TUTTO SU RAFINHA, UN GIOIELLO DI CRISTALLO
Spesso talento e solidità fisica non vanno di pari passo nel calcio: è il caso di Rafael Alcantara, meglio conosciuto come Rafinha , che a 24 anni non è ancora riuscito a togliersi di dosso l’etichetta di bello ma fragile. Ed è per questo che l’ Inter ha inizialmente avuto paura a scommettere su di lui, proposto direttamente dal Barcellona.
Rafinha è cresciuto in una famiglia dove il calcio è il pane quotidiano. Suo padre infatti è Mazinho, vincitore di una Copa America e di un Mondiale (quello del 1994) con la maglia del Brasile. Suo fratello maggiore è Thiago Alcantara, cresciuto insieme a lui nella Masia del Barcellona prima di trasferirsi al Bayern.
I due si sono affrontati in semifinale di Champions nel 2015 e a vincere è stato Rafinha con il Barcellona, poi campione dopo il successo in finale sulla Juventus. Rispetto a Thiago, che ha scelto la nazionalità spagnola, Rafinha ha seguito le orme del padre ed ha indossato sin dalle giovanili la casacca verdeoro del Brasile, con il quale ha vinto le Olimpiadi nel 2016.
Rafinha può giocare davvero ovunque in mezzo al campo, sfruttando la grande visione di gioco e l’abilità nel palleggio acquisita nella Masia. La duttilità è il suo punto di forza e gli permette di essere impiegato indifferentemente come regista, mezz’ala, trequartista o esterno nel tridente come ha fatto spesso nel Barcellona.
Nel corso della sua stagione in prestito al Celta Vigo, quella in cui ha giocato con maggiore continuità, ha reso al massimo a ridosso delle punte. E’ un giocatore che ama inserirsi tra le linee, sfruttare gli spazi per far goal o fare assist ai compagni. Un autentico jolly da sfruttare in qualunque soluzione offensiva.
Ed eccoci al problema numero uno di Rafinha: la fragilità. Nel 2015 subisce il primo vero grave infortunio al legamento crociato e sta fuori per sei mesi. Al suo rientro fatica a ritrovare la migliore condizione fisica e si ferma spesso per problemi muscolari che gli impediscono di trovare continuità nell’arco di un’intera stagione.
Nella scorso campionato, nonostante qualche stop, sembrava essere riuscito a ritagliarsi un ruolo importante nel Barcellona con 6 reti in 18 presenze, ma ad aprile arriva l’ennesimo crac: Rafinha si infortuna al menisco e rimane fuori per 8 mesi. L’ennesimo calvario, che ancora una volta gli ha tarpato le ali.
I dubbi e i timori dell’Inter, prima di affondare il colpo e trovare l’accordo col Barcellona, erano leciti: in questo momento l’ultima cosa che serve a Spalletti è un giocatore fuori condizione. Rafinha non ha infatti ancora esordito in questa stagione, ma ha ormai completato l’iter di recupero ed è pronto a tornare in campo. Il Barcellona lo ha proposto ai nerazzurri, ma è una scommessa rischiosa.
Ecco perché l’Inter ha pensato di pararsi proponendo un prestito gratuito con diritto di riscatto anziché obbligo. In questo modo il rischio diventerebbe calcolato e potrebbe trasformarsi in un’intuizione vincente: del resto Rafinha, al netto degli infortuni, sarebbe perfetto per il gioco di Spalletti e andrebbe a risolvere l’attuale problema più grande dell’Inter, quello del trequartista.
Marco Trombetta
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