Doppio venti e l’altra faccia della medaglia
Doppio venti e l’altra faccia della medaglia.
Strappate i calendari, eliminate tutto ciò che possa farci risalire o ricordare quest’anno, raccontate ai vostri nipoti che, per un’alchimia numerica, siamo transitati dal 2019 al 2021 e che il doppio venti non è mai esistito. Stiamo esagerando? No, per nulla. Anzi, se qualcosa di esagerato c’è è stato è proprio tutto quello che di inenarrabile è successo in questo 2020 una cifra diventata fastidiosa anche solo a pronunciarla. D’accordo tutti su questo naturale, quanto giustificato, sfogo, ma adesso da dove vogliamo cominciare? dite da marzo? No, prima, prima, perché già a gennaio s’intuiva che probabilmente stavamo andando incontro a dodici mesi di non facile gestione. In quanti ricorderanno che nei primi giorni, di questo innominabile anno, abbiamo rischiato una terza guerra mondiale? Pochi, ne siamo certi, ma tutti allora abbiamo pensato: “come inizio non c’è male”. La morte di Qasem Soleimani, ucciso da un drone americano, cui faceva seguito la reazione di Teheran che colpiva con dei missili due basi aeree americane in Iraq, ci spingevano verso il baratro di una guerra mondiale. Fate veramente fatica a ricordare vero? Eppure, giunti adesso a ridosso dell’ultimo giorno dell’anno, sarebbe stata la notizia più importante da menzionare se…se…non fosse scoppiata un’altra guerra. Dire quale o aggiungere altro sarebbe la cosa più banale che potremmo fare, l’importante è provare a comprendere ciò che è sempre stato sotto il nostro sguardo: siamo uomini, fragili, alla mercé della natura che quando decide lo fa e basta, senza fare sconti a nessuno. Abbiamo compreso, almeno si spera, che essere un divo dello spettacolo o dello sport, o il potente di turno, ti dona celebrità ma non ti allunga di un solo minuto la vita, che davvero il denaro non è tutto e che il clientelismo spesso non ripaga. Abbiamo imparato, si spera, i limiti, tanti, nel credere nel potere infinito nel gestire e programmare tutto in maniera razionale e non è proprio vero che il tempo non basta mai. Ne abbiamo avuto tanto a disposizione per fare ciò che non potevamo o non volevamo fare: è stato usato bene? Pensavamo che in democrazia la libertà di movimento fosse un bene sacro, inviolabile, e che certe tradizioni fossero inalienabili. Pasqua, Venticinque Aprile, Primo Maggio e tante domeniche trascorse tutti a casa, da soli a riflettere magari sulla pochezza e infondatezza di queste certezze. Poi siamo stati certi di avercela fatta anche questa volta, che forse tutte queste precauzioni fossero state esagerate. Tutti liberi, e ciò che è stato è stato. La presunzione non ripaga mai chiedendo il conto, molto più caro del precedente. Non scorderemo mai, e sottolineiamo mai, queste feste natalizie e i numeri a tre cifre, quasi a quattro, di decessi giornalieri.
Aggrappandoci a quell’infinitesimo aspetto positivo di questa tragedia dai contorni mondiali, tutto ciò ha rappresentato una lezione dura, concreta, reale, perché non esiste evento, triste per quanto vuoi, che non presenti almeno due facce: la buona e la cattiva, comprendere e apprezzare la prima sarà il lavoro più complicato. Adesso si cambia, arriva finalmente un nuovo anno, è chiaro che muta solo un numero e solo per convenzione sociale, ma se togliessimo anche questa speranza non ci rimarrebbe più nulla e oggi è un lusso che nessuno può permettersi. Noi per primi. E adesso impariamo a pensare da 2021 augurandosi che ci sia veramente qualcosa di buono.
Catania, 30; dicembre 2020
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
Fonte foto Google immagini freepik
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on line su www.soortenjoyproject.com
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