Cianci colpisce ancora, ma nella ripresa il Catania scompare dal campo e a sette minuti dalla fine svanisce il sogno.
Play off crudeli, una delle due semifinali sarà Vicenza-Avellino, in certo senso una finale anticipata. Il Catania è stato sfortunato in quanto ha dovuto incontrare l’Avellino e poi, in caso di passaggio del turno, ci sarebbe stato il Vicenza.
Ma mettiamo da parte la fede per i colori rossazzurri e diciamolo con molta onestà, qualunque sarebbe stato il sorteggio il Catania avrebbe avuto poche possibilità di andare avanti. Ad eccezione del Padova, pur secondo alla fine della regolar season, in chiara fase calante, svuotato di energie e mal guidato da un allenatore più perdente che vincente come Massimo Oddo, le altre sei squadre delle otto rimaste erano superiori al Catania.
Eppure, il Catania, dopo aver superato a fatica i ragazzotti dell’Atalanta U23, grazie al fatto di essere “teste di serie”, è andato vicinissimo all’impresa di fare fuori una delle favorite per la promozione in serie B, l’Avellino guidato in maniera magistrale da un giovane tecnico emergente come Michele Pazienza, ed è andato a un passo dall’impresa grazie a Pietro Cianci, punta di diamante dell’attacco rossazzurro che, dopo essersi inventato la rete al Massimino che ha piegato gli Irpini, dopo appena 10’ ha realizzato una rete da gran fuoriclasse al Partenio Lombardi con una “zampata” su cross di Ndoj, mettendo i tifosi rossazzurri in condizione di sognare.
Ma il Catania, una volta in vantaggio, non ha avuto il volto della grande squadra, ci ha tentato solo al 17’ Cicerelli con una staffilata da lontano.
Di Carmine, copia sbiadita dell’ottimo attaccante che ha calcato i campi della serie A e della serie B, sia nel primo che nel secondo tempo non ha trovato il guizzo giusto per chiudere il conto.
Si è andati a riposo con i rossazzurri in vantaggio per 1-0 dopo un buon primo tempo, ma dopo l’intervallo il Catania è scomparso dal campo e si è subito temuto il peggio.
A inizio ripresa l’Avellino si è riversato nella metà campo del Catania e al 52’ ha pareggiato con un gran tiro di fuori area di Liotti, bravo a finalizzare sugli sviluppi di un cross di D’Ausilio respinto in maniera difettosa da Furlan.
Trovato il pari i padroni di casa si sono galvanizzati e la gara si è trasformata in un monologo con l’Avellino riversato nella metà campo del Catania. I rossazzurri hanno stretto i denti, hanno cercato di giocare col cronometro, ma alla fine non hanno mai dato l’impressione di poter essere la squadra in grado di superare il turno, vincere i Play off e andare in serie B.
In verità, quest’impressione i ragazzi di Zeoli non l’hanno data nemmeno nelle due gare disputate con l’Atalanta U23.
Il Catania ha risentito a centrocampo la mancanza di un elemento come Zammarini e Sturaro, mandato in campo all’80’ al posto di Tello, ha ribadito quanto fallimentare sia stata la sua esperienza in rossazzurro.
Così, a forza di costringere il Catania a rintanarsi all’indietro, a sette minuti dalla fine l’Avellino ha realizzato la rete della qualificazione: il neo entrato Russo ha messo in moto Frascatore, cross per Patierno che ha toccato appena di testa un pallone che arrivava fuori area per D’Ausilio che lasciava partire una gran fucilata di sinistro che non lasciava scampo a Furlan.
Il Catania, letteralmente scomparso dal campo nella ripresa, non ha avuto nemmeno un briciolo di forza per ribellarsi all’eliminazione.
Si chiude così una delle stagioni più strane di tutta la storia del Catania, che ha visto un suo allenatore, Cristiano Lucarelli stabilire il record negativo di media punti. Michele Zeoli che lo ha sostituito ha fatto molto meglio di Lucarelli, anche se non ci voleva molto a fare meglio. Salvata la squadra all’ultima giornata dalla “vergogna” dei Play out, si è giocato gli spareggi per la promozione mettendo su una formazione volenterosa e con una precisa fisionomia di gioco.
Ma il Catania era quello e non poteva fare di più e quella squadra che, secondo il suo predecessore a maggio e giugno avrebbe dovuto “volare” ha mostrato tutti i limiti di una condizione atletica sbagliata sotto la gestione di Luca Tabbiani e di un’impostazione tattica incomprensibile sotto la gestione di Lucarelli.
Adesso si chiude un capitolo e si deve pensare alla prossima stagione, magari partendo da alcuni elementi come Cianci, Castellini e Monaco e avendo il coraggio di tagliare dove c’è da tagliare.
Non si può andare in serie B con elementi che a partire dall’ingaggio di gennaio hanno disputato un minutaggio equivalente a quattro gare e mezza. In serie C bisogna correre e lottare, anche se non si sono mai disputate gare di Coppe europee.
Insomma, in serie C vale il detto “meglio un asino vivo che un dottore morto”. Comunque la società ha centrato l’obiettivo dei Play off e il Catania ha vinto la Coppa Italia di categoria.
Stagione positiva? Così è (se vi pare).
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