Crisi e futuro del teatro: intervista all’attrice Mara Di Maura.
Che una antica e nobile arte come il teatro stia vivendo un momento poco felice, non lo si scopre di certo oggi. E se cercare di comprenderne le ragioni conversando con una “addetta ai lavori” di certo non risolverà quest’annoso problema, almeno proverà a indicarci quale strada bisognerebbe intraprendere per risollevare le sorti di una tra le più affascinati, quanto dure, professioni com’è quella dell’attore/attrice teatrale. Breve ma indispensabile premessa, che ci farà da incipit ai contenuti dell’intervista che gentilmente ci ha concesso l’attrice catanese Mara di Maura, laureata al DAMS di Roma Tre e con un’esperienza infinita tra teatro e diverse incursioni nel mondo del cinema e della tv, non ultimo partecipando, nel ruolo di giornalista, alla fiction “I nostri figli” andata in onda su Rai1 che l’ha vista recitare a fianco a Giorgio Pasotti e Vanessa Incontrada, nonché fondatrice e responsabile della “Sala Teatro Ridotto” di Catania. E iniziamo questa nostra ricerca alla comprensione di quale male oscuro viva oggi il teatro, ponendo a Mara una prima domanda che diventa compiuta sintesi di questo nostro primo quesito:
Mara, che stagione sta vivendo il teatro in generale?
Per risponderti a questa domanda mi sembra onesto precisare che mi posso rifare ovviamente alla mia vicenda personale e alle mie sensazioni, quella di Mara Di Maura che possono essere differenti rispetto alla realtà che ci circonda e in ogni caso sono d’accordo con te: il periodo non mi sembra proprio dei migliori, con una profonda crisi economica e culturale della nostra società che si riflette anche nel mondo del teatro. Però io credo nella forza di ciascuno di noi di cambiare, anche se nel proprio piccolo, attraverso le proprie forze, attraverso le nostre energie, perché è un dovere morale provare a mutare e migliorare l’ambiente “ostile” che ci circonda e questa dovrebbe essere l’essenza per chi fa arte e con questo termine si intende, nello specifico, qualsiasi forma d’arte. Dovremmo, tutti, provare a restituire un messaggio positivo su cui potere edificare un futuro più stabile che ci riporti agli antichi fasti del teatro, e se questo può sembrare utopia per me non lo è! Ci tiene a precisare Mara con un ampio, ma determinato, sorriso.
Ma cosa ha inciso di più su questo periodo di certo non felice per il mondo degli attori?
Una domanda semplice ma che richiederebbe una risposta molto articolata, anche se posso dirti che alla base di tutto, per me, manca una adeguata visione o riconoscimento sia da parte delle istituzioni e, senza fare mera polemica, sia a livello sociale, del nostro ruolo. Non dimentichiamoci mai che la nostra categoria non è riconosciuta, e cosa peggiore forse prima delle istituzioni è proprio la società a non riconoscere la nostra categoria. Devi sapere che la prima domanda che ti viene fatta, dopo che tu dici di fare l’attore, è: ma di lavoro cosa fai? E questo perché non viene percepito come un vero lavoro. Da considerare che effettivamente non esiste un albo così come nelle altre professioni, relegando, di fatto, la nostra categoria in un limbo. Non si capisce se siamo mestieranti, artigiani, intellettuali… Ma con le lamentale non si va da nessuna parte e io desidererei che tutte queste piccole isole, come siamo ognuno di noi con il nostro lavoro, si collegassero agli altri come a formare un arcipelago, immagine che sinceramente a me piace molto. E sarebbe bello unire le nostre energie per far sentire che esistiamo e per avere, anche noi come categoria, una voce molto forte. E perché no? Unire le nostre energie anche per realizzare delle produzioni, degli spettacoli, che magari affrontino delle problematiche sociali a 360 gradi per restituire alla società dei messaggi importanti attraverso le nostre potenzialità artistiche, possibilmente: all together!
Con tali premesse fare l’attrice lo ritieni ancora oggi uno dei mestieri più affascinanti?
Assolutamente sì! risponde con voce e sguardo sicuro Mara, anche perché è uno di quei mestieri che si pone come un tentativo di ricerca della verità attraverso il dialogo, attraverso la cultura, cosa rara ai giorni nostri.
In questo contesto così difficile cosa significa gestire un teatro tutto tuo?
Il mio non è proprio un teatro anche se tecnicamente… sì… possiamo dire che lo sia… anche se è più una sala teatrale o ancor meglio: uno “spazio teatrale”, e lo definisco così anche per l’uso che ne sto facendo perché posso creare un’interazione molto forte con il pubblico creando con loro un rapporto sinergico, quasi viscerale, e in questo sono aiutata dalla conformazione della sala stessa, considerando che la Sala Ridotto ha solo 36 posti che diventano, in tal senso, un punto di forza perché senza questo rapporto diretto non c’è e non può esserci teatro.
Mara, considerando anche la crisi di spettatori è preferibile un cartellone dai contenuti più semplici ma che catturi l’attenzione di un pubblico più numeroso o più elitario con il rischio che ci sia un’affluenza ridotta?
Io credo che le proposte più interessanti siano quelle trasversali e che non siano legate a un genere preciso ma che, attraversando i diversi generi, vadano a “pescare” in qualcosa che possa coinvolgere, a livello emotivo e intellettuale, il pubblico e che possano dare uno stimolo alla riflessione, a porsi delle domande, e questo lo si può raggiugere con qualsivoglia genere. Cosa importante è che il pubblico non venga visto mai come qualcosa di passivo, messo lì solo a recepire dei concetti che magari non comprende o che non arrivano a toccarlo. L’intento è ottenere un feedback positivo dallo spettatore. La cosa a cui tengo è proprio che si senta il teatro come qualcosa di vivo, di attivo, e non come un evento paragonabile a un’attiva ludica come ad esempio andare a mangiare un panino, perché andare a teatro deve essere un momento rituale, così com’è la sua natura.
In virtù di questa risposta: cosa pensa Mara Di Maura di proporre l’anno prossimo?
Naturalmente proporrò variegate commedie come una rielaborazione di diversi monologhi di un Pirandello meno conosciuto, monologhi che ho pensato di racchiudere in un unico, sintomatico, titolo come “Kaos”. Poi un One Woman Show dal titolo “Personaggi in cerca di attrice” e l’Inferno di Dante in collaborazione con i ragazzi del corso di recitazione “La bottega dell’attore”. Anzi, a questo proposito, posso affermare che anche le altre afferiranno a una imprescindibile cooperazione con i “miei ragazzi”, perché per me è irrinunciabile il non dividere l’attiva di laboratorio da ciò che viene messo in scena, puntando sempre sull’inclusione e sull’integrazione, perché il teatro è anche (o soprattutto) didattica ed educazione. I miei spettacoli nascono principalmente dall’attività laboratoriale che si rifà a un percorso creativo di costruzione dello spettacolo “insieme” agli stessi ragazzi e non “con” i ragazzi, e tra “insieme” a loro o “con loro” la differenza, credetemi, non è poca.
Una stretta di mano, accompagnata da un sorridente sguardo fiducioso, è il commiato di Mara Di Maura, attrice catanese dal forte e determinato temperamento, così com’è giusto che sia per chi deve affrontare l’eclettico, laborioso, mestiere dell’attrice, desiderosa di trasformarsi da isola in arcipelago mettendo in atto un forte senso di collaborazione che solo una donna sensibile e innamorata del suo lavoro, così com’è lei, può attingere da una inesauribile riserva personale.
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com
Catania, 27 giugno 2019
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Francesca Vita Nicosia )