Messina, il 17 giugno s’inaura il MuMe Il Museo interdisciplinare regionale di Messina apre le porte con la sua storia millenaria
Messina, il 17 giugno s’inaura il MuMe
Il Museo interdisciplinare regionale di Messina apre le porte con la sua storia millenaria
di Serena d’Arienzo
Finalmente è arrivato il grande giorno. Il MuMe, Museo interdisciplinare regionale di Messina, è come una bella donna: si fa aspettare. É dal 1908, infatti, e dal famigerato terremoto che distrusse la cittadina affacciata sul “continente”, che i messinesi restano in attesa di un’area museale a tutela del patrimonio artistico e culturale del luogo.
Iniziato nel 1984 e ultimato nel 1995, l’impianto strutturale dei locali risultava inadeguato alla tipologia delle collezioni in essere e le risorse economiche insufficienti per la programmazione di una normale attività espositiva.
La svolta è finalmente giunta negli ultimi anni grazie ai fondi dell’Unione Europea e al supporto della Regione Siciliana, permettendo finalmente la consegna della struttura alla comunità isolana e non solo, che avverrà in via ufficiale il prossimo 17 giugno.
Il MuMe, peraltro, non è semplicemente un museo. Infatti, s’inserisce nella più ampia cornice di un Parco museale situato nell’area dell’ex monastero di S. Salvatore dei Greci, il quale, con i suoi 17 mila metri quadrati, è senz’altro tra i più grandi del Meridione per superfici attive.
Ma cosa si dovranno aspettare i visitatori del nuovo Museo interdisciplinare di Messina?
Prima di tutto, una completa rassegna del patrimonio culturale esistente, metà del quale, fino ad oggi, giaceva nei depositi del museo, comportando di conseguenza, una riformulazione dei percorsi espositivi e un adattamento tecnologico dei nuovi locali del museo.
Coloro che avranno voglia di affrontare un viaggio tra le meraviglie del passato, potranno godere l’evoluzione di una storia millenaria dal III secolo a.C. fino alle soglie del XX. Con l’inaugurazione del Museo, infatti, sarà finalmente fruibile al pubblico l’intero percorso medievale, a partire dall’età arabo-normanna e attraverso i secoli successivi, fino a qualche anno prima del catastrofico sisma, con un’opera risalente al 1904.
Tuttavia, le presenze artistiche di maggiore rilievo continuano ad essere senza dubbio i dipinti di Antonello da Messina (XV sec.) e quelli di Michelangelo Merisi noto come il Caravaggio (XVII sec.), nel suo periodo di permanenza in Sicilia.
Tra le opere del maestro della scuola rinascimentale siciliana, vi sono il “Polittico di San Gregorio”, nonché la tavoletta bifronte acquistata a Londra da Christie’s nel 2006 con un “Ecce Homo” e una “Madonna con Bambino e francescano”, nei giorni scorsi esposta a Taormina in occasione del G7.
Tra i capolavori caravaggeschi figurano i rinomati soggetti della “Resurrezione di Lazzaro” e della “Adorazione dei Pastori”.
Fino ad oggi era stato possibile ammirare tali dipinti e una parte della collezione nella Filanda Mellinghoff, opificio ottocentesco risparmiato dal sisma del 1908 e sede storica del museo messinese, nonché cornice per esposizioni artistico-culturali temporanee che si sono avvicendate negli ultimi anni.
Alla fine, l’inaugurazione è giunta al grande pubblico. Un’attesa che, probabilmente, si prolungata un po’ troppo, ma che lascia sperare in una migliore valorizzazione dello straordinario patrimonio artistico e culturale isolano, spesso in balìa di un imperdonabile lassismo.
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