Il Catania perde di misura a Lecce ed esce fuori dalla griglia dei Play off.
Dopo il terremoto post Melfi, con Mario Petrone che definendo nelle sue dichiarazioni il Catania «malato» ha preferito dare le dimissioni, la squadra etnea era chiamata a dimostrare orgoglio nel difficile confronto esterno contro il Lecce. Squadra affidata al tecnico della Berretti Giovanni Pulvirenti.
Non stiamo a discutere le non condivise dichiarazioni di Petrone. In ogni caso, se il Catania è davvero malato lui ha dimostrato di non essere un buon medico, poiché il buon medico ha il dovere professionale di cercare di guarire il malato anziché fuggire.
La verità è che Petrone, dopo la figuraccia rimediata contro il fanalino di coda Melfi, dalla difesa stile “banda del buco” e reduce da undici sconfitte consecutive, sconfitta che ha peggiorato la brutta prestazione casalinga contro il Taranto, non si è sentito di rischiare altre brutte figure. Petrone con le dimissioni (in verità gradite dalla maggior parte della tifoseria) ha dimostrato di essere l’allenatore meno adatto per guidare il Catania. Insomma Petrone non passerà alla storia del club etneo, se non come l’allenatore in grado di non far segnare la squadra in due gare casalinghe consecutive e di perdere due a zero in casa contro una squadra derelitta.
Catania, dunque, chiamato al riscatto, almeno dal punto di vista dell’impegno e dello spirito di sacrificio e alla ricerca di un risultato positivo per non uscire fuori dalla griglia dei Play off. Alla fine dal punto di vista dell’impegno il riscatto c’è stato dal punto di vista del risultato no per il semplice motivo che l’organico del Catania è meno forte di quanto è stato accreditato.
Per la gara contro il Lecce il neo tecnico Pulvirenti ha presentato una formazione rivoluzionata, non tanto negli uomini quanto nella disposizione tattica. Il Catania si è schierato con Pisseri in porta, Marchese, Gil e Bergamelli centrali, Djordjevic e Parisi sulle fasce, ma sulla stessa linea di Biagianti, Bucolo e Di Grazia, Mazzarani (rientrante dal primo minuto come Di Grazia) un po’ più avanzato a sostegno dell’unica punta Pozzebon.
Dopo un avvio un po’ timoroso il Catania si accorge che il Lecce è meno temibile di quel che si potesse pensare. Dopo venti minuti nessuna occasione da rete né dall’una, né dall’altra parte, i rossazzurri provano a farsi avanti e lo fanno con una certa pericolosità. La prima grande occasione da rete arriva al 27’ma Marchese riesce a liberare in prossimità del dischetto del rigore.
Al 30’ Cosenza avanza e scaglia una botta tremenda che si sarebbe insaccata all’incrocio dei pali se il Catania non avesse avuto in porta il miglior portiere dell’intera Lega Pro: Pisseri vola e devia in calcio d’angolo. Il Catania non sta a guardare e al 38’ un tiro da fuori area di Pozzebon si perde di poco alto e mette i brividi al Lecce. Il Catania per alcuni minuti prende il controllo della gara e dà l’impressione di chiudere la parte finale del primo tempo esercitando un lungo possesso palla, ma ci sono due importanti interruzioni: al 44’ quando Pisseri si supera ancora una volta per deviare un’altra grande botta dalla distanza e all’ultimo secondo del minuto di recupero quando Di Grazia si fa scappare un avversario e Bucolo è costretto a un fallo d’ammonizione per fermarlo. La punizione è indirizzata all’incrocio dei pali, ma in porta c’è Matteo Pisseri che vola e respinge in angolo.
Nella ripresa le due squadre si presentano con gli stessi schieramenti di partenza del primo tempo. Al 50’ pasticcio colossale fra Bucolo, Biagianti e Di Grazia con il pallone che proviene a Costa Ferreira, il calciatore salentino, dal limite dell’aerea, tira una sassata che non dà scampo a Pisseri.
Il Catania per alcuni minuti resta muto, in tutti i sensi.
Al 65’ il Lecce manda in campo Lepore al posto di Doumbia. Al 67’ Pisseri compie ancora un intervento prodigioso respingendo un altro tiro da fuori aerea.
Al 70’ un calcio di punizione dal limite di Mazzarani viene deviato dalla barriera e per un soffio non s’insacca. Un minuto dopo una gran botta di fuori di Pozzebon mette in crisi Perucchini che si salva a stento. Nel Lecce esce Caturano, nullo per l’intero incontro e al suo posto entra Marconi.
Il Catania stenta a costruire azioni da rete e il Lecce controlla.
Al 76’ Pulvirenti manda in campo Scoppa e Tavares al posto di Di Grazia e Djordjevic nel tentativo di rendere la squadra più pericolosa. Subito dopo esce Bucolo ed entra Fornito. Nel Catania nello spazio di un minuto sono ammoniti Scoppa e Gil.
All’82’ il Lecce si divora il raddoppio con Marconi che a un metro dalla porta tira incredibilmente alto. Il Catania ci tenta ma il suo potenziale offensivo è davvero carente e il Lecce non corre pericoli. Nel finale l’arbitro non concede un evidente calcio d’angolo al Catania, Mazzarani protesta, era diffidato e salterà la gara di Pagani.
Vincono i salentini padroni di casa pur disputando una gara mediocre e tirando in porta solo da fuori aerea.
Il Catania deve andare avanti miseri 4 punti nelle ultime 4 partite non li avrebbe pronosticati nemmeno il più pessimista dei tifosi. Eppure la realtà è questa.
Entrare nei play off è ancora possibile a patto che ritorni la legge del Massimino, quella legge quasi sempre rispettata nella gestione Rigoli e oltraggiata fino all’inverosimile da Petrone. L’allenatore dimissionario ha dimostrato di non essere amico del Catania, tanto da far valere il detto: «A nemico che fugge ponti d’oro».
Questo articolo è stato pubblicato sul giornale on line su www.sportenjoyproject.com
Catania, 12 marzo 2017
TINO LA VECCHIA per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto google immagini leccecronaca.it )
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