Emergenza sbarchi, dal programma “diagnosi in banchina” all’aeroporto sanitario, Catania sempre più al centro del Mediterraneo
Emergenza sbarchi, dal programma “diagnosi in banchina” all’aeroporto sanitario, Catania sempre più al centro del Mediterraneo
di Serena d’Arienzo
Ormai da tempo Catania è al centro del Mediterraneo non solo per l’accoglienza e il controllo sui flussi migratori, quasi divenuti una tendenza fisiologica per la nostra isola, ma soprattutto per la gestione di eventuali emergenze sanitarie che potrebbero sbarcare sulle nostre coste, in special modo se riguardanti malattie diffusive. L’attenzione all’aspetto epidemico del fenomeno migratorio, rappresenta il cuore degli sforzi di una compagine di attori variegata e dall’azione complementare, che vede nella città etnea la sede di elezione non solo per la posizione “calda” sulla costa dell’isola, ingresso al vecchio continente, ma soprattutto per le risorse professionali interne che con straordinaria autodeterminazione e capacità di collaborazione sono state in grado di dare una risposta fattiva a eventi di interesse europeo e globale.
A far fronte a scenari in continuo cambiamento, un ruolo fondamentale è stato svolto dai medici dell’ospedale Garibaldi di Catania, che fin dalla prima ora hanno messo le proprie energie a disposizione, grazie all’elaborazione e alla gestione del programma “Diagnosi in banchina”, un protocollo multidisciplinare di assistenza medica concepito per scongiurare qualunque rischio di contagio di patologie infettive fin dall’approdo dei migranti al porto. A un primo screening medico sulle navi, infatti, fa seguito un controllo in banchina che permette di arginare fin da subito l’eventuale focolaio epidemico, grazie al trasporto e allo stazionamento del paziente in apposite strutture ad alto biocontenimento, che consentono un ottimale isolamento dell’agente infettante. Proprio in virtù di queste sperimentali soluzioni di prevenzione sanitaria, Catania continua a essere sotto i riflettori dell’Organizzazione mondiale della sanità e, di recente, è stata individuata come polo sanitario del Sud Italia e del Mediterraneo per le malattie infettive da parte dell’Osservatorio sulla Comunicazione Digitale dell’ONU.
Solo se si considera questa cornice si può comprendere il reale significato del recente 1° Convegno Euromediterraneo sul biocontenimento, dal titolo “Gestione dell’emergenza Infettivologica”, tenutosi presso l’ospedale Garibaldi. Due giornate di confronto e dialogo che hanno visto riunirsi attorno a un tavolo tecnico la compagine sanitaria e dirigenziale della stessa azienda ospedaliera, la Croce Rossa Italiana, il 118, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare, la Capitaneria di porto e l’Usmaf del Ministero della Salute.
Al centro del dibattito, soprattutto l’importanza del lavoro sinergico tra le parti e la formazione assidua di quanti operano per la tutela della salute pubblica, costituendo un vero e proprio anello sanitario che orbita intorno alle strutture “sensibili” dell’ospedale Garibaldi, del porto e dell’aeroporto di Catania, il quale a breve vedrà l’inaugurazione di un padiglione sanitario gestito dall’Usmaf, divenendo in questo modo l’aeroporto sanitario del meridione, dopo Milano e Roma.
Al di là dell’imponente macchina di intervento attivata al momento degli sbarchi e dei sofisticati dispositivi tecnologici messi al servizio della sanità pubblica, quali l’alto biocontenimento e le metodiche di biologia molecolare per l’isolamento e la diagnosi delle patologie infettive, ciò che realmente colpisce è il ruolo che la Sicilia, e in special modo Catania, continuano ad avere nella gestione dei flussi migratori lungo le proprie coste, trovando una risposta concreta a scenari di carattere internazionale.
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