Di Divino la Commedia, per il resto… un bel musical.

di Concetto Sciuto

Che fosse un “atto di coraggio” mettere in scena “La Divina Commedia” assorbita, inoltre, nel complicato universo del musical, ne eravamo convinti un po’ tutti già durante la conferenza stampa di presentazione tenutasi venerdì scorso a Palazzo degli Elefanti a Catania. Così, a fine spettacolo, tra qualche flebile perplessità, soprattutto per una location decisamente poco adatta per questo tipo di eventi, freddo compreso, ma compensata da più di un caloroso applauso, ci si chiede cosa sia piaciuto di più e cosa meno di un lavoro molto impegnativo e ben elaborato. Ma prima di porci queste due lecite domande, una certezza affiora prepotentemente su qualsiasi dubbio: durante la rappresentazione c’è stato l’inevitabile coinvolgimento del pubblico nel provare a ricordare, tra le intorpidite reminiscenze scolastiche, chi fosse questo o quel personaggio dantesco, questo o quel passo più o meno famoso, questa o quella ricostruzione storica, un emozionante tuffo nel nostro passato da studenti che ci ha fatto apprezzare, a prescindere, l’enorme sforzo di proporre una produzione che fa riferimento a un monumentale lavoro letterario italiano. Poi il musical che come genere può piacere, entusiasmare, lasciare indifferenti o… annoiare, ma questo sta nel DNA di questo tipo di rappresentazione, mentre l’eccezionale uso di uno spettacolare 3D per le scenografie, insieme a un abbacinante gioco di luci, hanno entusiasmato il pubblico, lasciando solo qualche spettatore (crediamo pochi) non del tutto (o per niente) convinto di questa “forzata” miscellanea tra moderno e antico. Bei costumi e bravi i ballerini e gli attori: ineccepibili nelle loro performance canore e nei tantissimi balletti perfino acrobatici, peccato che più di una parola si è smarrita nei meandri di un ambiente che rendeva l’audio non all’altezza della maestria dei protagonisti. Poi l’importanza del messaggio che ha voluto trasmetterci il musical “quell’Amor che move il sole e l’altre stelle”, primo motore di ogni nostra azione, peccaminosa o virtuosa che sia poco importa, perché si sa: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”. Volutamente è stata rimarcata la fragilità dell’uomo Dante, prostratosi più volte davanti all’immenso dolore delle anime dannate o di fronte al luminosissimo mistero di Dio, fragilità che rispecchia, inevitabilmente, anche la nostra. Così, quasi a sorpresa, ci ritroviamo, più che il “sommo poeta”, un uomo con tutti i suoi limiti, accompagnato da un Virgilio più poeta che uomo, con il tema dell’amore e del peccato a fare da filo conduttore in un percorso di catartica redenzione, cercando di superare le asperità e le cadute della vita che ti impediscono di raggiungere il…Bene supremo. Dubbio: si voleva descrivere anche il nostro viaggio su questo granellino nell’universo chiamata Terra? Sì, naturalmente. Inoltre, anche se non era proprio stracolmo il PalaCatania, di positivo c’è stato la presenza di un pubblico variegato nelle fasce di età e questo fa ben sperare in una era dove vige la ricerca del futile come priorità e del relativismo sfrenato. Moderni mali da cui proviamo a schermarci non rimanendo avvinghiati al becero materialismo, possibilmente liberandoci prima da orpelli mediatici e di mero consumismo, sognando di raggiungere una spirituale serenità, in sintesi: provando anche noi ad attraversare il nostro odierno Inferno, Purgatorio e… Paradiso.

Catania, 23 febbraio 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Mgazine

( fonte foto Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com