M° Fabio Raciti: ruolo e crisi del settore musicale al tempo del Covid-19.

di Concetto Sciuto

C’è un sentire comune che è diventato adamantino riferimento per milioni di italiani, una forza invisibile che ci lega come popolazione in questa impari lotta tra noi e un nemico invisibile, un fronte unitario imperlato da svariate, originali, iniziative messe in essere per resistere in queste settimane “relegati a casa” e tra queste ne emerge una con tutta la prorompente forza delle sue sette note: la musica. Magari sarà quella “artigianale”, quella dei nerofidi, quella improvvisata, tutto ciò poco importa, è un modo, come un altro, per esorcizzare il timore di ciò che sfugge ai nostri sensi e che potrebbe innescare incontrollabili angosce. Apprezzabili diversivi, a cui hanno fatto seguito decine di performance artistiche da parte dei professionisti, con numerosi appelli che hanno invaso la rete. Pertanto, in questo mare magnum di magmatiche iniziative, per comprendere ancor più il senso e il ruolo di un’arte antica come l’uomo, qual è la musica, ci rivolgiamo a un professionista del settore come il Maestro Fabio Raciti, titolare della cattedra di Violino e di Musica da Camera del Liceo Musicale Statale G. Turrisi Colonna di Catania e direttore dell’orchestra sinfonica, giusto per citare il suo attuale ruolo. Già, attuale, perché a leggere il suo curriculum così denso, ci si chiede quante vite abbia vissuto per riuscire ad ottenere così tanti titoli e riconoscimenti ufficiali.

Dal Premio Internazionale Chimera d’Argento, al riconoscimento per avere contribuito quale membro della Sezione di Catania dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme alla raccolta fondi da destinare alle opere dell’Ordine in Terra Santa, in particolare con l’organizzazione e la realizzazione di importanti concerti di Quaresima da Lui diretti. E questo giusto per citare i più recenti riconoscimenti di una carriera ricca di soddisfazioni e, cosa più importante, ancora in essere riuscendo, attualmente, a svolgere un’intensa attività concertistica da Camera e Sinfonica, alternandosi nei ruoli di violino solista e direttore d’Orchestra. Ed è con enorme piacere interloquire con uno di questi professionisti impegnati nelle molteplici iniziative, chiedendogli la sua personale opinione sul tragico momento che la nostra Nazione sta vivendo e dell’importante ruolo morale e spirituale che sta svolgendo un’arte millenaria come la musica.

Così, in maniera diretta e senza troppi fronzoli, considerando che il momento non lo richiede, il Maestro ci conferma come in questo delicato momento, dove tutti siamo costretti a rimanere a casa, si stia provando a occupare le vuote ore della giornata nel migliore dei modi, tra improvvisati cuochi, preparando dei buoni piatti o con una più proficua lettura di un buon libro. Tutti escamotage a supporto di un inevitabile stress emotivo causato da questa strana condizione di “reclusi” in casa che stiamo vivendo tutti.

Un contesto dove la musica, di qualsiasi genere, dalla classica alla leggera o a quella pop, e da qualsiasi palcoscenico stia arrivando, che siano terrazze, balconi o tramite il web, sta dando un concreto aiuto “per tirare su il morale di tante persone”.

Un’arte, testuali parole, “che parla al mondo e parla del mondo e adesso ci sta facendo sentire molto di più uniti”. E in effetti, rammentando certe scene, in passato viste solo in occasioni di importanti eventi sportivi, era impensabile che migliaia di persone, ad esempio, cantasse l’inno d’Italia con la mano al petto.

E continuando questa chiacchierata telefonica, chiediamo al Maestro Raciti il suo pensiero riguardo le non poche critiche provenienti soprattutto dalle zone dove il Covid-19 ha mietuto più vittime e forse, con il crescere del numero dei decessi, il momento richiederebbe un attimo di riflessione per chi ha perso la sua battaglia e per chi ancora la vuole vincere definitivamente e per adesso, certi raduni canori di quartiere, stridono non poco in questi giorni di massima virulenza del fenomeno.

È con tono sicuro che il nostro interlocutore ci risponde che per ogni cosa c’è un tempo, uno per la musica e uno per il silenzio e in riferimento a tutti quelli che non ce l’hanno fatta, con percepita emozione ci afferma che: “ogni tanto il silenzio bisogna pure ascoltarlo”. Una bella, toccante, antinomia che ci fa riflettere come certe manifestazioni di giubilo, oggi, con oltre quattromila morti, a volte sono fuori luogo e potrebbero anche essere più contenute, pur mantenendo la musica questo suo, rilevante, ruolo catartico. Ma tra i tanti incarichi del maestro Raciti c’è anche quello di docente, e considerando il mutamento genetico che sta subendo anche il modo di fare didattica, chiediamo come una materia, com’è la sua, possa essere “gestita” a distanza. Una curiosità che, pur affondando nello specifico del suo insegnamento, il Maestro non soddisfa subito, preferendo rispondere, in prima battuta, facendo un elogio a tutti i suoi colleghi di ogni ordine e grado per un impegno che, su tutto il territorio nazionale, sta coinvolgendo più di dodicimila docenti “entusiasti” perché in fondo questo sistema a distanza, pur con i non pochi problemi logistici e i limiti del virtuale, sta funzionando.

Cosa un tantino diversa, invece, per i docenti di strumento che insegnano nei licei musicali, perché per loro è importante che ogni singolo alunno sia normalmente seguito in un rapporto one to one.

Già, avete capito bene, nessun collegamento con postazioni multiple tra professore e alunni, come solitamente sta avvenendo in questi giorni per altre discipline, ma considerando la peculiarità della materia, le lezioni di musica, e di violino nello specifico, sono normalmente dirette a un singolo discente e quindi, ci conferma il Maestro Raciti,  ad ogni ora ha un alunno e, nonostante tutti i limiti di un dialogo a “due dimensioni”, questo progetto, mai sperimentato prima, sta dando ottimi frutti.

Diversi sono gli escamotage messi in essere per sopperire a tale, imprescindibile, esigenza, ad esempio attenendoci alle ore curriculari ma “riadattandole” alle necessità dei ragazzi, perché non è detto che in ogni famiglia il collegamento sia disponibile per tutti.

In questo caso ci si organizza anche con lezioni registrate o perfino con video chiamate, ma sempre con il violino in mano perché: “per me è importante che i mie alunni mi vedano e mi sentano considerando che il violino, come tutti gli strumenti ad arco, ha una intonazione, una diteggiatura e della arcate da rispettare e da correggere subito qualora si sbagliasse”.

Un impegno giornaliero di quattro/cinque ore per “soli” quattro/cinque alunni, ma Raciti ci tiene a precisare che è fondamentale il fatto di non perdere il contatto visivo docente/ discente e questo vale per tutti, perché solo così si mantiene viva la conoscenza dei progressi/regressi compiuti dall’allievo, salvaguardando la missione educativa che è alla base di ogni disciplina che si insegna. Da qui, giusto per dare a Cesare quel che è di Cesare, scaturisce una nostra riflessione: magari potrà sembrare riduttivo questo impegno in confronto a chi sta combattendo in prima linea, ma non dobbiamo dimenticare che nessun regolamento impone di dare una continuità didattica, ma per gli insegnanti è ugualmente  importante proseguire il loro delicato lavoro educativo, non fosse altro  per una questione etica/morale che li spinge con passione in questa missione come quella di esercitare uno dei mestieri più belli, ma anche più complicati, al mondo. Una considerazione apprezzata in toto dal Maestro che, inoltre, ci ricorda che in questi giorni non è importante assegnare nuovi compiti e non dovremmo nemmeno farlo, perché il ragazzo, che già vive questi disagi, non può avere ulteriori disagi, “l’importante è dare il nostro contributo tenendo attiva la loro attenzione, seguirli se hanno voglia di studiare, perché noi abbiamo un dovere nei loro confronti a prescindere se legalmente spetta o meno”. E chiosa con un convinto: cerchiano di raccogliere il meglio dalle cose tristi!

Ultimo punto preso in esame è la dolente nota di una crisi che sicuramente sta investendo un settore che già di per sé non è che navigasse in buone acque, anzi… e questo nuovo tsunami crediamo tutti abbia spazzato via quel che rimaneva di una fragile struttura qual è il mondo artistico/culturale che si sorreggeva, e si sorregge, grazie anche alla, già flebile, presenza di un pubblico pagante.

E nel rispondere, il Maestro Raciti ci riporta indietro nel tempo, ricordandoci che nel Medioevo, durante la quaresima, erano vietate tutte le rappresentazioni teatrali su cui calava il caratteristico sipario dalla stoffa color viola, da questo, in maniera scaramantica, si dice che in teatro non bisogna mai vestirsi di viola perché… porta male. Oggi, in un azzardato ma calzante parallelismo, possiamo dire che la nostra quaresima è stata il Covid-19 e pertanto piove sul bagnato in un settore già in forte crisi e dove, per giunta, non è prevista cassa integrazione per un comparto formato da numerosissime maestranze tra coristi, musicisti, tecnici, senza dimenticare anche chi si esibisce nei pub, nei piano bar, compreso gli artisti di strada. Pertanto, finita l’emergenza, diverrà prioritario riorganizzarsi, rimodulare tutte le stagioni liriche, i concerti e tutto ciò che ruota intorno al mondo degli abbonamenti che i teatri sono stati costretti a sospendere e, siamo certi, riprendere non sarà facile. L’organizzazione sarà importante ma per adesso è molto prematuro parlarne, non possiamo sapere quando (speriamo presto) tutto questo finirà e in ogni caso bisogna sedersi al tavolo tutti insieme. Parole dette con un leggero tono di comprensibile sconforto perché è desiderio di tutti, aggiungiamo noi, che ci si desti prima possibile da questo incubo. E, quasi sovrapponendoci alle sue parole, concludiamo con un pensiero condiviso con il Maestro, dove siamo tutti d’accordo che l’importante è che quando si ripartirà, la polemica la si lasci ad altri e non dovrà mai essere presente nel momento in cui ci si incontrerà per riprogettare, perché siamo certi che: “ce la faremo alla grande!” E dopo questa ultima affermazione, da parte del Maestro Raciti, densa di buoni auspici, c’è solo un modo con cui possiamo sintetizzare e concludere questa lunga, quanto interessante, conversazione: ricordarsi di non smettere mai di sperare, non fosse altro che è una delle poche cose che ha il migliore rapporto costi/benefici, da tanta forza per proseguire i propri sogni e, soprattutto, non costa nulla.

Catania, 23 marzo 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto Fabio Raciti per Sport Enjoy Project Magazine )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com