esistono diversi tipi di acido ialuronico con diverse attività, iniziamo dalle diverse azioni che l’acido ialuronico svolge:
Come è normale aspettarsi l’attività dei vari tipi di acidi ialuronici è diversa a seconda della loro struttura:
L’utilità della terapia infiltrativa a base di acido ialuronico nel Runner
Correre… Chissà quando l’uomo ha imparato a correre…
Probabilmente l’uomo preistorico correva alla ricerca del cibo, o correva per non diventare cibo lui stesso.
Ai tempi degli antichi greci la corsa era praticata dai “messaggeri” (una sorta di “postino” ancestrale), ed è diventata uno sport a tutti gli effetti nel contesto dei Giochi di Olimpia (precursori delle moderne Olimpiadi): la gara (“Stadion”) consisteva essenzialmente in uno sprint su un rettilineo di 192.28 metri; iniziava con uno squillo di tromba, c’erano dei giudici ai blocchi di partenza per assicurarsi che non ci fossero false partenze e c’erano anche dei giudici sulla linea di arrivo per stabilire il vincitore ed accertarsi che nessuno avesse barato (se i giudici decidevano per un pari merito, la gara veniva ridisputata). Si correva su sabbia, a piedi nudi, e sia la linea di partenza che quella di arrivo erano contrassegnate da soglie di pietra. Organizzazione incredibile, per quell’epoca!
Nel mondo in cui viviamo oggi, si corre molto meno, almeno per il senso etimologico del termine; il verbo “correre” è usato prevalentemente in contesti allargati che definiscono i ritmi accelerati e frenetici della vita moderna, del pensiero contemporaneo; il progressivo aumento delle persone obese e delle patologie correlate alla sedentarietà ne è una controprova evidente.
Devo ammettere, però, che negli ultimi anni ho notato un certo ritorno di fiamma per la corsa; forse proprio come necessità di scaricare le tensioni accumulate durante la giornata, oppure per spezzare i monotoni ritmi quotidiani, o semplicemente perché l’impietosa “prova costume” non lascia scampo ad altre soluzioni… Sono anche convinto che anche la crisi economica sia stata una bella spinta per la corsa. Per correre, infatti, bastano un paio di pantaloncini, una maglietta e un paio di scarpe; non si paga un istruttore o un abbonamento; inoltre, si può correre quando e dove si vuole, e generalmente si corre all’aria aperta (smog permettendo…).
Ed è così che molti “neo-runners” hanno abbracciato questa disciplina, magari a 40 anni o più, e senza aver mai praticato precedentemente una minima attività sportiva; e nell’arco di pochi mesi, molti, moltissimi “neo-runners” si sono affiancati ai “paleo-runners” nei parchi, nelle strade, nei vicoli cittadini, nei sentieri di montagna; addirittura c’è chi conquista cime di 4000 metri correndo! L’interesse mediatico su questa popolazione di corridori ha spinto molte aziende ad investire in questo nuovo, crescente mercato, e molti “uomini (e donne) di buona volontà” hanno iniziato ad organizzare corse di breve, medio, lungo e lunghissimo tratto, in piano, in collina, in montagna, fino ad arrivare agli “Ultra-Trails, come il valdostanoTor Des Geants, in cui le capacità del corpo umano sono spinte all’estremo.
Come dicevo prima, oggi moltissime persone iniziano a correre con continuità e passione intorno ai 35-40 anni; tornando all’antica Grecia, la vita media in quell’epoca era di 41 anni per gli uomini e 36 per le donne (il parto era più micidiale delle guerre); c’è da aspettarsi che pochi “atleti” di quell’epoca soffrissero di patologie articolari!
Con l’aumentare del numero e dell’età dei runners, sono dunque cresciute anche tutte quelle problematiche legate ai sovraccarichi articolari imposti al corpo umano durante la corsa
E’ arrivato quindi il momento di tirare fuori un mio personale motto: “LO SPORT FA BENE! agli ortopedici…”.
Bisogna infatti sfatare il mito che vede lo sport come manna dal cielo per combattere ogni malanno! Questo assunto può essere valido solo per chi svolge una attività sportiva moderata, con i giusti tempi di recupero, con la giusta preparazione fisica, con l’adeguata attrezzatura (specifica per ogni sport) e soprattutto VARIANDO SPESSO LA DISCIPLINA PRATICATA; ad esempio, il lunedì faccio una corsetta, il martedì un po’ di nuoto, il mercoledì riposo, il giovedì un giro in bici, il venerdì un po’ di palestra, il sabato in famiglia con moglie e figli (probabilmente la prova più dura da superare..) e la domenica mi concedo un giro in montagna… In questa maniera alleno ogni distretto corporeo, permettendo all’organismo di lavorare e recuperare, limitando al minimo i sovraccarichi.
E’ chiaro, invece, che se vado a correre 5 giorni alla settimana (magari senza un adeguato riscaldamento pre- o stretching post-, o magari dopo aver faticato 8 ore al lavoro, o magari dopo aver traslocato, ecc.), metto sotto stress sempre le solite articolazioni, ed in particolare i piedi e le caviglie, le ginocchia e la schiena.
Ed è in questo contesto, che l’ortopedico può anzi, DEVE venire in soccorso del runner, soprattutto per quanto concerne la prevenzione degli infortuni.
Sulla patologia del runner, potremmo scrivere una intera enciclopedia…
Oggi vorrei puntare l’attenzione sulla patologia degenerativa articolare degli arti inferiori, in particolare del ginocchio, essendo probabilmente una delle problematiche più frequenti nel runner.
Innanzitutto, voglio precisare che tutto ciò che scriverò si basa essenzialmente sulla mia esperienza, prima da sportivo di buon livello e poi da medico appassionato di sport (tutti, nessuno escluso…); per certi aspetti, si può dire che la medicina oggi “non sia una scienza, ma un’opinione”; è esperienza comune che uno stesso caso possa essere valutato da più medici in maniera completamente diversa, in base all’esperienza specifica, agli studi, all’attitudine (interventista/non-interventista), alla sensibilità del medico di capire fino in fondo le reali necessità/capacità/possibilità del paziente.
Partiamo dunque da un concetto facile facile, ma molto spesso sottovalutato: la cartilagine articolare non ricresce, e non può essere ricreata.
Nell’ultimo decennio, sono state proposte molte tecniche (anche chirurgiche) per riparare i danni cartilaginei, ma nulla è riuscito a ricreare ilvero tessuto cartilagineo, con le sue caratteristiche anatomiche e biomeccaniche; anche l’uso (secondo me oggi spropositato) delle moderne tecniche rigenerative con le famose cellule staminali, PRP, fattori di crescita (chiamateli come vi pare e piace) non è in grado di ripristinare il verotessuto cartilagineo. Sfido chiunque a dire il contrario!
Quindi, allo stato attuale delle cose, tutto ciò che possiamo fare è lavorare sulla PREVENZIONE, per mantenere il panno condrale integro e funzionante il più a lungo possibile.
Come posso prevenire le patologie da sovraccarico?
- Gestendo bene gli allenamenti (con una tabella –meglio se preparata da un professionista del settore- che indichi la cadenza settimanale, la durata e l’intensità degli allenamenti, e soprattutto come gestire il recupero)
- Indossando scarpe idonee (non conta solo la leggerezza, ma anche la robustezza, la suola, la tenuta a terra, ecc)
- Indossando abbigliamento idoneo (in base all’età, al clima, ecc.)
- Controllando l’alimentazione (è vero che molti corrono per dimagrire, ma se poi non reintegriamo la giusta quota di energia, il corpo si esaurisce e si rischiano guai seri)
- Controllando l’idratazione (bere non solo quando il corpo lo richiede)
- Facendo valutare da un professionista della salute (ortopedico, fisiatra, medico dello sport, fisioterapista) le proprie caratteristiche antropometriche, al fine di verificare la presenza di eventuali fattori di rischio e trovare le relative contromisure
- Facendo ricorso a condro-protettori, come l’acido ialuronico.
Su ciascuno di questi punti, potremmo aprire una lunga discussione…
In questa occasione affronteremo il discorso sull’acido ialuronico.
Prima di tutto, è bene specificare che l’acido ialuronico non è stato inventato dal medico, ma dal corpo umano!
Ogni articolazione produce, a livello della membrana sinoviale (la sua “tappezzeria interna”) un liquido solitamente “filante”, gelatinoso, che ha un duplice scopo:
1. Attraverso il suo essere “gelatinoso”, crea uno strato superficiale che permette lo scorrimento delle articolazioni con minor attrito
2. Penetrando in parte all’interno della membrava sinoviale, la stimola alla produzione di altro acido ialuronico
Semplificando, possiamo dire che l’acido ialuronico ha un effetto immediato tipo “olio lubrificante in un meccanismo un po’ arrugginito” e un effetto più a medio-lungo termine tipo “impregnate per il legno” (l’impregnante protegge il legno e lo fa durare di più, ma non fa chiudere le crepe o rigenerare il legno stesso)
Potete immaginare la molecola di acido ialuronico come un millepiedi, che accumula molecole di acqua ad ogni piedino; immaginate inoltre che un millepiedi più piccolo riesce a penetrare in parte attraverso la membrana sinoviale (e quindi stimolarla), mentre un millepiedi più grande ha un effetto maggiore come “ammortizzatore”.
In definitiva:
- Più grande è la molecola (acido ialuronico AD ALTO PESO MOLECOLARE), maggiore è la quantità di acqua che può legare a sé, e maggiore sarà l’efficacia nel lubrificare l’articolazione; sarà però minore la capacità di stimolare la membrana sinoviale.
- Più piccola è la molecola (acido ialuronico A BASSO PESO MOLECOLARE), maggiore è la capacità di stimolare la membrana sinoviale a produrre nuovo acido ialuronico, ma ovviamente avrà un minor effetto lubrificante diretto
Fino a poco tempo fa, si trovavano in commercio tre tipi di acido ialuronico:
- A basso medio molecolare
- A medio-alto peso molecolare
- Ad alto peso molecolare (cross-linkati)
Personalmente, preferisco utilizzare prevalentemente un acido ialuronico a medio-alto peso molecolare, che mi permette di dare al paziente un buon effetto immediato, ma anche un valido effetto nel medio-lungo termine; utilizzo invece l’alto peso molecolare nei casi in cui io abbia bisogno di ottenere un effetto rapido ed efficace, anche se di durata non eccessiva.
L’acido ialuronico è stato studiato e commercializzato inizialmente per le articolazioni artrosiche dell’anziano, ma è stato presto “trasportato” nella cura della condropatia dello sportivo (più o meno giovane); nel corso degli anni, la ricerca è virata verso un prodotto più indicato per le altre esigenze dello sportivo, ed ha portato alla commercializzazione di un acido ialuronico definito “di 4° generazione”, lo Hyadd 4
Potete immaginare la molecola di Hyadd 4 come un insieme di tantissimi millepiedi che sono uniti tra loro a formare una “rete”; in questa maniera sono stati raggiunti due obiettivi:
- Le piccole molecole di acido ialuronico penetrano nella membrana sinoviale, stimolandola e garantendo una efficacia duratura
- La “rete” inoltre si adatta alle irregolarità della parete articolare molto meglio del “grosso millepiedi”, e grazie alla sua “deformabilità” sopporta molto meglio le forze di trazione e compressione
E’ chiaro quindi che il ginocchio del runner, sottoposto a uno stress di alto grado e legato ad un movimento ripetitivo, può trovare un grande giovamento dalla terapia con acido ialuronico di 4° generazione.
Nel caso in cui il ginocchio abbia un vizio di asse (ginocchio varo, arcuato all’esterno, o ginocchio valgo, “a X”), e/o sia andato incontro ad un intervento di asportazione parziale o totale di uno o entrambi i menischi, allora l’utilizzo dell’acido ialuronico come sostegno alla cartilagine articolare è ancora più indicato.
Ovviamente, in questi ultimi casi la prevenzione con l’acido ialuronico deve essere complementare al sostegno biomeccanico della porzione articolare più compromessa, ad esempio attraverso l’uso di plantari correttivi (o scarpe con soletta correttiva).
Ma di questo parleremo eventualmente in un’altra occasione.
Buona corsa a tutti!
Dr Marco Patacchini,
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Chirurgia Artroscopica e Traumatologia dello Sport.