Terza uscita della rubrica ” Ti dipingo così… a tu per tu, a parlar del più e del meno, con…”
a cura di Concetto Sciuto
Più realtà che favola: Giacomarro (AZ Picerno) ci/si racconta.
Picerno, quasi seimila abitanti, picernese più, picernese meno, è l’ameno paesino in provincia di Potenza che sta vivendo questa favola calcistica chiamata serie C. Sono di quelle storie che ti riconciliano con il calcio nostrano, quello di un tempo che fu, una realtà dove le passioni non fanno rima con milioni, e il piacere di esserci, di lottare insieme alle grandi, ti ripaga degli immensi sacrifici fatti in passato e, soprattutto, nel presente.
Ad una prima impressione sembrerebbe la classica “piccola” tra le grandi che prova a dire la sua contro formazioni ben più quotate, società di città metropolitane con un ottimo passato in serie A, ma è una frettolosa valutazione, perché il Picerno sembra che non soffra di nessun timore reverenziale, com’è giusto che sia, e a raccontarci cosa ci sia dietro questa bella realtà ci pensa il loro allenatore Domenico Giacomarro in una chiacchierata a tutto campo e…”senza veli”. Una vita nel mondo del calcio, con diversi significati passaggi in terra sicula tra Licata (quello di Zeman per intenderci), Vittoria (da allenatore) e Siracusa. Un piacevole ritorno nella sua regione d’origine, ci conferma ad inizio intervista, e che ritorno! considerato che è il primo allenatore che ha portato il Picerno in serie C entrando per sempre nella loro storia, replichiamo con il classico sorriso rompighiaccio. “Una promozione non preventivata”, ci tiene a precisare mister Giacomarro, “dove dal “semplice” partecipare a un campionato di serie D ci si ritrova a lottare per il primo posto con un finale atipico con una promozione festeggiata ben due volte: quando si dice il destino!” “La compattezza della società e del gruppo sono stati i due elementi vincenti”. E già da queste prime battute si comprendere di avere di fronte una persona navigata, che risponde con la sicurezza tipica di chi ha alle spalle decenni di calcio, ma di quello vero, fatto di sacrifici immensi, dove sputi sudore, magari non il calcio dorato della serie A ma che ti rende più forte dentro. E proviamo a stuzzicare la sua diponibilità chiedendo quali sono gli aspetti negativi e positivi di allenare in una piccola realtà rispondendoci che, ad esempio, “c’è poca gente che va allo stadio e non averne uno proprio, con tutti i risvolti del caso, è uno degli aspetti negativi”. “Di positivo, però, si lavora in un ambiente tranquillo, l’importante è che nessuno si monti la testa”. E nell’affermare questo sembra cercare con lo sguardo qualcuno dei suoi, come se desiderasse che ascoltassero questo suo monito. Immancabile la domanda su quali sono gli obiettivi della società con risposta di rito ma sincera. “La salvezza è l’unica meta perché con un solo presidente che mette il denaro e non trattandosi più di interregionale o eccellenza non ti è concesso più il “lusso di divertirti”, qui non si può più sbagliare. Siamo di fronte a investimenti importanti, con gestione di denaro importante, fai un errore e rischi di fallire. Questa sfida può essere stimolante per tutti i calciatori, lo staff, allenatore compreso, il fatto che non hai campo può fare rabbia ma sei in una piccola realtà e devi dare il massimo, sempre”. E continuando con ammirevole sicurezza, ci rivela dei tanti punti che si sono persi per strada per non avere un proprio campo, per essere sempre peregrini anche per gli allenamenti, rimarcando che tutto questo con il tempo diventa pesante. Cambiando argomento, mister Giacomarro ricorda pure le eterne rivalità tra le squadre siciliane e il grande rispetto di piazze importanti come Messina, Palermo e Catania ed è orgoglioso di sfidare una di queste tre grandi società, ma tenendo sempre i piedi ben piantati a terra perché “nessuno deve fare voli pindarici”. Ed è già la seconda volta che tocca il medesimo argomento, e alla nostra curiosità se avesse percepito questo pericolo, senza troppi giri di parole, ci risponde che l’anno scorso molti avevano cominciato ad avere “il palato fine” cosa che a lui non va bene perché “questo miracolo calcistico va salvaguardato e sarà proprio un secondo miracolo rimanere in questa categoria che bisogna tenere a denti stretti non avendo la possibilità economica e nemmeno organizzativa di una grande realtà”. Notiamo che miracoli e favole sono due termini onnipresenti quando si parla del Picerno, ma sarebbe troppo riduttivo relegare questa avventura in serie C solo a qualcosa di etereo, è la nostra replica nonché ennesima domanda. Sembra chiaro a tutti, risponde mister Giacomarro, “che deve esserci un’organizzazione di base, ad esempio gli stipendi pagati puntualmente, le sponsorizzazioni, in sostanza a noi non è mancato nulla e se arrivi in una squadra organizzata senza gradi pretese, dove non puoi nascondere nulla, con il vento in poppa si innesca quell’entusiasmo virale dove tutto inizia a girare per il verso giusto, anche se a volte devi fermarti e chiederti: dove sono arrivato? Dove posso arrivare?” Questa è la cosa principale. Un grazie e una forte stretta di mano mettono fine a una piacevole ed articola chiacchierata utile a ricostruire il percorso di una simpatica realtà calcistica nata in un paesino della Basilicata ma che può essere da esempio a tante altre piccole realtà che sognano un’avventura simile. Di certo non è frutto del caso aver raggiunto una categoria così importante, favola va bene ma con dietro tanto pragmatico razionalismo, perché come recita il loro motto: “la storia si fa e poi la si vive”, sicuramente loro l’hanno già fatta, augurandogli di viverla fino in fondo e…bene.
Catania, 13 ottobre 2019
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Chiara Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine )