Al Mckay (EW&F): la musica di oggi con le radici nel passato.

Terra, vento e fuoco, sono i tre elementi del segno zodiacale del Sagittario che, se tradotti in inglese, ci riportano alla mente una delle più famose e prolifiche band nell’universo musicale mondiale insieme ai loro brani più famosi. Ma sarebbe l’errore più grave ricordare gli Earth Wind & Fire solo per i più orecchiabili successi come September, Boogie Wonderland o Shining Star, tutti brani da noi ballati nei mitici fine anni ’70 e fissati nell’immaginario collettivo di, almeno, due o forse tre generazioni. Sì, sarebbe un gravissimo errore, perché la band di Chicago, fondata dal polistrumentista Maurice White (insieme al fratello Verdine) agli inizi degli anni ’70, sono stati una fonte inesauribile di creatività sonora che afferiva a uno stile… rock? Soul? Jazz? Funk? Gospel? Disco music? Rhythm’n blues? … un po’ di tutto ciò? O meglio ancora, potremmo forse racchiudere tutto solamente in due semplici parole:  black music!

In ogni caso sonorità tutte avviluppate in preponderanti cori e coretti, bassi elettrici e imperanti ottoni che, in maniera trasversale, hanno attraversato quattro decenni, magari a volte perdendo un poco di smalto (ad esempio dopo il 1983), ma mai venendo meno il supporto di una trascinante “nera” passionalità. Un gruppo sempre numeroso nei suoi componenti che cominciò la sua (vera) fortunata carriera nel 1973 grazie anche all’ingresso nella band del penetrante falsetto dell’allora ventunenne Philip Bailey insieme all’eclettico chitarrista Al Mckay riuscendo, ancor di più, ad arricchire, dosare e miscelare, con il bilancino dell’orefice, quest’ alchimia di stili musicali con il potente effetto di far ballare, non è un luogo comune, i giovani di cinque continenti. Ed ecco che l’occasione di una conferenza stampa, con il più rappresentativo dell’attuale formazione come il mitico Al Mckay, diventa adrenalinico momento e allettate motivo per soddisfare le curiosità di una folla di giornalisti avidi di conoscere particolari del passato, e del presente, della band, direttamente “dal sorriso” di uno dei suoi storici protagonisti. E alla prima domanda di come fosse nato, e di come fosse finito il suo rapporto con i fratelli White, Al ci svela che l’incontro avvenne in un’anonima stanza e appena i fratelli White    sentirono come lui suonava la chitarra, in un modo diverso rispetto ad altri, questo bastò, grazie al loro genio musicale, a capirne la grandezza e da quel momento iniziò una fantastica avventura tra lui e la band. Cercò (sempre Al) di tenere unito il loro suono grazie all’invenzione di particolari rif così accattivanti che permisero ai Dj, testuali parole, “di non cambiare disco”, rif che hanno ricevuto diversi premi internazionali. Una bella collaborazione finita per un prestabilito calcolo “matematico-filosofico”: una band solitamente non dura più di nove anni. Una battuta, forse al posto di una più veritiera ma indiscreta risposta che, naturalmente, è stata accompagnata da una sonora, quanto simpatica, risata generale.    E in un incalzare di domande è stato anche chiesto come mai non abbia spaziato anche sulla produzione di altri artisti come fanno un poco tutti i grandi musicisti.

Forse non ricorda, risponde in maniera semplice e diretta il chitarrista, che ha fatto tanto anche con altri, ma la gente vuol ricordare e ascoltare solo il suono degli Earth Wind & Fire senza dimenticare che gli altri sono più produttori e lui è più musicista, e la gente vuol sentire Al Mckay con le sue canzoni, quelle storiche. Ed esiste anche un problema di produzione, difatti sarebbe difficile vendere “un altro” Mckay e lui ha messo insieme l’attuale band proprio per questo motivo e la conferma del suo corretto ragionamento sono i diversi premi vinti a testimonianza che la sua forza sono solo gli Earth Wind & Fire.

E tra le ultime domande è stato anche chiesto se alcuni stili musicali rappresentano anche un’espressione di un disagio sociale, domanda a cui è seguita una risposta, potremmo dire, tutta “cuore”.

Ringrazio, esordisce Al, il genio di Maurice White per la musica e le parole in una collaborazione unica nel trovare questi ritmi e ciò che ha contraddistinto la nostra musica, ma alla base di tutto c’era è c’è sempre stata la ricerca importate del “Peace & Love” e su questa scia che ciò che è stato fatto e ciò che facciamo deve sempre venire dal cuore, provando continuamente a miglioralo ma rimanendo costantemente nel medesimo solco dell’amore per questo lavoro a per chi ci ascolta e ci segue. Difatti, anche dopo vent’anni dalla ricostituzione del gruppo si produce ancora una musica che cattura ed entra in maniera empatica in relazione con il pubblico, anche perché non bisogna mai mettere limiti all’ispirazione e alla fantasia che può solo arricchire il prodotto.

Ma ciò che ha colpito di più, a margine della conferenza che è proseguita con un face to face tra Al Mckay e tutti i giornalisti, è stato l’assistere, raro caso nel mondo dello spettacolo, a un’infinita disponibilità da parte dell’artista anche nel sottoporsi, senza nessun cenno d’insofferenza,  a immancabili ( e volte invadenti)  selfie, a decine di foto, autografi, battute come se scherzassimo con l’amico di sempre, in un colloquio che ha (piacevolmente) travalicato gli algidi argini di una conferenza stampa. Un non insignificante dettaglio che ha reso ancora più veritieri, ma non  avevamo dubbi, i contenuti delle sue precedenti risposte dove l’amore per la musica e nei confronti del suo pubblico sono sempre state le due colonne portanti su cui si reggono, stabilmente, oltre quarant’anni di successi degli Earth Wind & Fire.

Poi il concerto serale a Taormina, l’unico in Italia, che ha riproposto l’inconfondibile, travolgente, musica della band, un inimitabile marchio di fabbrica tra falsetti, bassi, tastiere e ottoni, riconoscibile anche dal fatto che ci sì è resi subito conto dell’inutilità dei posti a sedere perché, ovviamente, ballavamo tutti e non poteva non essere che così: vuoi mettere? andava in scena Al Mckay con i “suoi” Earth Wind & Fire!

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com

Catania, 20 giugno 2019

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto Concetto Sciuto e Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine )