Accade quando il collo arriva a fine escursione articolare dopo aver subito un trauma imprevisto. La testa è come una palla che si muove in diverse direzioni, sorretta da un esile sostegno: il collo.

Il tratto cervicale è la parte più mobile della colonna vertebrale e per certi aspetti anche la più delicata. Oltre a sostenere, stabilizzare e rendere mobile il cranio, infatti, protegge le strutture che passano attraverso di esso, come il midollo spinale, le radici nervose e l’arteria vertebrale. Basti pensare che serie lesioni di questo tratto comportano addirittura la tetraplegia e cioè la paralisi dei quattro arti. La colonna cervicale presenta una curvatura a convessità anteriore, detta lordosi, che varia in relazione alle  sollecitazioni ricevute. Il rachide cervicale è costituito da sette vertebre, distinguibili – sulla base di alcune peculiarità anatomiche – in una regione superiore (C1-C2) ed in una inferiore (C3-C7); per questo motivo il primo tratto della colonna vertebrale viene didatticamente suddiviso in rachide cervicale superiore e rachide cervicale inferiore.

In seguito ad un incidente automobilistico o ad un trauma sportivo il corpo subisce una violenta accelerazione e una brusca decelerazione, assolutamente impreviste, che possono provocare una lesione traumatica da flesso-estensione del rachide cervicale. Occorre affrontare questo tipo di lesione con un adeguato approccio terapeutico al fine di elaborare il migliore percorso riabilitativo possibile.

Cos’è il trauma distorsivo del tratto cervicale della colonna ed ancora più in particolare il colpo di frusta? E’ un movimento brusco e non controllato del collo che lo proietta al limite delle sue possibilità meccaniche di movimento, in una o più direzioni, in conseguenza di un incidente o di un trauma sportivo di notevole entità.

E’ un trauma abbastanza ricorrente, dopo la sindrome lombo-sacrale (sciatica comunemente conosciuta), le sindromi cervico-brachiali sono le più diffuse patologie dolorose di origine muscolo-scheletrica o neuro-muscolare. L’origine è traumatica, può colpire chiunque e a qualsiasi età e l’incidenza è in forte aumento negli ultimi anni. Ciò è direttamente legato allo stile di vita moderno che relega molte persone ad una vita sedentaria con una conseguente flaccidità e un’inadeguata preparazione muscolare che mal dispone l’assorbimento d’urto; è inoltre direttamente collegato all’incremento dell’uso di veicoli, con il rischio del classico incidente frontale o con il tamponamento.

Una casistica in crescente aumento è poi quella relativa ai traumi sportivi. Vi sono numerosi sport di contatto che hanno notevolmente incrementato la velocità di gioco con il conseguente accrescimento degli scontri ( pensiamo al calcio, rugby, etc.). Queste prestazioni atletiche favoriscono il traumatismo cervicale. Molte persone tendono a minimizzare il trauma subito od al contrario ad ingigantire (e lì parliamo di “sindrome risarcitoria”).I disturbi si manifestano a localizzazione cervicale con una maggiore rigidità articolare, con contratture muscolari e una limitazione dell’escursione cervicale in rotazione, in flessione- estensione e inclinazione laterale. A distanza di tempo, od anche quasi subito, nei pazienti più patologici, possono comparire delle irradiazioni dolorose al braccio ed alla mano, formicolii e insensibilità alle dita e diminuizione della forza. A questi si accompagnano sintomi di carattere neuro-vegetativo come nausea e vomito, vertigini e cefalea. Si può ben capire come la sindrome da colpo di frusta è una condizione che interferisce negativamente sulla qualità di vita. La diagnosi viene effettuata abitualmente dall’ortopedico che si avvale, oltre che dell’approccio clinico, delle indagini strumentali quali esame radiografico e della risonanza magnetica nei casi più gravi. La radiografia del tratto cervicale nelle proiezioni standard ( antero-posteriore e laterale unitamente alle proiezioni dinamiche, cioè mentre l’infortunato esegue dei movimenti) è sufficiente a dare un quadro delle condizioni del tratto cervicale. Già da tutto ciò si può stabilire un protocollo di cura che porti alla completa guarigione. Tantissime volte,ove convenga, si prescrive l’utilizzo di un collare cervicale,sia esso rigido o morbido , ma già dalla fase acuta si procede con della elettroterapia antalgica, applicando sul corpo un effetto di calore che si sviluppa nella profondità dei tessuti. Unitamente si inizia la terapia manuale e la massoterapia nell’ottica di ridurre la contrattura muscolare. Infine si passa alla vera e propria  riabilitazione fisica e posturale al fine di recuperare appieno a corretta postura , la normale escursione articolare e la piena forza muscolare. Nel caso della rieducazione di sportivi si insiste con un allenamento specifico in palestra finchè non viene completamente recuperato il gesto atletico. L’obiettivo è quello di permettere ad ognuno di ritornare ad una normale attività quotidiana, lavorativa e sportiva.

E’ essenziale fare della prevenzione, il collo deve essere usato correttamente nella vita di tutti i giorni; bisogna evitare di mantenere il collo in posizioni fisse, ancor peggio se innaturali ( piegato in avanti e girato di lato) per lungo tempo. Se si svolge un lavoro sedentario bisogna cercare di allentare la tensione mobilizzando il collo ciò perché i muscoli del collo sono coinvolti in un eccesso di lavoro per mantenere una posizione statica protratta. Bisogna aumentare l’attività fisica e svolgere esercizi che mettano in moto gli arti superiori.

Catania, 27 gennaio 2014

Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine

( Fonte foto Manlio Grimaldi archivio Sport Enjoy Project Magazine )