Il Catania sciupa in casa ciò che costruisce fuori. Non basta il pari in rimonta contro il Cosenza, il Lecce vince a Bisceglie e scappa via
Com’era prevedibile alla lunga il Catania ha finito per pagare dal punto di vista nervoso l’aver giocato la sua gara dopo la vittoria del Lecce e il dover, a sua volta, vincere a tutti i costi. Che nelle alte sfere il Lecce sia favorito rispetto al Catania non è certo un mistero, la prova lampante è data dai numerosi arbitraggi sfavorevoli che per tutto il campionato il Catania ha dovuto subire. Special modo al Massimino l’arbitro di turno, di volta in volta, non ha fatto altro che favorire il gioco ostruzionistico degli avversari, consentendo al portiere ospite di rinviare il pallone con ritardo antisportivo e di praticare un gioco falloso senza comminare eccessive ammonizioni. Non basta, però, appellarsi soltanto alle malefatte degli arbitri (che ci sono state) per giustificare il deludente rendimento casalingo dei rossazzurri.
Il Catania fra le mura amiche ha fatto ben 8 punti in meno del Lecce, 3 punti in meno del Trapani e 2 punti in meno del Matera e la colpa non può essere tutta degli arbitri.
Ancora una volta il Catania edizione casalinga non ha convinto e ha rischiato di perdere la terza partita sulle dodici disputate. Vuol dire che Lucarelli, dopo dodici partite casalinghe ancora non ha capito bene come affrontare certi avversari e quale tattica adottare, visto che anche l’ex rossazzurro Piero Braglia l’ha messo nel sacco vincendo in maniera netta il confronto in panchina e che il Catania ha rischiato di fare la stessa fine che ha fatto appena tre turni casalinghi fa contro la modestissima Casertana.
Stavolta i rossazzurri sono riusciti almeno a salvare il pareggio e, paradossalmente, ciò è avvenuto perché il Cosenza, squadra molto più forte della Casertana, ha giocato a viso aperto, ma fra le due gare ci sono state diverse analogie.
La prima sorpresa è arrivata dalle formazioni con Mazzarani schierato di punta e Ripa in panchina. Non si capisce perché Lucarelli continui a cambiare la formazione senza trovare un assetto definitivo. Il tecnico livornese in ventiquattro partite disputate ha quasi sempre presentato formazioni differenti rispetto al turno precedente e lo ha fatto anche quando non è stato costretto dalle necessità. A furia di sperimentare il Catania in 12 partite disputate al Massimino ha gettato al vento ben 12 dei 36 punti della dotazione casalinga e, arrivati a questo punto, qualcuno comincia a interrogarsi se Lucarelli rappresenti davvero l’allenatore giusto per guidare il Catania negli spareggi per raggiungere la serie B. Diciamo negli spareggi perché a causa del passo falso odierno il Lecce ha portato il suo vantaggio a ben 6 punti e visto che nelle 24 gare disputate ha conquistato ben 55 punti, perdendo solo al Massimino, è difficile che possa perdere il suo vantaggio sul Catania.
Lasciamo stare la ridicola dichiarazione del Direttore Sportivo del Lecce che per beffeggiare il Catania ha dichiarato di temere soltanto il Trapani, l’unica squadra in grado di impensierire i giallorossi pugliesi, lo sanno tutti, è il Catania ma con questo svantaggio sarà molto dura recuperare, soprattutto se il Catania continua a sciupare in casa quanto di buono costruisce in trasferta.
I rossazzurri ci dovranno provare fino alla fine ma nessuno si fa più illusioni.
La gara odierna è stata la conferma che il Lecce, soprattutto come guida tecnica, ha qualcosa in più rispetto al Catania.
La gara contro il temibile Cosenza, che con Braglia in panchina ha ritrovato forza e compattezza ottenendo cinque vittorie e cinque pareggi nelle ultime dieci gare, si è messa subito male per il Catania. I rossazzurri hanno dato subito l’impressione di avere le idee confuse e di non essere tranquilli, così alla prima ripartenza i calabresi si sono portati in vantaggio con Mungo che al 18’ ha approfittato di un passaggio errato di Mazzarani per farsi tutto solo cinquanta metri di campo senza che nessuno lo contrastasse, con Aya fuori posizione in cerca di improbabili avventure (mediocre la prova del difensore), arrivato a dieci metri fuori dall’area di rigore il calciatore ospite ha lasciato partire un rasoterra non irresistibile che ha trovato Pisseri impreparato e si è insaccato alla destra dell’estremo difensore etneo. Il Catania ha accusato il colpo e nel tentativo di portarsi in avanti si è esposto alle ripartenze del Cosenza. Così al 25’ Tedeschi è stato costretto al fallo da ammonizione. Ha calciato la punizione da distanza davvero notevole Palmiero e i più hanno pensato a un tiro velleitario e senza pretese, forse anche lo era, fatto sta che Pisseri, stavolta l’ha combinata davvero grossa e il pallone rasoterra che sembrava facile da parare si è insaccato fra l’incredulità generale. Sotto di due reti, così com’era avvenuto contro la Casertana, il Catania ha accorciato quasi subito dopo (31’) le distanze con Barisic, di gran lunga il migliore dei rossazzurri, bravo a insaccare appena dentro l’area.
Così come avvenuto contro la Casertana il Catania aveva tutto il tempo per rimontare e stravincere, come ha fatto il Napoli contro la Lazio, ma il Catania non è il Napoli e soprattutto il gioco di Lucarelli non è quello di Sarri.
Il primo tempo si è chiuso fra speranze e perplessità.
Nella ripresa il Catania ha costretto i campani a indietreggiare ma di grosse occasioni non ne ha create. Al 53’ Lucarelli ha mandato in campo Ripa (altra prova insufficiente al Massimino) al posto di Fornito e intorno al 66’ il tecnico livornese ha operato una tripla sostituzione mandando in campo Marchese al posto di Porcino che non ha ripetuto la bella prova di Andria, Manneh al posto di Mazzarani e Di Grazia al posto di uno spento e inconcludente Curiale. Sostituzioni tardive e ammissione di colpa di quanto la formazione iniziale sia stata sbagliata. Comunque il Catania ha ripreso vigore e proprio Di Grazia ha costretto Saracco a una difficilissima parata in angolo. Poi al 77’ Lucarelli ha tolto dal campo Barisic, forse stanco, per far posto al giovane bomber Brodic, che avrà sicuramente delle qualità ma che, per adesso, non è stato in grado di dimostrarle quando, poco dopo, si è divorato il pareggio tirando addosso al portiere da due passi.
Con il Cosenza intento a perdere tempo e a far ostruzionismo, davvero antisportivo l’atteggiamento del subentrato Dkereke, autore di alcune squallide sceneggiate da indispettire il pubblico del Massimino, ci ha pensato all’88’ il subentrato Manneh (che evidentemente Lucarelli non vede poiché lo utilizza poco) a togliere le castagne dal fuoco e ad evitare la beffa mettendo in rete da pochi passi dopo un’azione insistita in aera cosentina. A quel punto mancavano due minuti alla fine e nei previsti 7 di recupero (almeno quattro per le nove sostituzioni e tre per i diversi svenimenti e cadute dei calciatori del Cosenza) si sperava nella vittoria. L’arbitro, confermando quanto espresso in apertura di articolo, in maniera assurda, concedeva solo 4 minuti di recupero duranti i quali non accadeva nulla di rilevante.
Finiva con un pareggio, poco utile per le speranze di promozione diretta per il Catania, ma utile per tutelare il secondo posto. In fin dei conti che colpa ne ha il Cosenza se il Catania gli ha regalato due reti?
Il migliore in campo del Catania senz’altro Barisic, sufficienti solo Manneh (per la rete del pareggio), Lodi e Di Grazia. I peggiori, a mio avviso, stranamente Pisseri, (può capitare, nessuno si sogna di discutere il suo valore e le sue dote eccelse), Curiale e… Lucarelli.
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Catania, 11 febbraio 2018
Tino La Vecchia per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto google immagini La Presse )