Le lancette della storia e del dolore.

di Concetto Sciuto

C’è rappresentata tutta l’Italia in quelle ottantacinque vittime della strage terroristica più sanguinosa dal dopoguerra ad oggi. Provenivano da cinquanta città differenti, e alle 10.25 del 2 agosto di 40 anni fa divennero martiri di una guerra di cui, dopo quattro decenni, vorremmo tutti ancora comprenderne senso e finalità, e in ogni caso non giustificherebbero tanta efferatezza, tanto dolore.   Centinaia di storie personali sono state riscritte e cristallizzate un istante dopo che quelle lancette si sono fermate, per sempre, sul dieci e sul venticinque, storie che non sarebbero mai esistite perché conseguenza solo, ed esclusivamente, di quel folle gesto. Dal fratello dodicenne che non vedrà mai più la sorella diciottenne, o di un militare in licenza che non abbraccerà mai più il padre che lo attendeva in stazione, o di un bambino di soli tre anni, il più piccolo delle vittime, che non gli sarà concesso tempo per comprendere gioie, passioni e sacrifici che serba in seno l’unica vita che abbiamo a disposizione. O quella dell’autista dell’ATC, vettura 4030, della famosa linea 37 che fece tutto il giorno da spola prima dalla stazione all’ospedale, e dopo dall’ospedale all’obitorio, con i lenzuoli bianchi appesi ai vetri per preservare, da occhi indiscreti, un minimo di dignità ai feriti e alle vittime. Una vettura diventata simbolo dell’altruismo e dell’aiuto spontaneo, immediato, da parte di una città ferita a morte, di una mano tesa verso chi soffre, ma anche simbolo delle enormi contraddizioni che vivono in questo strano animale che è l’uomo: insensibile nel provocare tanto dolore, pronto a donare sé stesso per l’altro. Storie diverse, unica tragedia, medesime lacrime, stessa voglia di giustizia. Tutto questo ci ha unito nei quattro decenni, poi i colpevoli assicurati per sempre alle patrie galere lenisco un tantino le ferite sempre aperte dei parenti delle vittime. Mentre i mandanti, purtroppo, non ci sono più, e senza aver espiato un solo giorno di pena. Se esiste un aldilà e una giustizia divina chi di noi vorrebbe essere al loro posto? Noi non dimenticheremo mai questi innocenti, vittime di chi aveva il cuore annegato nell’odio e che batteva a ritmo dell’insipienza perché non conosceva cosa significasse il rispetto dell’altro e il valore del suo bene più prezioso. E adesso silenzio, dopo quarant’anni sta per fermarsi nuovamente il tictac di questa tragedia, così come ogni anno, così come ogni due agosto.

Catania, 2 agosto 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto Google immagini Roma Est Magazine )

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