IL PSG E LA CHAMPIONS, STORIA DI UN FLOP
Sembrava essere l’anno giusto, sembrava essere la volta buona, sembrava essere arrivato il momento che il PSG alzasse al cielo la coppa dalle grandi orecchie, più comunemente nota come Champions League.
E’ stato questo, sin dal primo giorno in cui ha messo piede a Parigi, l’obiettivo primario di Al-Khelaifi e della nuova proprietà qatariota, insiedatasi al PSG dal 2011. Negli anni successivi il club parigino ha vinto più di quanto sia riuscito a fare in tutta la sua storia, attirando all’ombra della Tour Eiffel campioni su campioni, ma i successi sono arrivati solo ed esclusivamente all’interno dei confini nazionali.
Nell’era Ibrahimovic il PSG non è mai riuscito a superare i quarti di Champions, ma nemmeno dopo l’addio dello svedese le cose sono andate meglio. Anzi, nella scorsa stagione la squadra allenata da Emery è incappata in una figuraccia storica, subendo quella che ad oggi può essere definita la rimonta più clamorosa nella storia del calcio.
Vittoriosi per 4-0 nel match d’andata al Parco dei Principi, Cavani e compagni venivano idolatrati per aver dato una lezione al grande Barcellona. Il ritorno al Camp Nou doveva essere una pura e semplice formalità, invece il PSG è riuscito nell’impresa (perché solo così si può definire) di uscire sconfitto per 6-1 e salutare la Champions nella maniera più umiliante e assurda.
In questa stagione era assolutamente necessario fare il salto di qualità e per questo motivo gli sceicchi hanno aperto il portafoglio e sborsato oltre 400 milioni di euro per strappare Neymar al Barcellona e Kylian Mbappé, l’astro nascente del calcio mondiale, al Monaco. Nella griglia di partenza della nuova Champions sono loro i grandi favoriti e le prestazioni offerte nella fase a gironi sembrano confermarlo.
Il PSG conquista 15 punti e fa praticamente percorso netto, se escludiamo l’ininfluente sconfitta contro il Bayern nell’ultima giornata. Realizza 25 reti (il miglior attacco della fase a gruppi) e ne subisce solo 4, rifilando nove goal tra andata e ritorno all’Anderlecht e 12 al Celtic. Una macchina da guerra, quasi perfetta.
Il primo posto dovrebbe consentire un accoppiamento agli ottavi sicuramente più alla portata, invece l’urna di Nyon caccia fuori il Real Madrid campione in carica, arrivato secondo nel proprio girone alle spalle del Tottenham. Probabilmente è l’avversario peggiore da affrontare per qualità ed esperienza, ma questo PSG sembra maturo al pusto giusto per eliminare i blancos.
Nel match d’andata al Bernabeu, i francesi si portano avanti con il goal di Rabiot, ma tra occasioni sprecate e una discutibile interpretazione della gara da parte di Emery vengono rimontati fino al 3-1. Per il match di ritorno serve una prova di forza uguale a quella del PSG di Weah, che nel 1993 in Coppa UEFA riuscì a rimontare il 3-1 subito in Spagna con un 4-1 al Parco dei Principi.
Tuttavia non accade niente di tutto ciò. Senza Neymar infortunato (ne avrà per tre mesi), il PSG non riesce minimamente ad impensierire il Real e subisce anche goal dal solito Ronaldo. L’espulsione di Verratti fa suonare il de profundis per i parigini, che segnano l’illusorio goal del pari con Cavani prima di incassare il definitivo 2-1 da Casemiro. Al triplice fischio il PSG si ritrova nuovamente fuori dalla Champions, questa volta persino agli ottavi.
“Quest’estate abbiamo speso 400 milioni di euro e tutti hanno detto che le cose sarebbero cambiate, ma non siamo riusciti a superare il turno”, il pensiero di Draxler a fine partita. Un pensiero comune che riassume l’ennesimo flop del progetto PSG, fondato più sui soldi che sulla mentalità vincente.
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Catania, 7 marzo 2018
Marco Santi Trombetta per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto google immagini )