La festa di Sant’Agata che tutti vorremmo: forse.

di Concetto SCiuto

A memoria di catanese, non si ricordava una giornata di quasi primavera come quella che ha accolto l’uscita di Sant’Agata nel suo primo giorno di festeggiamenti. Un caldo a volte quasi afoso, tenuto conto anche del vestiario invernale indossato da tutti i fedeli piacevolmente sorpresi da questa temperatura tutta “nostrana”. E quest’anno, a parte qualche incomprensibile transenna interposta (a che scopo?) alle quattro del mattino, tra una folla trepidante di devoti e l’agognato ingresso in Cattedrale, per poi essere aperte verso le 04:15, tutto, fino a sera, ha seguito un regolare ritmo, magari lento, ma abbastanza ordinato. La mattina, dopo la messa dell’Aurora, è stata quasi una passeggiata tra gli Archi della Marina e via Vittorio Emanuele con quel sole che riscaldava sempre più i corpi e i cuori dei fedeli, fino a giungere, verso le 18:00, all’attesissima salita dei Cappuccini dove la lentezza ha lasciato il posto a un passo (molto) più veloce. Così, come da tradizione, la famosa “acchianata” è stata affrontata con una misurata “foga” utile a superare la non indifferente inclinazione. Certo, tanto è cambiato, in meglio, da un decennio a questa parte, nessuna lite contraddistingue, come in passato, la classica messa dell’Aurora, lite che s’innescava per chi doveva “accaparrarsi” il privilegio di portare per primo la Santuzza fuori la celletta dov’è custodita. C’è anche meno caos durante il percorso eseguito in un clima più sereno, ma sono ancora tante le cattive abitudini che bisognerebbe demolire: prima nelle teste e poi con i fatti. Alcune su tutte: il poco gradevole fumo di carne arrosto insieme alle approntate bancarelle itineranti più della Vara, poi l’immancabile polemica delle Candelore spesso “in gara” tra loro, fino a giungere “all’allegra” gestione dei tempi di rientro, sono queste alcune problematiche, di difficile soluzione, su cui ci ritroviamo a discutere ogni anno. A queste potremmo, o forse dovremmo, aggiungere l’eterno dilemma: fuochi sì, fuochi no, ceri sì, ceri no, l’assurdità di sfollare le case perché a rischio “bombardamento” o… “ognuno rimanga dove vuole” tanto nessuno emetterà mai una multa.  Indiscutibile che se la festa rimanesse, esclusivamente, sul piano della fede, avremmo già risolto da tempo buona parte di questi dilemmi, ma sacro e profano non viaggiano mai su due rette parallele, sono sempre due strade che s’intersecano tra di loro e più spesso di quanto si possa pensare. Sono le strade degli interessi economici, rimanendo nel campo di quelli leciti, e del mercimonio per gli altri, in ogni caso entrambi luoghi dove la fede inizia a vacillare prima e, qualche volta, a soccombere dopo, perché… tutti devoti tutti sì, ma…con moderazione, Sant’Agata capirà, noi un pochino meno.

Catania, 5 febbraio 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com