Banksy a Catania: il super potere di rimanere nell’ombra.
Rimanere sconosciuti agli occhi del mondo, nonostante la tua arte sia famosa più in quel medesimo mondo, come quello consumistico, che combatti e denunci attraverso le tue opere. Un paradosso che non deve meravigliare più di tanto quando parliamo di Banksy di Bristol, un’artista mondiale di cui nessuno conosce il suo volto ma milioni di appassionati di street art conoscono le sue opere, uniche, dirette, provocatorie, caustiche, belle nel potere della loro sintesi grafica. Ed è stavolta Catania che accoglie la mostra con le opere più famose e l’occasione è tra le più ghiotte per ammirare da vicino la portata semantica, attraverso il disegno, i colori, le didascalie, i messaggi di protesta tutti sussunti dei suoi disegni. Protesta e denuncia di una società che vede sbriciolare i valori cardine sotto i colpi della violenza, delle ideologie estreme, di una religione che non svolge a fondo il suo “dovere” e di un consumismo estremo disposto a fagocitare anche sé stesso. Volendo, l’esposizione potrebbe rappresentare, nella logica dell’artista e nelle intenzioni finali dei suoi messaggi, una contraddizione racchiusa nell’asettiche mura di una mostra, eppure anche questo potrebbe essere un mezzo per veicolare disappunti e proteste, fosse anche una ciambella o un latte avvelenato. Mostra articolata che richiede una spiegazione da parte della sua curatrice, Sabrina Di Gregori, che ci fa notare che la stessa è strutturata “cominciando dalle serigrafie, più o meno in senso cronologico, dalle più vecchie alle più recenti, anche se non è questo il senso della mostra. Si prosegue fino ad arrivare al primo muro, a seguire il secondo muro e poi termina con una sezione musica e una sezione memorabilia di Dismaland, un parco che ha fatto Bansky. Quindi, di base ci sono le serigrafie tutte realizzate da lui e inoltre vi è un altro muro più grande che sarà inaugurato sempre oggi al Centro Sicilia. Nella sezione musica ci sono tipo i vinili di cui ha disegnato le copertine”. Domanda di rito: perché Catania? “Lo spazio ci sembrava bellissimo, io avevo già curato la mostra due/tre anni fa Bansky-Warhol al Palazzo Platamone insieme a Giuseppe Stagnitta. Catania è una città di mare e Bansky viene da Bristol (Inghilterra), anch’essa città di mare…anche questa è una cosa più per battuta… possiamo dire che Catania ha, comunque, una bellissima scena underground di artisti, di arte urbana; quindi, insomma ci sembrava una città giusta”.
I murales più importanti? “Senza dubbio sono Robot/Computer Boy, realizzato a Devon (Inghilterra), è stato fatto in una parete di un albergo, e difatti gli occhi del computer corrispondono alle prese d’aria della cucina che c’era dietro.
C’è anche un bambino con il volto coperto di un cartone, si dice che sia Bansky da piccolo, ad un certo punto è stato cancellato solo il bambino e si dice che sia stato lo stesso artista a cancellare se stesso, poi è stato rifatto. Il famosissimo “Love Is In The Air”, Flower Thrower (Lanciatore di fiori), realizzato a Gerusalemme e “Girl with Balloon” (la bambina con il palloncino), Londra.
Heart Boy, Londra: c’è questo bambino che dipinge questo cuore rosa con il pennello, richiama un po’ queste inversioni rispetto agli stereotipi di genere, non si immaginerebbe un bambino che fa un cuore rosa, ma una bambina invece si, ribalta continuamente la semantica un po’ delle immagini”.
Una chicca finale? “Il CD di Paris Hilton: in occasione dell’uscita del suo disco, Paris Hilton chiese a Bansky di avere un ritratto, lui, naturalmente, non ci pensò nemmeno, ma quello che ha fatto è stato andare in cinquecento mega store in Gran Bretagna, comprare cinquecento CD di Parisi Hilton, di cui ha rimasterizzato il CD all’interno, ha rifatto il libretto, li ha riconfezionati e riportati nei mega store dove li aveva comprati e li ha lasciati lì. Prendeva così in giro Paris Hilton, mettendogli la testa del suo chihuahua. Chi ha comprato il CD in realtà si è ritrovato un’opera di Bansky!
Altro da aggiungere? Sì, la visita vale bene il tempo speso.
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