Sicilia, ecco la programmazione della pesca

35 progetti sulla trasformazione, 21 progetti sull’innovazione, in arrivo investimenti sull’acquacoltura

di Serena d’Arienzo

Risale a un anno fa la programmazione 2014/2020 per le attività della pesca in Sicilia grazie alle risorse stanziate dal Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la Pesca, il quale ha finanziato progetti di ricerca, attrezzature e impianti di piccole dimensioni al fine di favorire strategie innovative sulla tutela e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi acquatici, la competitività, la redditività della pesca artigianale e l’efficienza energetica. I beneficiari sono organismi scientifici o tecnici, amministrazioni pubbliche, pescatori, proprietari di imbarcazioni e associazioni di settore.

Tra gli obiettivi della pianificazione, vi erano il consolidamento e una maggiore efficienza dei cosiddetti Flag, Fisheries Local Action Groups, ovvero quelle nuove aggregazioni a carattere territoriale che riuniscono in partenariati enti locali, associazioni e addetti del settore ittico con l’intento di proporre strategie di sviluppo integrato e sostenibile nelle aree costiere e marine.

Un progetto il cui nobile scopo è comprensibile se si guarda alla natura insulare della Sicilia, storicamente legata alle risorse del pescato. Non a caso, tra le finalità di tale programmazione vi erano inoltre una maggiore tracciabilità e valorizzazione del commercio isolano del pesce e un’implementazione della manutenzione dei porti siciliani.

A distanza di un anno sono stati finanziati 35 progetti sulla trasformazione, 21 progetti di ricerca sull’innovazione, mentre nelle prossime settimane verranno finanziati gli investimenti sull’acquacoltura.

La Sicilia è stata la prima regione italiana a mettere a frutto i finanziamenti europei, mettendo a bando circa 65 milioni di euro di risorse comunitarie, ovvero più della metà dei 120 milioni di euro di fondi Feamp disponibili nella programmazione 2014/2020.

Che i fondi europei rappresentino un incentivo alle politiche di sviluppo è ormai un dato assodato, ma la valorizzazione e il rispetto del patrimonio autoctono, sia ambientale che culturale, è una voce che negli ultimi tempi si sta levando con consapevolezza e orgoglio. Un richiamo che è giunto anche dall’assessorato regionale all’Agricoltura, facendo appello alle risorse storiche siciliane e alla naturale inclinazione del territorio isolano in cui pesca, turismo, cultura e identità locale devono operare secondo logiche economiche comuni e convergenti.

Non a caso in questa nuova programmazione, rispetto alla precedente, sono stati inseriti criteri innovativi per la distribuzione delle risorse dei Flag, con parametri relativi alla popolazione residente nell’area interessata, ai chilometri di costa e al numero di imbarcazioni della piccola pesca costiera. Sarà inoltre previsto il passaggio da 11 aggregazioni territoriali a 8.

Tra i punti tenuti in considerazione dal Fondo europeo, vi sono anche gli interventi infrastrutturali nelle zone portuali, quali opere di manutenzione, ripristino dell’illuminazione e realizzazione di isole ecologiche.

Come già osservato dalla dirigenza del dipartimento regionale Pesca, tale programmazione segna una maggiore attenzione alla realtà della pesca artigianale. Un’inversione di tendenza che lascia dietro di se’ anni di progetti che assecondavano la rottamazione delle barche e la pesca a strascico, ma che oggi punta finalmente a valorizzare la pesca tradizionale, con imbarcazioni al di sotto dei 12 metri e con un’attività di estrazione dei prodotti del mare sostenibile per l’ambiente.

Un progetto, insomma, che ha a cuore non solo i prodotti ittici made in Sicily, ma il patrimonio costiero e il rilancio delle comunità marinare e dell’identità mediterranea.