Di persona personalmente: Camilleri sono!
Chissà, conoscendo la sua ironia, se si presenterà con questa battuta lassù, nel cielo degli artisti. Già, perché Andrea Camilleri, oramai lo sappiamo tutti, non c’è più e a novantatré anni, e in quelle precarie condizioni di salute, ci si aspettava che prima o poi potesse succedere: e, purtroppo, è successo. Piange la Sicilia e l’Italia tutta (?) uno dei suoi più luminosi geni letterari degli ultimi decenni, quel Camilleri che a forza di “Montalbano sono!”, ma anche autore di tanti altri romanzi di maggior spessore storico/culturale, si è fatto spazio nei cuori di milioni di lettori e telespettatori. Una magmatica produzione letteraria custodita in un centinaio e più di pubblicazioni con oltre, udite, udite, trenta milioni di copie vendute, un successo ottenuto dopo aver peregrinato, a ben sessantanove anni, tra una dozzina di case editrici dove aveva ricevuto altrettanti No. La lungimiranza di questi editori non è stato certo il loro punto di forza, la Sellerio ringrazia.
Romanzi che hanno raccontato di una “moderna” sicilianità rappresentata attraverso diversi personaggi, oltre il commissario Montalbano, come l’incorreggibile Catarella, il mitico Dr. Paquano, Di Fazio e Galluzzo giusto per citare i più famosi, personaggi che se da una parte sono riusciti ad abbattere desueti stereotipi, dall’altra hanno mantenuto, in un equilibrio da navigato circense, antiche tradizioni linguiste/comportamentali cinte da una caustica ironia che a tratti ci ricordava quel “sentimento dell’incontrario” di pirandelliana memoria.
Racconti divulgati tramite un originale stile semplice, diretto, senza fronzoli, che , muovendosi all’interno di rinnovati, moderni e più reali argini socio, culturali e tradizionali, ha ridato lustro a livello planetario a una delle isole più belle al mondo, rappresentandone le sue eterne, endogene, bellezze, uniche e non riproducibili altrove, svecchiandola, inoltre, da quell’immaginario collettivo troppo graniticamente ancorato a coppole, canne mozze e baciamo le mani: di questo, noi tuoi conterranei, te ne saremo eternamente grati dopo aver vissuto, per decenni e decenni, ingabbiati in estenuanti luoghi comuni.
Ma grave colpa sarebbe se non citassimo i romanzi storici, anche in quel caso rimondati da stanchevoli déjà-vu e sostituiti da una più concreta antica realtà siciliana: monumentale, in tal senso, è stato “La stagione della caccia”.
Mentre il monologo “Conversazione su Tiresia”, scritto e interpretato dallo stesso Camilleri, andato in scena al Teatro Greco di Siracusa (beato chi c’era!), ha confermato, per i pochi ancora increduli, la sua immensa cultura mista a un’infinita sensibilità, coraggio e umanità, tutti elementi avviluppati in una immutata semplicità grazie a una saggia gestione del successo, dove il rischio di alterigia da celebrità non ha mai avuto diritto di cittadinanza perché di sacro, per lui, esisteva solo il rapporto con il suo pubblico, sconosciuto e formato da gente comune, e per questo ancora più bello. A riprova di ciò, lo stesso pubblico continua, e siamo certi continuerà per molto tempo ancora, a sciamare ininterrottamente nei luoghi della fiction diventati cult: casa di Montalbano e “commissariato di Vigata” su tutti.
Purtroppo, finisce oggi, 17 luglio 2019, la sua lunga e invidiabile cavalcata su questa terra iniziata quel 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, e che l’ha visto anche ricoprire i ruoli di sceneggiatore, regista teatrale e insegnate all’accademia nazionale d’arte drammatica, prima di diventare famoso in tutto il mondo, e per uno che dichiarava di non aver mai avuto paura di vivere, non è stato certo la morte a spaventarlo. E solo da lassù, adesso, potrà veramente comprendere quanto lo abbiamo voluto bene, e scoprirà pure quanto avremmo desiderato che restasse ancora qui tra di noi. Buon viaggio maestro.
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com
Catania, 17 luglio 2019
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto google immagini sapere.it )