S’infrangono contro la traversa i sogni di serie B del Catania, va in finale una squadretta da due soldi. Purtroppo, una formazione attrezzata per vincere il campionato non arriva nemmeno alla finale dei play off
S’infrangono contro la traversa i sogni di serie B del Catania, va in finale una squadretta da due soldi. Purtroppo, una formazione attrezzata per vincere il campionato non arriva nemmeno alla finale dei play off.
Arrivati a questo punto è lecito dire che il Cosenza è a un passo dalla serie B. Dura e difficile da digerire: il Cosenza ha totalizzato 16 punti in meno del Catania e si ritrova in finale. Il Cosenza dopo cinque gare disputate aveva totalizzato due pareggi e tre sconfitte, ha azzeccato l’allenatore giusto, ha affidato la squadra a Piero Braglia e si ritrova in finale, con la promozione a portata di mano (arbitro permettendo) al Catania non resta che piangere e riflettere su ciò che poteva essere e non è stato.
Per tutto l’intero campionato il Catania ha dato sempre l’impressione di essere superiore a tutti gli avversari, di poter spaccare il mondo, invece, non solo non ha vinto il campionato, come poteva tranquillamente fare, non è riuscito nemmeno a centrare la finale.
È vero, la fortuna ha aiutato il Siena, l’ha premiato ben oltre i meriti, ma il Catania se non è in finale ha le sue colpe, ci sono dei motivi ben precisi e questi sono stati da tanto tempo individuati da molti giornalisti e dalla maggior parte dei tifosi.
Purtroppo, i giornalisti capiscono di calcio, eccome e i tifosi non hanno tutti gli occhi bendati. Avrei preferiti che non fosse così, ma l’amara realtà dice che la serata del 10 giugno è diventata una data nera per la storia del calcio catanese e i tifosi etnei la finale di Pescara la seguiranno in modo disinteressato, anche se tutti tiferanno per il Cosenza.
Probabilmente a volare in serie B saranno gli stessi colori, ma non saranno quelli del Catania. La squadra di Lucarelli la finale l’ha compromessa perdendo in maniera assurda a Siena, l’aveva recuperata, l’aveva riacciuffata, ma non ha avuto la forza di stringerla in pugno e, come una saponetta bagnata, è scivolata via.
All’annuncio delle formazioni ufficiali la prima sorpresa: Lucarelli tira fuori dal cilindro Caccavallo e lo fa partire titolare. Ma Lucarelli non è un mago, non lo è stato per tutto il campionato e la sorpresa finisce per danneggiare il Catania. Il tecnico livornese s’affida al 3-5-2, anziché a un più logico 4-3-3 per rimontare lo svantaggio maturato in terra toscana e regala la prima mezz’ora al Siena.
Si parte e gli ospiti sono subito pericolosi con Vassallo che costringe Pisseri a parare in tuffo. Al 3’ Siena ancora pericoloso con un tiro cross di Marotta. Si vede ad occhio nudo che l’esperto numero 10 dei bianconeri è l’unico giocatore ospite in grado di fare la differenza, ma Lucarelli non se ne accorge e Rizzo (altra prova incolore), anziché limitarne il raggio d’azione gli gira al largo.
Il Catania non punge e il Siena, grazie a una robusta dose di fortuna passa in vantaggio: è la mezz’ora quando Marotta è favorito da quattro fortuiti rimpalli e si presenta davanti a Pisseri tirando a colpo sicuro; la risposta del portiere del Catania è superba, ma l’estremo etneo non può nulla sulla ribattuta di Santini.
Passa un minuto e il Catania segna con Curiale, ma il guardalinee ha già alzato la bandierina per fermare l’attaccante per un fuori gioco assai dubbio.
Si cominciano a materializzare i fantasmi del complotto pro-Siena, assai giustificati visto quello che è successo in Siena- Reggiana e visto che al 35’ Maggioni di Lecco sorvola su un fallo di mani in area senese. Al 43’, però, numero di Barisic che si sposta sulla fascia sinistra e pennella un cross per Curiale che di testa insacca per il pareggio. Un minuto dopo la misura è colma: Curiale viene trascinato da un difensore ospite giù in area, il rigore è solare, ma l’arbitro, ignorando le furiose proteste del Catania, fa finta di niente. Un errore simile basterebbe e avanzerebbe per chiedere la radiazione dell’arbitro per manifesta incapacità tecnica, il sospetto della malafede cresce nei ventimila presenti al Massimino. Il primo tempo si chiude con l’arbitro circondato dai calciatori etnei e con le (giustificate) vibranti proteste degli spettatori.
Negli spogliatoi forse qualcuno avrà avvisato l’arbitro che l’ha fatta grossa, che il rigore c’era proprio. Nella ripresa il Siena sembra alle corde e si limita a sparacchiare palloni come una squadraccia di terza categoria.
Dopo sette minuti della ripresa Lucarelli richiama Caccavallo e Barisic e fa entrare Di Grazia e Russotto, ma togliere Barisic, alla fine, è stato un errore. Intanto Maggioni di Lecco sta più attento e al 65’ concede il rigore al Catania perché Rondanini respinge con le mani una girata di Curiale. Dal dischetto Lodi non perdona Pane e il Catania passa in vantaggio e dà l’impressione di avere la qualificazione in pugno.
Al 71’ Mazzarani prende il posto di Biagianti. Al 77’ Iapichino fa un fallaccio su Russotto, viene ammonito, ma lo era già stato prima, pertanto viene espulso.
In superiorità numerica il Catania commette l’errore di non stringere il Siena con forza, di non aggredirlo con cattiveria, i toscani resistono, anzi a due minuti dalla fine Guberti di testa si divora una rete fatta e si va ai tempi supplementari. Altra mezz’ora in superiorità numerica e qualificazione che sembra fatta, ma non sarà così.
All’ultimo minuto del primo tempo supplementare Kalifa Manneh, che aveva preso il posto dell’infortunato Russotto, si trova sui piedi il pallone della finale, ma tira addosso a Pane, in disperata uscita.
Al 6’ del secondo tempo supplementare la difesa del Siena respinge su Di Grazia, Rizzo ha sui piedi la rete della vittoria, ma i suoi non sono proprio piedi di velluto e il pallone scavalca la traversa. A quattro minuti dalla fine Manneh viene atterrato al limite da Rondanini, anch’egli già ammonito, Maggioni di Lecco lo espelle e negli spettatori del Massimino svaniscono tutti i sospetti di malafede (ma in ogni caso desiderare in cuor proprio la qualificazione di una squadra anziché un’altra non può giustificare l’accusa di malafede, anche se il rigore negato alla fine del primo tempo resta).
Mancano appena tre minuti, Lodi si sistema il pallone, è la sua posizione: ora o mai più. Purtroppo, sarà mai più. Con il portiere del Siena immobile come una statua di gesso il pallone colpisce la parte interna della traversa, non oltrepassa la linea fatale e in maniera beffarda torna in campo.
Il Catania insiste, ma l’arbitro non rischia e senza concedere nemmeno un secondo di recupero manda le squadre ai calci di rigore.
Viene rispettata quella maledetta regola che vuole vincente la squadra che tira per prima. Tira Gerli del Siena e segna, tira Lodi e pareggia. Tira il bianconero Damian e spiazza Pisseri, tira Curiale e lo imita spiazzando Pane. Si presenta dal dischetto Bulevardi, ha il corpo sbilanciato, chi segue il calcio da una vita capisce subito che non segnerà, infatti Pisseri s’allunga e fa esplodere di gioia il Massimino. Dura poco. Si presenta dal dischetto Blondett, ma come un centrale come terzo rigorista? Ma l’esperienza del passato non insegna proprio nulla? Blondett tira malissimo e il Siena respira. Tira Sbraga e spiazza Pisseri, tira Di Grazia in modo perfetto e pareggia.
Si presenta dal dischetto Marotta, l’unico calciatore di qualità di una squadra da due soldi, e segna con sicurezza. Sulle spalle di Mazzarani la responsabilità di allungare la serie ad oltranza. Mazzarani angola troppo il tiro e colpisce il palo interno.
Il Siena va in finale con grande demerito, incontrerà il Cosenza, la squadra allenata da Piero Braglia, un ex calciatore del Catania, la squadra che ha gli stessi colori del Catania, che rappresenta il Sud come il Catania, ma Piero Braglia non è l’allenatore del Catania.
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line suwww.sportenjoyproject.com
Catania, 12 giugno 2018
Tino La Vecchia per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Francesco La Rosa per Sport Enjoy Project Magazine )
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