Dopo il deludente pareggio ottenuto al Gaetano Bonolis di Teramo,
contro la Monterosi, cenerentola del campionato, maturato nei minuti
di recupero, per il Catania sono stati giorni di roventi polemiche.
Diversi mezzi d’informazione sportiva, più o meno autorevoli e
attendibili, hanno dato per scontato l’esonero del tecnico Luca
Tabbiani. Alcuni hanno diffuso la notizia di incontri con i probabili
sostituti, addirittura c’è stato qualcuno che ha persino intravisto un
tecnico consumare una granita in un noto bar cittadino!
Non è successo nulla! Pur nell’evidenza di un ruolino di marcia
tutt’altro che esaltante, nell’imminenza della gara contro l’Avellino la
società, giustamente, ha confermato la fiducia al tecnico genovese,
ribadendola con forza e autorevolezza.
Ma per tanti, quella concessa a Tabbiani si è trattata di una fiducia a
tempo, legata ai risultati ottenuti nelle prossime gare.
Al Massimino, per la sesta gara casalinga del campionato, arriva
l’Avellino, trasformato dalla cura del nuovo tecnico Michele
Pazienza. Il tecnico pugliese, di due anni più giovane di Tabbiani,
dopo lo strepitoso campionato alla guida dell’Audace Cerignola, che
si è giocata la promozione in serie B nella fase nazionale dei Play off,
era rimasto, clamorosamente, senza panchina!
L’ex mediano di Fiorentina, Napoli e Juventus, aveva tutti i requisiti
per approdare in una piazza prestigiosa di serie C, ma il Benevento
aveva puntato su Matteo Andreoletti, il Crotone confermato Lamberto
Zauli, l’Avellino, nonostante il disastroso campionato precedente,
aveva dato fiducia a Massimo Rastelli e il Catania, fra la sorpresa
generale, aveva deciso di scommettere su Luca Tabbiani, proveniente
da due salvezze risicate col Fiorenzuola e alla prima esperienza fra i
campi infuocati del girone C.
Dopo le prime due sconfitte iniziali l’Avellino, consapevole
dell’errore fatto nel confermare Rastelli, non ci ha pensato due volte,
ha esonerato il tecnico di partenza e si è affidato a Pazienza. Il tecnico
ha risposto alla grande e prima della gara del Massimino in otto gare
alla guida dei Lupi dell’Irpinia aveva conseguito 6 vittorie, un
pareggio e la sola sconfitta di Messina, con ben 14 reti realizzate e
sole 3 subite, portando l’Avellino al secondo posto a pari merito col
Benevento.
Di converso Tabbiani alla guida del Catania ha confermato dubbi e
perplessità, emerse in maniera prepotente già nell’amichevole col
Paternò conclusa a reti bianche e nella pesante sconfitta per 4-1
nell’amichevole col Ragusa.
Quindi, un Catania-Avellino che si presentava con due tecnici in un
momento della carriera diametralmente opposto: Luca Tabbiani,
apparentemente rinfrancato dalla fiducia datagli dalla società, ma con
la valigia pronta in mano e Pazienza tranquillo sul carro dei vincitori.
Il tecnico del Catania, teso come corde di un violino, era consapevole
che con una vittoria non solo avrebbe rinforzato la sua panchina, ma
avrebbe potuto imprimere la svolta decisiva al campionato dei
rossazzurri, in attesa di ben tre trasferte consecutive!
Ancora una volta Tabbiani ha fallito la prova del riscatto e la squadra
con un -10 in Media Inglese è precipitata in graduatoria.
Tabbiani ha schierato il Catania, privo del bomber Samuel Di
Carmine e di Marsura, vittime della lunga serie di infortuni muscolari
che hanno afflitto in questo primo quarto di stagione i rossazzurri, con
un 4-3-3 con Bethers in porta, Curado e Quaini centrali Silvestri,
Mazzotta e Rapisarda esterni, poi a centrocampo Zammarini,
Ladinetti e il rientrante Rocca, in avanti Chiricò con Bocic, Dubiskas
e Bocic in avanti. Rizzo, sospeso dalla società per cinque giorni, non
è nemmeno in panchina, dove si rivede, De Luca. Sorprende e non
poco la presenza di Quaini centrale, autore di una brutta prova,
preferito a Lorenzini e a Silvestri. Nell’Avellino alcune assenze di
rilievo, fra queste quella del bomber Patierno, ma la squadra ha il
morale alto in quanto viene da quattro vittorie consecutive. Pazienza
si affida allo schema 3-5-2 con Ghidotti in porta, Cancellotti,
Benedetti e Mulè nel reparto difensivo, Varela, Pezzella, Armellino,
Sannipoli e Ricciardi a centrocampo; Sgarbi e Marconi in avanti.
Inizio timoroso di entrambe le squadre che si temono e non vogliono
rischiare più di quel tanto. Avellino subito pericoloso al 6’ e Catania
che stenta a carburare. Al 10’ gli irpini passano in vantaggio con un
calcio di punizione di Marconi, ma il tocco della barriera è decisivo a
spiazzare Bethers. Il Catania reagisce e al 20’ Bocic, solo in area,
calcia addosso a Ghidotti. Il Catania ha la più grossa occasione della
gara con un calcio di rigore, dal dischetto va Chiricò ma Ghidotti si
tuffa alla sua sinistra e respinge. Al 31’ palo clamoroso di Mulè a
Bethers battuto.
Dopo un primo tempo equilibrato, nella ripresa il Catania sparisce dal
campo. Dominio quasi costante dell’Avellino con il Catania che cerca
di imbastire alcune azioni ma lo fa in maniera confusionaria.
Tabbiani ritarda i cambi, mentre Pazienza capisce che è il momento di
infliggere il colpo di grazia agli avversari e lo fa inserendo la punta
Gori. Proprio il nuovo entrato al 73’ raddoppia al termine di una
pregevole azione di contropiede. Il Catania sbanda, il pubblico fischia
e reclama l’allontanamento del tecnico a gran voce.
Non c’è più storia, l’Avellino di Michele Pazienza, 5 vittorie
consecutive, vince con merito, il Catania di Tabbiani, alla terza
sconfitta in casa su sei gare, sprofonda.
Il futuro di Tabbiani è incerto e, visti i risultati disastrosi ottenuti dal
tecnico ex Fiorenzuola, non si esclude un ribaltone in panchina.