Le verità nascoste tra i ghiacci

Un gruppo di ricerca siciliano al Polo per studiare lo spostamento dei ghiacciai tramite le onde sonore

di Serena d’Arienzo

Ormai da tempo l’attenzione della comunità scientifica si concentra sullo studio dei mutamenti ambientali in aree geografiche estreme, quale l’Artide e l’Antartide, al fine di comprendere l’evoluzione delle dinamiche geofisiche nonché le conseguenze che queste possono avere sull’intero ecosistema.

Tra i fattori determinanti, vi sono senz’altro gli effetti del riscaldamento globale, di cui lo scioglimento dei ghiacci e le ripercussioni sulle specie animali e vegetali sono solo alcune delle manifestazioni. Ultimo in ordine di arrivo il dato emerso da uno studio della Nasa, che evidenzia un’inversione di rotta del Polo Nord verso le Isole Britanniche, proprio a causa dell’innalzamento delle temperature, causando in questo modo un rallentamento della rotazione della Terra sul suo asse.

Lo studio su scala globale di fenomeni tanto complessi, vede quindi una sede privilegiata in zone estreme come i Poli, trattandosi per gli scienziati di sterminati laboratori a cielo aperto in cui è possibile osservare e monitorare i cambiamenti climatici che stanno interessando l’intero pianeta.

Nonostante le grandi distanze, ormai da tempo la Sicilia è approdata al Polo Nord per l’osservazione e l’analisi degli spostamenti dei ghiacciai ai fini di ricerca. La sezione di Capo Granitola dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, situato in provincia di Trapani e facente capo al Cnr, è protagonista di uno studio di ricerca bio-acustica nell’Artico in collaborazione con il Polar Institute della Norvegia.

Il lavoro targato Sicilia, portato avanti da una dozzina di ricercatori isolani, per la prima volta ha affrontato lo studio dello spostamento dei ghiacciai tramite le onde sonore che si propagano in mare. Si tratta della bio-acustica marina, disciplina nata nei laboratori del Cnr di Mazara del Vallo nel 2004 e che, ancora oggi, vanta l’unico gruppo di ricerca della materia a livello nazionale.

L’equipe scientifica, coordinata dalla ricercatrice Giusy Buscaino, si occupa delle attività nell’ambito dell’Oceanografia interdisciplinare, in particolar modo dell’acustica marina applicata, dell’Ecologia e della Bioacustica dei cetacei. Si tratta di uno studio di ricerca nato parlando delle attività del Cnr ai colleghi scandinavi durante una missione esplorativa nell’Artico, sugellando fin da subito una fruttuosa collaborazione con l’Università di Oslo.

Il progetto, interamente finanziato dal governo norvegese, ha trovato la sua sede operativa nella stazione di ricerca artica del Cnr “Dirigibile Italia”, situato nell’arcipelago delle Svalbard, nella parte più settentrionale della Norvegia. Un bel cambio di rotta per i ricercatori siciliani, passati dall’analisi delle condizioni del Mar Mediterraneo e della sua fauna, alle acque del Mar Glaciale Artico. Condizioni climatiche totalmente diverse per le quali hanno dovuto testare strumenti e prepararsi anche fisicamente per affrontare le rigide temperature e l’eventuale pericolo degli orsi.

A quelle latitudini, il gruppo Iamc-Cnr svolge da qualche tempo un’attività di monitoraggio acustico nel fiordo grazie al posizionamento nel fondale, alla profondità di 80 metri, di tre registratori acustici marini autonomi. Tali dispositivi permettono la raccolta di segnali acustici in una banda di frequenza utile al rilevamento e analisi di sorgenti di origine biotica (mammiferi marini, pesci e crostacei) e abiotica (ad esempio lo scioglimento dei ghiacci, la caduta di masse di ghiaccio) nell’arco dell’anno.  I risultati sono funzionali per lo studio non soltanto degli spostamenti dei ghiacciai, ma anche per documentare la presenza di organismi marini ed eventuali fonti di inquinamento.

Un’attività di monitoraggio che ha avuto inizio nel Canale di Sicilia e che ancora oggi continua. Grazie alla presenza di strumenti di rilevazione a Lampedusa, Pantelleria e Torretta Granitola, è stata provata negli ultimi anni l’alterazione delle rotte dei tonni causata dall’inquinamento acustico dei mezzi marittimi. Nonostante sia ancora in fase di studio se il rumore sia realmente in grado di provocare conseguenze genetiche e comportamentali sui pesci, tuttavia, nel caso delle balene, è stata accertata la difficoltà del propagarsi dei suoni di richiamo per l’accoppiamento anche a diverse miglia.

Le conclusioni dello studio in loco sul paesaggio acustico marino del Kongsfjorden da parte dei ricercatori siciliani verranno acquisite dal governo norvegese per una migliore conoscenza del proprio territorio. Ma la reale conquista del progetto consiste, oltre a una migliore comprensione dello sterminato ecosistema marino dell’Artico, ancora tutto da scoprire, anche nella rilevazione degli spostamenti delle masse di ghiaccio, utile per verificare l’effettivo impatto dell’uomo sull’ambiente.