Al Catania basta un’autorete contesa per aver ragione di un Acireale compatto ma sterile.
Di Tino La Vecchia
Catania e Acireale, una rivalità che non ha senso e che in tanti non hanno mai capito.
Basti pensare che l’ultima fermata dell’autobus di linea urbana di Catania confina col
territorio di Acireale. Eppure, è una rivalità che esiste, una rivalità cittadina che ha
lontane radici storiche ed è stata alimentata anche da qualche vicenda sportiva. Per
tutte una: con l’Acireale impegnato a disputare i Play off , in piena corsa verso la
serie B, l’allora presidente dell’Acireale Nino Pulvirenti e il DS Pietro Lo Monaco
abbandonarono la società granata per scegliere il Catania, che riportarono in serie A
dando avvio agli indimenticabili anni d’oro.
Ai tifosi acesi non andò giù quello sgarbo che venne considerato un vero e proprio
“tradimento”, anche perché l’Acireale, dopo l’ancor fresco ricordo dei campionati
cadetti, non ha visto più la luce calcistica.
Le note e disgraziate vicende del Catania, con l’inevitabile fallimento, hanno fatto
ritrovare le due squadre in serie D.
Lo scenario rispecchia le realtà urbane: il Catania, leader incontrastato del
campionato di serie D, a rappresentare la città metropolitana, l’Acireale, in verità
molto deludente dopo il bel campionato dello scorso torneo, che rappresenta quella
storica cittadina che ritiene, e forse non a torto, di avere le carte in regola per essere
un capoluogo di provincia. Aspirazione anche legittima, se non fosse che ad
impedirlo è proprio quell’autobus di linea urbana in grado di collegare i due territori.
Per i tifosi del Catania una gara come le altre, l’importanza è racchiusa solo nei 3
punti, visto che non mi risulta che nei tifosi rossazzurri ci sia quell’acrimonia nei
confronti dei tifosi acesi e dell’Acireale. Anzi, i tifosi del Catania hanno guardato
l’Acireale sempre con simpatia, forse perché, tranne rare eccezioni, sono sempre stati
abituati a guadare dall’alto in basso, con un’aria di superiorità, che non è mai andata
giù ai sostenitori granata. È avvenuto nell’ormai lontano 1974-75, quando il Catania
travolse al Cibali per 6-0 i granata, in un campionato di serie C che era una sorta di
B2, vincendo l’avvincente testa a testa con il Bari. Al contrario di quel che possa far
pensare il risultato finale di 6-0, chi, come me, era presente in tribuna ad assistere a
quella indimenticabile gara ebbe modo di dire: “Gran bella squadra questo Acireale,
ma noi siamo il Catania e non ce ne è per nessuno”.
Già, noi siamo il Catania. Seppur declassati, seppur in serie D, i tifosi rossazzurri si
sono presentati al cospetto dell’Acireale con le stesse credenziali: squadra imbattuta
con 10 vittorie e 2 pareggi e lanciatissima verso il ritorno in serie C.
E l’Acireale? I granata dato il benservito a all’ex rossazzurro Giovanni Marchese, a
loro modo causa della classifica deficitaria, hanno avuto una reazione rabbiosa
andando a vincere 4-0 a Castrovillari, poi sono lentamente scivolati in classifica,
realizzando, dopo l’impresa di Castrovillari, solo 4 reti in 9 gare, a dimostrazione che
la causa dei guai non era da ricercare nell’allenatore. Così l’Acireale si presentava al
Massimino col terz’ultimo attacco del campionato, dopo questa gara diventato
penultimo, con sole 9 reti in 12 gare disputate, adesso 13, ma con la seconda miglior
difesa del torneo, sole 9 reti subite, alle spalle della difesa etnea che di reti ne aveva
subite 6.
Insomma, con due difese così ermetiche potevano anche esserci i presupposti per lo
0-0 finale, se non fosse stato che il Catania aveva ed ha il miglior attacco del
campionato.
Ferrero ha riproposto Lodi che con Vitale e Rizzo ha formato il consueto
centrocampo, poi Bethers in porta, il reparto difensivo composto da Boccia, che
sembra essere diventato titolare fisso, con Lorenzini, Castellini e Rapisarda. Il
centrocampo a tre con Vitale, Rizzo e Lodi in attacco con Sarno e Sarao c’è De Luca.
Ma il Catania ha la panchina lunga e di primissima qualità e quando gli avversari
vanno in debito di ossigeno i nuovi entrati fanno la differenza. Oggi i nuovi entrati
sono stati i consueti, ovvero Palermo, Jefferson, Andrea Russotto, Forchignone e il
riproposto Ferrara, tutti hanno dato il loro contributo per ottenere una vittoria
striminzita, sofferta, ma meritata.
Un primo tempo stile Mondiale in Qatar, dove per vedere un tiro in porta devi
pregare in tutte le lingue, ma qualitativamente migliore di tante gare. Il Catania al
piccolo trotto che si limita a un possesso prolungato di palla, ma di vere palle gol
nemmeno l’ombra, eccetto un bel tiro di Limonelli al 10’ mandato in angolo da
Bethers. Qualche dubbio al 28’ quando in seguito a un calcio d’angolo battuto da
Lodi il portiere dell’Acireale Giappone perde la palla che viene spedita in rete,
l’arbitro ferma il gioco ma pare che l’estremo difensore dell’Acireale sia stato
ostacolato da un suo compagno di squadra. Alla fine dell’unico minuto di gara
concesso dall’arbitro di colore Jules Roland Mbei della sezione di Cuneo, che ha ben
diretto, l’episodio determinante: Lodi lancia Rapisarda che va via sulla destra e
pennella un perfetto cross, Guarino, nel tentativo di anticipare De Luca insacca nella
propria porta per la più classica delle autoreti. Segnatura contesa in quanto De Luca
afferma di aver anche colpito il pallone, ma appare chiaro che il difensore granata,
sovrastandolo in statura, lo anticipi.
Nella ripresa il Catania cerca di mettere al sicuro il risultato, l’Acireale gioca benino,
è compatto ma non ha unghie per graffiare, né riesce ad approfittare dell’unica
distrazione difensiva degli etnei.
Il Catania, così, conquista la sua undicesima vittoria su 13 gare mentre le squadre
rivali scompaiono, il Lamezia bloccato dal Covid, la Vibonese fermata in casa dalla
Sancataldese, prossima avversaria del Catania.
Una gara non certo bella, ma al Mondiale si è visto di peggio! A mio avviso i migliori
Castellini e Lodi per il Catania e Brugaletta e il catanese Saro Bucolo fra i granata,
ma il resto dei giocatori non ha demeritato meritando la sufficienza piena.
Come in quel 1975 si può dire: “gran bella squadra l’Acireale, ma il Catania è il
Catania”.
Perdonatemi però, a tanti di quei calciatori del Catania e dell’Acireale edizione 1974-
75, nel calcio attuale, la serie B andrebbe stretta.
Facebook comments:
Lascia un Commento
Occorre aver fatto il login per inviare un commento