Se sei arrivato fino a qui probabilmente … non riesci più a fare quello che più ti piace.

Vorresti continuare a giocare, ad allenarti o a correre ma non tutte le articolazioni del tuo corpo la pensano come te. Forse hai anche pensato di smettere, hai pensato che è giunta l’ora di ascoltare quei dolori al ginocchio, all’anca o alla spalla (dipende solo dallo sport che fai) che ti accompagnano da tempo e non puoi più ignorare.

Potrebbe non essere ancora giunto il momento di smettere!

I tuoi problemi potrebbero avere una soluzione semplice e rapida e tu potresti continuare a divertirti e – soprattutto – a stare bene.

La terapia infiltrativa spesso è efficace nei confronti dei principali problemi articolari tipici degli atleti, siano essi professionisti che amatori. Conosciuta e ampiamente utilizzata nel mondo dello sport professionistico, molto meno di frequente viene utilizzata dagli amatori, perché spesso in questi casi, ci si ferma di fronte al dolore e non si prosegue nell’attività sportiva come invece deve fare un professionista.

Negli ultimi anni è emersa in tutta la sua forza l’utilità dell’attività fisica per mantenere in salute e in forma persone di tutte le età: è ormai noto come migliori tutti i parametri che indicano la salute di una persona favorendo l’efficienza cardiaca, facendo perdere peso, abbassando il colesterolo, contrastando il diabete e molto altro ancora. E’ quindi un peccato rinunciare a tanto per problemi articolari che magari possono essere facilmente controllati o risolti.

Gli specialisti che praticano la tecnica infiltrativa sono in rapido aumento pur non essendo moltissimi. Questo ha fatto sì che la tecnica, nonostante la sua comprovata efficacia, non sia molto diffusa tranne nello sport professionistico, e quindi non molto utilizzata negli amatori e nelle persone comuni. Ma come spesso accade, l’Italia eccelle in questo e lo fa anche a livello internazionale: i nostri specialisti sono tra i migliori al mondo e la prima azienda al mondo produttrice di acido ialuronico per l’infiltrazione è italiana, fa ricerca in Italia, produce in Italia (ad Abano Terme) e si chiama Fidia Farmaceutici.

In questo sito troverai tutte le informazioni che ti servono su questa tanto semplice – quanto efficace – tecnica, ti racconteremo in che cosa consiste, come funziona, quali problemi risolve e dove viene praticata. Ti spiegheremo le differenze tra i diversi tipi di acido ialuronico da infiltrazione e te ne illustreremo le caratteristiche, perché che anche tu possa godere delle stesse cure di cui godono i professionisti, e continuare a giocare, allenarti e divertirti.

I PROBLEMI ARTICOLARI NELLO SPORTIVO

Può succedere, praticando uno sport ….

…. che tra un calcio, un salto, uno scatto o una schiacciata – in base allo sport che pratichi – improvvisamente o gradualmente emerga un problema articolare. Inizialmente si presenta come un fastidio in alcune, precise situazioni; poi diventa un piccolo dolore ed infine un male tale da impedire la pratica dello sport.

Non volendo volutamente entrare nell’argomento “traumi “ dove le variabili sono infinite, ci soffermeremo sulla componente legata all’usura articolare e all’osteoartrosi, situazioni che, per motivi diversi, spesso interessano le articolazioni maggiormente sollecitate degli atleti.

L’articolazione è un meccanismo meraviglioso in grado di sopportare stress enormi, adattarsi alle diverse situazioni e accontentarci nelle nostre esose richieste di sportivi; è di solito l’incontro tra due o più ossa tenute assieme da muscoli e legamenti. Per evitare che le superfici ossee grattino e si consumino, sono ricoperte da “cartilagine” ed immerse in un liquido lubrificante, un po’ come succede per il cilindro di un motore immerso nell’olio lubrificante. Il lubrificante si chiama “liquido sinoviale” e tra i suoi costituenti l’acido ialuronico è uno dei principali. Con il passare degli anni – e dei chilometri – la cartilagine tende ad assottigliarsi ed il liquido sinoviale perde la sua densità e capacità di lubrificare e ammortizzare le sollecitazioni a cui i capi ossei sono sottoposti. Questo comporta un progressivo aumento della sintomatologia dolorosa legata a traumi anche di piccola entità , che possono portare danni superficiali della cartilagine e a processi infiammatori che seguono queste situazioni. In situazioni come queste, a volte gli atleti smettono di giocare con tutto quello che questo comporta.

Ma se i segnali che lasciano prevedere un problema di questo tipo fossero noti agli atleti, allora con l’aiuto di un medico, si potrebbe intervenire già ai primi stadi della problematica agendo in prevenzione ed allungando di molto la carriera sportiva, sia essa agonistica che amatoriale, o semplicemente consentendo di fare sport anche a chi è convinto di non poterlo più fare.

IN COSA CONSISTE LA TERAPIA INFILTRATIVA

Immaginate ora di immergere la vostra articolazione in un ‘nuovo’ liquido sinoviale, di nuovo in grado di svolgere appieno le sue funzioni lubrificanti e di ammortizzazione; in grado di stimolare la sintesi di nuovo acido ialuronico, di alleviare velocemente la sintomatologia dolorosa e di placare l’infiammazione che da tempo vi attanaglia. Questo è quello che accade in seguito ad un’infiltrazione di acido ialuronico e se qualche amico o conoscente ha già goduto di questo approccio terapeutico, ve lo potrà confermare.

Ma come si fa a rifornire il ginocchio, l’anca o la spalla di acido ialuronico?

Tecnicamente è semplice, si tratta di praticare un’iniezione. La differenza sta nel luogo dove l’iniezione viene praticata, ovvero: invece che disturbare il vostro … fondoschiena, si andrà ad intervenire direttamente nell’articolazione interessata dal problema, rifornendola di acido ialuronico e lasciando che svolga correttamente il suo lavoro. Un dato importante: l’infiltrazione deve essere effettuata da uno specialista infiltratore.

GLI ACIDI IALURONICI NON SONO TUTTI UGUALI

esistono diversi tipi di acido ialuronico con diverse attività, iniziamo dalle diverse azioni che l’acido ialuronico svolge:

attività biologica di stimolo della riparazione delle lesioni cartilaginee e della produzione di nuovo acido ialuronico per il liquido sinoviale all’interno dell’articolazione

attività lubrificante permette uno scorrimento facile e privo di attrito tra le parti che costituiscono l’articolazione rendendo libero e scorrevole il movimento

attività di ammortizzazione che permette di attutire i colpi i traumi e i carichi che vanno a sollecitare le articolazioni in caso di attività, pensate al ginocchio quando si cade dopo un salto ad esempio.

Dal punto di vista della loro struttura li possiamo dividere in quattro classi:

PRIMA GENERAZIONE: acidi ialuronici a MEDIO BASSO PESO MOLECOLARE

SECONDA GENERAZIONE: acidi ialuronici a MEDIO ALTO PESO MOLECOLARE

TERZA GENERAZIONE: acidi ialuronici CROSSLINKATI

QUARTA GENERAZIONE: acidi ialuronico HYADD 4

Come è normale aspettarsi l’attività dei vari tipi di acidi ialuronici è diversa a seconda della loro struttura:

Gli acidi ialuronicia MEDIO BASSO PESO MOLECOLARE hanno prevalentemente attività biologica stimolano cioè la sintesi di nuovo acido ialuronico ma l’attività lubrificante e ammortizzante è modesta.

Glia acidi ialuronici a MEDIO ALTO PESO MOLECOLARE hanno una scarsa azione biologica ma hanno una buona attività lubrificante e ammortizzante.

Gli acidi ialuronici CROSSLINKATI non hanno attività biologica ma solo una buona attività lubrificante e ammortizzate.

Lo HYADD 4, il primo acido ialuronico di quarta generazione, riesce grazie alle sue peculiari caratteristiche ad avere una efficace attività biologica, una capacità lubrificante e ammortizzante ottima e una capacità di assorbire gli urti senza precedenti. Questo fa dello HYADD 4 la molecola più adatta agli atleti.

Proviamo a riassumere quanto detto in una semplice tabella:

acidi ialuronici

L’utilità della terapia infiltrativa a base di acido ialuronico nel Runner

Correre… Chissà quando l’uomo ha imparato a correre…

Probabilmente l’uomo preistorico correva alla ricerca del cibo, o correva per non diventare cibo lui stesso.

Ai tempi degli antichi greci la corsa era praticata dai “messaggeri” (una sorta di “postino” ancestrale), ed è diventata uno sport a tutti gli effetti nel contesto dei Giochi di Olimpia (precursori delle moderne Olimpiadi): la gara (“Stadion”) consisteva essenzialmente in uno sprint su un rettilineo di 192.28 metri; iniziava con uno squillo di tromba, c’erano dei giudici ai blocchi di partenza per assicurarsi che non ci fossero false partenze e c’erano anche dei giudici sulla linea di arrivo per stabilire il vincitore ed accertarsi che nessuno avesse barato (se i giudici decidevano per un pari merito, la gara veniva ridisputata). Si correva su sabbia, a piedi nudi, e sia la linea di partenza che quella di arrivo erano contrassegnate da soglie di pietra. Organizzazione incredibile, per quell’epoca!

Nel mondo in cui viviamo oggi, si corre molto meno, almeno per il senso etimologico del termine; il verbo “correre” è usato prevalentemente in contesti allargati che definiscono i ritmi accelerati e frenetici della vita moderna, del pensiero contemporaneo; il progressivo aumento delle persone obese e delle patologie correlate alla sedentarietà ne è una controprova evidente.

Devo ammettere, però, che negli ultimi anni ho notato un certo ritorno di fiamma per la corsa; forse proprio come necessità di scaricare le tensioni accumulate durante la giornata, oppure per spezzare i monotoni ritmi quotidiani, o semplicemente perché l’impietosa “prova costume” non lascia scampo ad altre soluzioni… Sono anche convinto che anche la crisi economica sia stata una bella spinta per la corsa. Per correre, infatti, bastano un paio di pantaloncini, una maglietta e un paio di scarpe; non si paga un istruttore o un abbonamento; inoltre, si può correre quando e dove si vuole, e generalmente si corre all’aria aperta (smog permettendo…).

Ed è così che molti “neo-runners” hanno abbracciato questa disciplina, magari a 40 anni o più, e senza aver mai praticato precedentemente una minima attività sportiva; e nell’arco di pochi mesi, molti, moltissimi “neo-runners” si sono affiancati ai “paleo-runners” nei parchi, nelle strade, nei vicoli cittadini, nei sentieri di montagna; addirittura c’è chi conquista cime di 4000 metri correndo! L’interesse mediatico su questa popolazione di corridori ha spinto molte aziende ad investire in questo nuovo, crescente mercato, e molti “uomini (e donne) di buona volontà” hanno iniziato ad organizzare corse di breve, medio, lungo e lunghissimo tratto, in piano, in collina, in montagna, fino ad arrivare agli “Ultra-Trails, come il valdostanoTor Des Geants, in cui le capacità del corpo umano sono spinte all’estremo.

Come dicevo prima, oggi moltissime persone iniziano a correre con continuità e passione intorno ai 35-40 anni; tornando all’antica Grecia, la vita media in quell’epoca era di 41 anni per gli uomini e 36 per le donne (il parto era più micidiale delle guerre); c’è da aspettarsi che pochi “atleti” di quell’epoca soffrissero di patologie articolari!

Con l’aumentare del numero e dell’età dei runners, sono dunque cresciute anche tutte quelle problematiche legate ai sovraccarichi articolari imposti al corpo umano durante la corsa

E’ arrivato quindi il momento di tirare fuori un mio personale motto: “LO SPORT FA BENE! agli ortopedici…”.

Bisogna infatti sfatare il mito che vede lo sport come manna dal cielo per combattere ogni malanno! Questo assunto può essere valido solo per chi svolge una attività sportiva moderata, con i giusti tempi di recupero, con la giusta preparazione fisica, con l’adeguata attrezzatura (specifica per ogni sport) e soprattutto VARIANDO SPESSO LA DISCIPLINA PRATICATA; ad esempio, il lunedì faccio una corsetta, il martedì un po’ di nuoto, il mercoledì riposo, il giovedì un giro in bici, il venerdì un po’ di palestra, il sabato in famiglia con moglie e figli (probabilmente la prova più dura da superare..) e la domenica mi concedo un giro in montagna… In questa maniera alleno ogni distretto corporeo, permettendo all’organismo di lavorare e recuperare, limitando al minimo i sovraccarichi.

E’ chiaro, invece, che se vado a correre 5 giorni alla settimana (magari senza un adeguato riscaldamento pre- o stretching post-, o magari dopo aver faticato 8 ore al lavoro, o magari dopo aver traslocato, ecc.), metto sotto stress sempre le solite articolazioni, ed in particolare i piedi e le caviglie, le ginocchia e la schiena.

Ed è in questo contesto, che l’ortopedico può anzi, DEVE venire in soccorso del runner, soprattutto per quanto concerne la prevenzione degli infortuni.

Sulla patologia del runner, potremmo scrivere una intera enciclopedia…

Oggi vorrei puntare l’attenzione sulla patologia degenerativa articolare degli arti inferiori, in particolare del ginocchio, essendo probabilmente una delle problematiche più frequenti nel runner.

Innanzitutto, voglio precisare che tutto ciò che scriverò si basa essenzialmente sulla mia esperienza, prima da sportivo di buon livello e poi da medico appassionato di sport (tutti, nessuno escluso…); per certi aspetti, si può dire che la medicina oggi “non sia una scienza, ma un’opinione”; è esperienza comune che uno stesso caso possa essere valutato da più medici in maniera completamente diversa, in base all’esperienza specifica, agli studi, all’attitudine (interventista/non-interventista), alla sensibilità del medico di capire fino in fondo le reali necessità/capacità/possibilità del paziente.

Partiamo dunque da un concetto facile facile, ma molto spesso sottovalutato: la cartilagine articolare non ricresce, e non può essere ricreata.

Nell’ultimo decennio, sono state proposte molte tecniche (anche chirurgiche) per riparare i danni cartilaginei, ma nulla è riuscito a ricreare ilvero tessuto cartilagineo, con le sue caratteristiche anatomiche e biomeccaniche; anche l’uso (secondo me oggi spropositato) delle moderne tecniche rigenerative con le famose cellule staminali, PRP, fattori di crescita (chiamateli come vi pare e piace) non è in grado di ripristinare il verotessuto cartilagineo. Sfido chiunque a dire il contrario!

Quindi, allo stato attuale delle cose, tutto ciò che possiamo fare è lavorare sulla PREVENZIONE, per mantenere il panno condrale integro e funzionante il più a lungo possibile.

Come posso prevenire le patologie da sovraccarico?

- Gestendo bene gli allenamenti (con una tabella –meglio se preparata da un professionista del settore- che indichi la cadenza settimanale, la durata e l’intensità degli allenamenti, e soprattutto come gestire il recupero)

- Indossando scarpe idonee (non conta solo la leggerezza, ma anche la robustezza, la suola, la tenuta a terra, ecc)

- Indossando abbigliamento idoneo (in base all’età, al clima, ecc.)

- Controllando l’alimentazione (è vero che molti corrono per dimagrire, ma se poi non reintegriamo la giusta quota di energia, il corpo si esaurisce e si rischiano guai seri)

- Controllando l’idratazione (bere non solo quando il corpo lo richiede)

- Facendo valutare da un professionista della salute (ortopedico, fisiatra, medico dello sport, fisioterapista) le proprie caratteristiche antropometriche, al fine di verificare la presenza di eventuali fattori di rischio e trovare le relative contromisure

- Facendo ricorso a condro-protettori, come l’acido ialuronico.

Su ciascuno di questi punti, potremmo aprire una lunga discussione…

In questa occasione affronteremo il discorso sull’acido ialuronico.

Prima di tutto, è bene specificare che l’acido ialuronico non è stato inventato dal medico, ma dal corpo umano!

Ogni articolazione produce, a livello della membrana sinoviale (la sua “tappezzeria interna”) un liquido solitamente “filante”, gelatinoso, che ha un duplice scopo:

1. Attraverso il suo essere “gelatinoso”, crea uno strato superficiale che permette lo scorrimento delle articolazioni con minor attrito

2. Penetrando in parte all’interno della membrava sinoviale, la stimola alla produzione di altro acido ialuronico

Semplificando, possiamo dire che l’acido ialuronico ha un effetto immediato tipo “olio lubrificante in un meccanismo un po’ arrugginito” e un effetto più a medio-lungo termine tipo “impregnate per il legno” (l’impregnante protegge il legno e lo fa durare di più, ma non fa chiudere le crepe o rigenerare il legno stesso)

Potete immaginare la molecola di acido ialuronico come un millepiedi, che accumula molecole di acqua ad ogni piedino; immaginate inoltre che un millepiedi più piccolo riesce a penetrare in parte attraverso la membrana sinoviale (e quindi stimolarla), mentre un millepiedi più grande ha un effetto maggiore come “ammortizzatore”.

In definitiva:

- Più grande è la molecola (acido ialuronico AD ALTO PESO MOLECOLARE), maggiore è la quantità di acqua che può legare a sé, e maggiore sarà l’efficacia nel lubrificare l’articolazione; sarà però minore la capacità di stimolare la membrana sinoviale.

- Più piccola è la molecola (acido ialuronico A BASSO PESO MOLECOLARE), maggiore è la capacità di stimolare la membrana sinoviale a produrre nuovo acido ialuronico, ma ovviamente avrà un minor effetto lubrificante diretto

Fino a poco tempo fa, si trovavano in commercio tre tipi di acido ialuronico:

- A basso medio molecolare

- A medio-alto peso molecolare

- Ad alto peso molecolare (cross-linkati)

Personalmente, preferisco utilizzare prevalentemente un acido ialuronico a medio-alto peso molecolare, che mi permette di dare al paziente un buon effetto immediato, ma anche un valido effetto nel medio-lungo termine; utilizzo invece l’alto peso molecolare nei casi in cui io abbia bisogno di ottenere un effetto rapido ed efficace, anche se di durata non eccessiva.

L’acido ialuronico è stato studiato e commercializzato inizialmente per le articolazioni artrosiche dell’anziano, ma è stato presto “trasportato” nella cura della condropatia dello sportivo (più o meno giovane); nel corso degli anni, la ricerca è virata verso un prodotto più indicato per le altre esigenze dello sportivo, ed ha portato alla commercializzazione di un acido ialuronico definito “di 4° generazione”, lo Hyadd 4

Potete immaginare la molecola di Hyadd 4 come un insieme di tantissimi millepiedi che sono uniti tra loro a formare una “rete”; in questa maniera sono stati raggiunti due obiettivi:

- Le piccole molecole di acido ialuronico penetrano nella membrana sinoviale, stimolandola e garantendo una efficacia duratura

- La “rete” inoltre si adatta alle irregolarità della parete articolare molto meglio del “grosso millepiedi”, e grazie alla sua “deformabilità” sopporta molto meglio le forze di trazione e compressione

E’ chiaro quindi che il ginocchio del runner, sottoposto a uno stress di alto grado e legato ad un movimento ripetitivo, può trovare un grande giovamento dalla terapia con acido ialuronico di 4° generazione.

Nel caso in cui il ginocchio abbia un vizio di asse (ginocchio varo, arcuato all’esterno, o ginocchio valgo, “a X”), e/o sia andato incontro ad un intervento di asportazione parziale o totale di uno o entrambi i menischi, allora l’utilizzo dell’acido ialuronico come sostegno alla cartilagine articolare è ancora più indicato.

Ovviamente, in questi ultimi casi la prevenzione con l’acido ialuronico deve essere complementare al sostegno biomeccanico della porzione articolare più compromessa, ad esempio attraverso l’uso di plantari correttivi (o scarpe con soletta correttiva).

Ma di questo parleremo eventualmente in un’altra occasione.

Buona corsa a tutti!

Dr Marco Patacchini,

Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Chirurgia Artroscopica e Traumatologia dello Sport.

Trova il centro più vicino a te dove specialisti dello sport e/o medici effettuano terapia infiltrativa.

Io , Manlio Grimaldi , in qualità di medico generico convenzionato con il S.S.N. ed in qualità di Specialista in Ortopedia e Traumatologia, ho il piacere di comunicare che sono stato inserito nel progetto ” Don’t Stop Moving” , quindi sarà possibile entrando nel sito www.ialuronico.info e successivamente nella sezione Acido ialuronico. sport trovare i riferimenti del mio studio ortopedico in Catania.

Condivido con tutti Voi questo ulteriore traguardo professionale

Catania, 19 giugno 2015

Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte  articolo www.ialuronico.info e fonte foto Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine )