La stella Kidman illumina Il Taormina Film Festival
La stella Kidman illumina Il Taormina Film Festival.
Ed è stato l’astro splendente di Nicole Kidman a richiamare l’attenzione di centinaia di fotografi, e giornalisti, in una affollatissima conferenza stampa nella seconda giornata del Taormina Film Festival 2019, stella di prima grandezza che ha confermato, nel tempo, di brillare di luce propria e non riflessa, come qualche maldicenza in passato le imputava perché moglie dell’allora più famoso Tom Cruise. Di certo bella e brava lo è sempre stata l’attrice australiana, anche senza l’ex compagno di vita e di cinema, e a parlare sono i suoi film: da Moulin Rouge a The Others passando per il famosissimo Australia, per citare solamente i più noti di un’infinita carriera da “solista”. Elegante, simpatica, attrice a tutto tondo e, con un aggettivo che accumuna i suoi numerosi fans, versatile. Trapezista da circo, madre assassina, scrittrice sucida, donna schiavizzata, ottima cavallerizza, poco importa, i diversissimi ruoli sono stati tutti vestiti che anche se non erano cuciti su misura per lei, ugualmente è riuscita ad indossarli con un raro spirito di adattamento che è la sua vera forza. E sono tutti ricordi della sua intensa carriera che scorrono nelle nostre memorie nell’attesa dell’inizio della conferenza stampa quando, all’improvviso, eccola apparire in tutta la sua elegante bellezza e…altezza! E al contrario di ciò che si potesse pensare, considerando la caratura mondiale dell’artista, non è stato una conferenza stampa racchiusa in un frugale botta e risposta, ma ben quaranta minuti di intervista dove ha sorpreso la piacevole loquacità di una Kidman per nulla “avara” nei contenuti delle sue risposte che hanno tracciato, trasversalmente, il suo passato e futuro d’artista ma anche di donna. Ed ecco riassunti i passaggi più salienti dove più volte è stato citato (positivamente) il nostro paese e il nostro cinema, e di questi tempi è diventato quasi una rarità.
Esordisce, rispondendo alla prima domanda dell’intervistatrice, sul suo recente ruolo di produttrice affermando che un aspetto positivo è avere, finalmente, il controllo anche sui personaggi, potendo creare quello che più si adatta a lei.
L’attrice australiana ci tiene e a precisare che i personaggi che più ama sono quelli più complessi che forti (quest’ultimo termine un poco troppo abusato), personaggi che devono questa complessità ai loro “danni interni”, alla loro forza, alla loro gioia, tutte emozioni chiamate “resilient”, cioè la forza di perseverare, di andare avanti. Parlando del cinema, e di Fellini, dice che l’unica cosa che gli è dispiaciuto che allora era forse troppo giovane per comprendere tutto ciò che vedeva, ma ugualmente fin da piccola rimase colpita dai suoi film. Racconta, in un aneddoto, che quando a quattordici anni marinava la scuola andava a chiudersi in un cinema e magari non capiva il grande Federico ma le immagini la toccavano a livello viscerale anche se non intellettuale, comprendendo però che ciò che vedeva in qualche modo aveva un senso, e in ogni caso si è innamorata del cinema anche grazie all’Italia e al “suo” Fellini.
Una nazione che in ogni caso, quando diventò attrice, l’ha sempre capita e compresa e i sette inviti al festival di Venezia ne sono una riprova. Poi fa un nuovo tuffo nei suoi ricordi da ragazza, quando a diciassette anni girava il mondo e passeggiando per Roma sognava di sposare un italiano e anche se c’è andata solo vicino qualcosa, ugualmente, la lega ancora al nostro paese. Ha provato, dice sorridendo, pure a imparare la nostra lingua ma non ci riesce proprio! E in vacanza viene sempre in Italia ricordando che sua figlia è stata battezzata in Toscana. Dopo questa breve incursione nella sua vita privata, si chiacchera ancora sulla “magia del nostro cinema” (testuali parole) dove ci racconta di essere stata colpita tantissimo, quando era in giuria a Cannes, vedendo il film “La grande bellezza”.
Poi parla del rapporto che lei crea con ogni regista che deve essere il più intenso possibile e dopo l’ultimo ciak è come se si tagliasse un cordone ombelicale. Con voce determinata afferma di odiare i registi superficiali amando, di conseguenza, quelli che la costringono a fare meglio, a dare sempre di più, perché solo lavorando con questi veri professionisti cresci. Ad esempio, intenso è stato il lavoro con Kubrick in “Eyes Wide Shut” con riprese che dovevano durare solo quattro mesi e finirono dopo due anni, raccontando che, lavorando con questo regista, è come se lei fosse entrata in una sorta di universo parallelo. Una affermazione, parlando di Kubrick, che non ci sorprende affatto.
Infine, ciò che la esalta oggi è lavorare con le donne, promettendo d’impegnarsi di più per fare film realizzato, soprattutto, da donne perché in questo mondo desidera sentire voci diverse e storie che tocchiano tutto l’universo umano. Alla domanda finale dell’intervistatrice se ha progetti per il prossimo futuro, l’attrice australiana da una risposta decisa, senza nessuna titubanza nella voce: per adesso vuole solo riposarsi! fare la mamma, la moglie, leggere tanto e soprattutto… essere amata! Non poteva finire con parole più belle la lunga conferenza stampa con un’icona del cinema mondiale a tutto tondo com’è la Kidman, un’intervista che ci ha deliziato per la semplicità delle risposte senza inutili, pacchiani, fronzoli. La serata è poi proseguita tra l’immancabile sfilata sul red carpet e il ritiro del premio al Teatro Greco consegnato da un grande del nostra cinema come Pierfrancesco Favino. Ma questo faceva già parte del copione comprensivo della “ressa” tra fotografi per lo scatto migliore, opprimenti selfie misti alle urla dei fans. Possiamo dire che la vera Nicole Kidman si è mostrata in quella conferenza stampa dove ha raccontato, con palpabile sincerità, più la donna che l’attrice: e credeteci non è poco, ed è una cosa che l’ha resa, ai nostri occhi, ancor più simpatica.
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com
Catania, 2 luglio 2019
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Concetto Sciuto e Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine )
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