Diciottesima uscita della rubrica ” Ti dipingo così… A tu per tu, a parlar del più e del meno, con…”
Più essere che apparire: armonia, passione e amore per un’estetica al servizio degli altri. “L’artigiana” Maugeri ci racconta di Gabriella.
C’è un desiderio che alberga dentro ognuno di noi: realizzarsi in ciò che si fa, e questa è una delle poche certezze della vita. Avete qualche dubbio per questa, forse troppa perentoria, affermazione? Vuol dire che non avete avuto il piacere di dialogare con Gabriella Maugeri, dermo pigmentista ed oggi Master Assistent per la Sicilia, e tutto questo… “per amore, solo per amore” del suo lavoro, prendendo in prestito il titolo di un famoso romanzo. L’incipit della storia professionale, della nostra indomita interlocutrice, prende spunto da una “tragedia” sfiorata causa la pochezza di chi svolge un mestiere che, se eseguito con pericoloso pressappochismo, può lasciarti danni permanenti.
In breve, l’antefatto: anni fa Gabriella si sottopose a un trattamento estetico e pur preavvertendo che lo stesso non sembrava stesse rispettando, nella sua esecuzione, i canoni estetici basilari, subì un danno per fortuna di lieve entità.
Evento negativo che divenne ispiratore per la sua futura scelta professionale e, adesso, invitante argomento per la nostra prima domanda dove chiediamo se questa sua decisione, di inerpicarsi in un mestiere per nulla semplice, è stata mosso da un senso di riscatto o di “vendetta” per ciò che aveva subito. La domanda, pur afferendo alla sua triste esperienza, sta come un vestito XXL in un corpo esile, perché l’amore per il suo lavoro nulla ha a che fare con termini come riscatto o vendetta.
Difatti, replica Gabriella, “è nell’errore che è stato commesso sulla mia persona che ho colto il lato positivo: difatti da quel giorno decisi cosa avrei fatto nella vita! aiutata anche da una mia propensione per il mondo dell’arte, ad esempio fin da bambina amavo disegnare” Questa risposta, diretta, schietta e senza untosi fronzoli, sostenuta inoltre da una verve che esonda dalla sua voce, ci apre un’autostrada per la seconda curiosità, come quella di comprendere cosa intendesse quando, in una sua dichiarazione “dietro le quinte”, ha affermato che: “volevo portare in Sicilia innovazione a un gusto troppo retrò”. “Sì confermo”, replica senza titubanze Gabriella. “Era a dir poco orribile vedere, ad esempio, uno “stampino” di sopracciglia come fosse un tatuaggio, si trattava di un artificiale make up da innovare urgentemente! La naturalezza è, e sarà sempre, il mio spirito guida.”
Bene, una risposta perentoria, corroborata anche da una dettagliata descrizione dello studio personalizzato che Maugeri fa della forma della morfologia dell’occhio e del microblading, tutto ciò per ottenere una quasi autenticità del pelo che sembri effettivamente quello del proprio sopracciglio. In questo da sottolineare un particolare non irrilevante: l’uso di una tecnica artigianale, senza uso di strumenti elettrici.
Ma perché ci siamo addentrati in aspetti così tecnici quasi da brochure? Perché spesso sono i dettagli a fare la differenza, e Gabriella Maugeri rappresenta la giusta sintesi tra lavoro e passione senza inutili fronzoli legati a gusti retrò o palesemente artificiosi che regnano, da troppo tempo, in questa professione afferendo, inoltre, a un concetto di artigianato che potrebbe far sorridere nell’era dei freddi byte.
Imparando pian piano a conoscerla meglio, c’è però qualcosa che continua a stridere, come insopprimibile luogo comune, in questo suo lavoro che spazia sempre in quella borderline tra il futile e il bello “necessario”.
Pertanto, non percependo alcun timore nel risponderci, proviamo a trascinarla nel “campo minato” della ricostruzione delle labbra, spesso volutamente famose per “esagerati” interventi, chiedendo come procede “l’artigiana” Gabriella alla richiesta di realizzare delle labbra rasenti, a volte, la volgarità.
La replica arriva immediata, accompagnata da una irremovibile coerenza: “come ho detto amo tutto ciò he è naturale, stile compreso, quindi anche in quelle condizioni, dove esiste un evidente rischio di finzione, mista a volgarità, preferisco agire sempre con un naturale color carne, un rosato, senza andare a ingrandire le labbra, e questo anche se dovesse andare contro i miei interessi mi rifiuto di farlo, fa parte della mia politica.
Se non applicassi questi principi, il mio modus operandi cozzerebbe con la Mission iniziale: quella dove ho deciso di mettere, prima di ogni cosa, la naturalezza al cento per cento affinché non si diventi “tutti uguali””
Una risposta dove basterebbe estrapolare quel “anche se dovessi andare contro i miei interessi mi rifiuto di farlo, questo fa parte della mia politica”, per confermare come il carattere si specchia, soprattutto, in ciò che si fa e non solo in ciò che si dice. Non vi basta? Occorre un’ulteriore conferma per apprezzare ciò che di passionale e professionale alberga nella nostra interlocutrice?
Vi accontenteremo raccontandovi la scelta, davvero da quinta essenza della filantropia, di Gabriella, come quella di far parte dell’iniziativa: “Pay with smile”, iniziativa che ci distanzia anni luce da un mestiere, come quello del dorato modo dell’estetica, che lascia ben poco spazio all’altruismo. L’idea, letteralmente traducibile in “Pagare con il sorriso”, è nata nell’alveo di una grande accademia mondiale serba e che la ragazza ha portato in Sicilia.
Nello specifico a Milano, nel centro Humanitas, si offre la possibilità di usufruire, gratuitamente, di un trucco semi permanente, o la ricostruzione dell’areola mammaria, per “rimediare” a invasivi interventi chirurgici necessari per rimuovere la zona tumorale.
Riportare una donna a potersi guardare orgogliosamente allo specchio per lussuriosa vanità? “No, sarebbe riduttivo e ingiusto per chi ha visto deturparsi prima l’anima e poi il corpo da una malattia terribile come il cancro”. Risponde Gabriella che, dopo un attimo di pausa dettata dalla commozione, aggiunge: “anche se alcune ricostruzioni non si vedono, in ogni caso la donna viene privata dalla femminilità e questo abbassa, inevitabilmente, l’autostima, mentre così sarà più a suo agio con sé stessa e nel rapporto con il compagno. Ma cosa ancor più importante: non deve nascondersi davanti a uno specchio!” replica la professionista catanese con incontenibile emozione, e un malcelato luccichio che appare nei suoi indomiti occhi. “Prioritario diventa per me ricostruire quella componente di femminilità devastata dall’azione del chirurgo che altro non poteva fare, è un modo diverso per dire: ho vinto io!” Conclude con una punta di sano orgoglio.
Il dubbio, di come si possa decidere chi farà parte di questa generosa scelta, sta alla base della nostra prossima domanda.
“Ovviamente ci sono lunghe liste da attesa, e un metro di misura è senz’altro l’empatia che mi trasmette la foto che mi inviano, oppure sono ispirata dal messaggio vocale che ricevo.
Capisco che l’empatia è un termine in disuso, ma in questo caso io lavoro con gli occhi e…il cuore. In ogni caso non faccio una differenza di ceto, perché sono tutte persone che hanno già sofferto e rimediare diventa una esigenza prioritaria rispetto al ceto sociale”.
Cosa farai da grande? è l’ultima domanda che le poniamo.
“Sicuramente questo per tutta la vita, ma forse mi cimenterò anche nel canto, cosa che a volte faccio quando ho dei clienti con cui entro, manco a dirlo, in empatia e chissà se un giorno…
Non completa la frase la nostra simpatica interlocutrice, e nemmeno noi desideriamo che lo faccia, come se, scaramanticamente, rivelare del tutto questo suo intimo sogno potrebbe dissacrarne la realizzazione. Nel salutarla, andiamo via con una certezza: adesso descrivere il lavoro di Gabriella Maugeri, solamente con il termine “dermo pigmentista” e Master Assistent, è in ogni caso riduttivo perché, inevitabilmente, decurteremmo quella sensibilità, altruismo e componente umana che sono, e saranno sempre, distintivi punti cardinali impiegati nel suo incedere in quel mare magnum che spesso è il mondo dell’estetica.
Catania, 3 giugno 2021
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( Fonte foto Junior Claudio Christensen Theill )
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on line su www.sportenjoyproject.com