“Brains2South”, quando la ricerca sceglie il Sud

La “Fondazione con il Sud” promuove 11 progetti per la ricerca nel Meridione

di Serena d’Arienzo

Un cambio di rotta verso il Sud, finalmente. Grazie al progetto “Brains2South”, giovani ricercatori da tutto il mondo faranno del Meridione d’Italia il laboratorio in cui sperimentare i loro studi scientifici.

L’iniziativa promossa dalla “Fondazione con il Sud”, giunta ormai alla sua quarta edizione, ha l’obiettivo di incentivare la permanenza di giovani eccellenze nei centri di ricerca e nelle Università della Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, nell’intento non solo di fare rete con il resto del mondo, ma anche di stimolare e di apportare risorse economiche e umane in terre che da troppo tempo conoscono il triste fenomeno della “fuga dei cervelli”.

“Brains2South”, cervelli al Sud appunto, punta a invertire la tendenza promuovendo la ricerca scientifica nel settore delle nanotecnologie, ingegneria, ambiente, agroalimentare e medicina. La “Fondazione con il Sud”, infatti, ha selezionato 11 progetti di ricerca applicata proposti da  giovani ricercatori provenienti da 8 università straniere e da 3 nazionali, i quali riceveranno  un finanziamento privato a fondo perduto di circa 3, 36 milioni di euro, ovvero 306 mila euro a progetto, per studi di calibro internazionale da realizzarsi nelle università e nei centri di ricerca di Napoli, Salerno, Lecce, Cosenza, Catanzaro, Trapani e Catania.

Una vera e propria sfida per questi 11 ricercatori che, fino a questo momento, hanno lavorato all’estero o in Italia ma non nelle regioni meridionali, in cui finalmente, grazie a questo progetto, andranno ad operare. La novità di questa edizione è la presa in carico della ricerca sotto la diretta responsabilità da parte del ricercatore promotore, senza alcun tipo di supervisione, con relativa scelta dell’istituzione in cui dovrà concretizzarsi lo studio. Non solo un’ottima opportunità di visibilità per i creatori del progetto, ma anche per il centro ospitante che beneficerà degli ultimi ritrovati scientifici provenienti da ogni parte del mondo.

Le cifre stanziate dalla Fondazione saranno destinate alla copertura di tutta l’operazione, dalla prestazione di ricerca, ai costi degli operatori di supporto e della strumentazione necessaria.

Tali progettualità, tuttavia, rappresentano una goccia nell’oceano rispetto ai dati a cui siamo abituati. Secondo il National Bureau of Economic Research, solo il 3% dei ricercatori stranieri sceglie il nostro Paese, una percentuale esigua se si guarda alla tendenza inversa: il 16% dei nostri cervelli migra al di fuori dei confini nazionali.

Secondo recenti indagini e stime del Cnr, sarebbero 3mila i ricercatori italiani che ogni hanno farebbero le valigie. Tra i Paesi Europei industrializzati, il nostro esporta più ricercatori di quanti riesca ad importarne da altre nazioni, con un saldo catastroficamente negativo: -13,2%.

Non resta che sperare in un cambiamento di sistema concreto concepito sulla lunga distanza, riuscendo a valorizzare anche in Italia quelle risorse tanto apprezzate e riconosciute in tutto il mondo.