I bambini come futuri ambasciatori di un valore imprescindibile come l’Unità Nazionale, di pace e a salvaguardia della memoria storica.  Questa potrebbe essere la sintesi della mattina dedicata alla giornata del 4 novembre che si è celebrata in tutta Italia, sia in ricordo della fine della Grande Guerra, sia come “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”.

Anche l’Amministrazione di Camporotondo Etneo, insieme a tre classi elementari della quinta E/F/G della scuola Elio Vittorini, hanno voluto commemorata questa giornata dedicandole alcune ore che hanno racchiuso diversi, significativi, momenti. Il primo con un momento di preghiera tutti riuniti nella chiesa di Sant’Antonio Abate da padre Alfio Caruso a cui ha fatto seguito un suo un accorato messaggio di pace, soprattutto in un periodo dove la guerra non conosce ancora la parola fine. Poi, quasi in processione, tutte le tre classi, accompagnate dalle maestre insieme all’Amministrazione Comunale, ai Carabinieri della locale stazione, alla Protezione Civile e da alcuni rappresentanti della Proloco, si sono diretti verso il piazzale Caduti di  Nāṣiriya, luogo simbolo per antonomasia soprattutto in questa giornata, piazzale dove risiede, inoltre, un monumento dedicato ai camporotondesi caduti nelle due guerre mondiali.

Nomi di silenti eroi tutti ricordati dal Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Torrisi, emozionante momento insieme a un altro come la lettura di quattro poesie quasi recitate da alcuni bambini delle tre classi. A conclusione c’è stato un forte, fortissimo, richiamo del Sindaco Filippo Rapisarda proprio sul concetto di Unità Nazionale e del suo, personalissimo, timore (o quasi certezza) che lo stesso, negli anni, sia stato depauperato dall’importanza di come quest’ideale sia fondante della nostra identità di italiani.

Un ideale che ci si augura le nuove generazioni possano salvaguardare, ma solo se quelle attuali riusciranno, grazie anche a giornate come quelle di oggi, a trasmettere un sentimento che dovrebbe essere inalienabile in chi nutre ancora un minimo di speranza nel concetto di Nazione.