Seicento lune fa…

Qualunque cosa potremmo scrivere, siamo certi che non riusciremmo mai a raccontare quel caleidoscopio di emozioni che provò Neil Armstrong nel compiere uno di quei gesti che rimarranno nella storia dell’umanità finché questa non si estinguerà, e forse…anche dopo. Cinquant’anni sono trascorsi dal quel 20 luglio del 1969 un anniversario che, tra mille e più sbiaditi ricordi soprattutto per i meno giovani, non può non farci rievocare anche il famoso “Dalla terra alla Luna” di Jules Verne pubblicato centoquattro anni prima con alcune descrizioni tecniche che farebbero impallidire gli scienziati di oggi. Tangibile segno che il sogno di arrivare oltre l’impossibile, germogliando e radicandosi in quel luogo della mente dove il passaggio da utopia a realtà inizia a prende forma, ruminava così forte nell’ alveo delle aspirazioni umane, che è bastato meno di un secolo per superare i naturali limiti che, tra forza di gravità e assenza di ossigeno, rintuzzavano, fin dai tempi di Leonardo, il più grande desiderio dell’uomo: volare.
Cinque decenni, dunque, ci dividono da quell’evento epocale come il primo uomo sulla Luna, un’impresa che ha segnato, come tutti quegli eventi umani di portata sovraumana, uno storico spartiacque tra il prima e il dopo, tra il passato e il futuro, e in un, per nulla avventato, parallelismo storico, tra ciò che è mutato nella società e nell’economia mondiale prima della scoperta dell’America e dopo. Sì, perché, ricorrenza dovuta a parte, anche con la mobilitazione dei più importanti mass-media, la conquista della Luna di certo non finisce quella sera cinquanta anni fa, in questi dieci lustri quello storico passo ha coagulato (rimodellandoli) intorno a sé numerosi significati, dallo scientifico al tecnologico, dal politico al sociale, senza dimenticare… perché no? anche il romantico.
Un’impresa divenuta messaggera di un melting pot di tutti questi elementi apparentemente non coniugabili tra loro, ma a rifletterci su un attimo ci si può accorgere, al contrario, che sono tutti così avvinghiati l’uno a l’altro che diventa davvero impossibile scinderli senza correre il pericolo di depauperarne il senso del singolo.
Conquista che fu, indiscutibilmente, legittima figlia e agognata meta di un antagonismo “politico” tra i due blocchi Est/Ovest dove ognuno desiderava arrivare prima dell’altro, un modo “meno cruento” rispetto a una guerra per imporre la propria supremazia socioeconomica in un campo diverso da quello militare.
Poi per fortuna, nell’arzigogolato back stage delle motivazioni, c’era tanto altro, come i più nobili scopi scientifici senza i quali non esisterebbero le rivoluzionarie ricadute tecnologiche con centinaia di invenzioni e scoperte che hanno pervaso e modificato, a tutti i livelli, la nostra società, il nostro quotidiano modus operandi, spesso migliorandolo. ​
Perché, quel famoso grande balzo dell’umanità, nato da quel piccolo passo dell’uomo, ha rappresentato, soprattutto, la sintesi di una ricerca iniziata in un non molto lontano passato e che si è propagata, in questi decenni, in mille e più rivoli irrigando, in maniera silente ma costante, il sapere umano con essenziali nuove conoscenze non sempre tutte facilmente ricollegabili al quel famoso: ha toccato!
Ad esempio, lo dovremmo tenere in considerazione nell’istante che decidiamo di connetterci, attraverso un cellulare o un pc, potenzialmente con qualsiasi luogo del pianeta senza più limiti di distanza e alla velocità di un click, e questo è possibile grazie al microchip, cuore pulsante di tutte le nostre diavolerie elettroniche, circuiti miniaturizzati che li ritroviamo per la prima volta, magari ancora allo stato “grezzo”, nel modulo lunare dell’Apollo.
Ma anche nel momento in cui chiudiamo con una semplice gesto il velcro dei nostri abiti, o quando riusciamo nell’impervia impresa di fare una frittata senza che si appiccichi grazie allo strato di teflon o quando usiamo il pratico liofilizzato, il nostro pensiero dovrebbe ritornare a quel 20 luglio del 1969. E potremmo continuare con questo elenco all’infinito, citando, giusto per fare altri esempi sempre a noi vicini, il goretex di cui è composto la giacca a vento, le batterie ricaricabili, i satelliti meteorologici, etc. etc. fino a… ben 30.000 oggetti che, naturalmente, non possiamo elencarli tutti, ma tutti derivati da quell’istante in cui quel piede tremante si poggiava sul suolo lunare lasciando la prima impronta umana sul nostro satellite.
Mentre, in una irrinunciabile sortita sul versante romantico, è come aver conquistato la donna desiderata da sempre, come aver assaporato la dolcezza del primo amore, come aver rivissuto l’identica emozione provata l’istante successivo al primo bacio, e sotto questo aspetto sentimentale si potrebbe riscrivere tutto ciò che mille e più poeti le hanno dedicato, e dovremmo anche rimodulare, sotto una luce diversa, i sospiri che milioni di amanti le hanno inviato.
E così tutta l’umanità, quella lunga notte di luglio, si sentì racchiusa dentro quell’ingombrante tuta attenta anche lei a dosare i movimenti, centellinando il respiro, mentre il nostro “ambasciatore” scendeva quei brevi scalini che dividevano la realtà dalla fantasia avvicinandole fino a toccarsi, fino a mischiarsi. Sì, nessun dubbio, eravamo tutti lì insieme a Neil a guardare, con crescente ansia, la distanza che diminuiva tra il suo piede sinistro e la Luna, la vedevamo sempre più vicina Lei a Noi, fino a quel tocco magico la cui emozione dura, in maniera inalterata, da seicento Lune. Altri Undici astronauti hanno “passeggiato” sul nostro satellite ma in ogni caso: vuoi mettere l’abissale differenza tra il primo e l’ultimo?

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-Line suwww.sportenjoyproject.com

Catania, 20 luglio 2019
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine)