Palermo, aperta la “Casa Mediterranea delle donne”

La lotta alla violenza di genere passa attraverso la cultura e l’educazione

di Serena d’Arienzo

Che abbia aperto a Palermo la “Casa Mediterranea delle donne” è una di quelle cose che lascia a metà tra l’incuriosito e l’insofferente. Una biblioteca interamente dedicata alle donne, l’archivio storico dell’UDI, Unione Donne in Italia sezione di Palermo, totalmente a disposizione del gentil sesso, nonché un Centro per l’ascolto delle donne maltrattate.

Maltrattate, appunto. Da un lato cultura ed emancipazione, dall’altro ancora sopruso e discriminazione.

Un progetto nato da un lunghissimo percorso di lavoro e collaborazione da parte di una variegata compagine femminile, tra cui figurano donne appartenenti ad associazioni e donne impegnate sulla questione della violenza di genere, tutte attive sotto il vessillo dell’UDI di Palermo con il Coordinamento antiviolenza 21 luglio.

La “Casa Mediterranea delle donne” ha trovato la propria sede ufficiale in alcuni locali del Comune di Palermo, concessi in affitto all’UDI, con il preciso intento di svolgere attività di stampo storico, educativo, sociale e legale. A disposizione del pubblico, infatti, vi sono cinque avvocatesse, tre civiliste e due penaliste, pronte ad offrire la propria consulenza sul campo, oltre alle addette dell’associazione “Le Onde”, impegnate nella lotta contro la violenza sulle donne e sui minori, e che da anni condividono la sede con l’UDI, in attesa di averne una di propria pertinenza.

Ma l’attivismo fine a se stesso non serve poi molto se non affiancato dalla cultura e dall’educazione.  All’interno della “Casa”, la biblioteca vanta ben seimila volumi cartacei, tremila dei quali sono consultabili anche in rete, nonché numerosissime riviste incentrate sul femminismo italiano, da quelle storiche alle più recenti, tra cui anche “Mezzocielo”, vero e proprio punto di riferimento per le donne di Palermo nel passato e non solo. L’archivio, invece, raccoglie i materiali dell’UDI, la più antica delle associazioni palermitane, fondata nel 1945.

Ma tra le attività educative di maggiore rilievo, vi sono senz’altro quelle tenute dal gruppo d’insegnanti di pedagogia della differenza, per un’efficace lotta a lungo termine dei fenomeni di violenza femminile, i cui valori dovrebbero essere trasmessi fin dalla prima istituzione comunitaria, ovvero la famiglia.

A tal proposito, ritornano in mente le parole di Mariapia Garavaglia, presidente IDI, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2016: “Come è potuto accadere che le mamme non abbiano insegnato ai figli maschi, ai generi, di rispettare le sorelle, le mogli, le nuore? I peggiori delitti si sono consumati contro le persone che dovrebbero essere le più amate. Psicologi, sociologi, individueranno molte cause, ma soprattutto, manca la cultura del rispetto nelle relazioni interpersonali. La prevenzione vera passa attraverso la cultura che non dà valore solo agli oggetti, al mercato, alla proprietà. Al contempo la cultura del dono, che purtroppo sta mancando nella nostra società – dedita al successo e al potere – impoverisce ogni gesto di solidarietà e affettività. La sfida è enorme, ma non deve essere di lunga lena. Agire ora perché è già troppo tardi”.

Iniziative come l’allestimento della “Casa Mediterranea delle donne”, rappresentano la faccia pubblica e riconoscibile di quanto dovrebbe avvenire nella raccolta ma autorevole dimensione familiare, nella comprensione reciproca della coppia, ma che, senza un autentico accoglimento da parte dell’universo maschile, rischia di essere ridondante, avvilente e vacua “fenomenologia” della violenza sulle donne.