , hellasverona.it e sport.panorama.it )