Il Catania non supera la prova del 9 e dopo otto risultati utili
consecutivi viene sconfitto dal forte e furbo Avellino, lanciatissimo
verso la meritata promozione diretta in serie B.
Il Catania, già aritmeticamente qualificato per il Play off, adesso
dovrà fare i salti mortali per presentarsi agli spareggi in una buona
posizione di classifica.
A scanso di equivoci, diciamo subito che i lupi dell’Irpinia, a tratti
antipatici e indisponenti per l’atteggiamento tenuto in campo, non
hanno rubato nulla e hanno meritato di portare a casa i 3 punti che li
avvicinano al ritorno in serie B.
Qualcuno in casa Catania avrà fatto male i conti. La scelta della
Lega, che imperterrita continua a consentire che squadre impegnate
per lo stesso obiettivo disputino le gare in giorni o orari differenti, ha
condizionato in partenza Catania-Avellino.
Nel primo pomeriggio l’Audace Cerignola aveva vinto 2-0 fuori casa
e con i tre punti si era portata a quota 64, strappando il primo posto
agli Irpini, fermi a quota 63. In tanti hanno pensato che per riprendersi
il primato alla squadra di Biancolino necessitasse la vittoria a tutti i
costi.
Niente di più falso in quanto col pareggio pugliesi e campani si
sarebbero trovati appaiati a quota 64, alla pari nei confronti diretti ma
con l’Avellino in largo vantaggio nella differenza reti, quindi
promosso. Pertanto, all’Avellino nella gara contro il Catania per
rimanere in testa bastava soltanto un punto.
Era facile intuire che i biancoverdi avrebbero cercato la vittoria ma
senza rischiare più di quel tanto.
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Anche al Catania serviva solo un punto in quanto rischiando di
perdere, come è poi avvenuto, le cose si sarebbero complicate e non
di poco.
Certo la vittoria, oltre a rappresentare una vittoria di prestigio e il
giusto congedo da un pubblico che durante la stagione ha sempre
sofferto, avrebbe messo in cassaforte il quinto posto, con concrete
speranze di poter puntare anche al quarto posto detenuto dal Crotone.
Ma valeva davvero la pena rischiare? Il risultato finale scioglie da sé
il quesito in quanto il Catania, con la gara incanalata in un logico
pareggio, non si è accontentato, ha cercato di vincere.
All’Avellino il pareggio sarebbe andato bene, ma la sconfitta gli
avrebbe fatto perdere il primato e forse anche la promozione, quindi
non poteva rischiare di perdere.
Il Catania si è sbilanciato in avanti lasciando una voragine ed è stato
punito, forse oltre i propri demeriti.
È inutile prendersela con l’arbitro, che appartiene all’infinita lista dei
mediocri, ha sbagliato tanto, ma non ha negato ai rossazzurri né rigori
netti né annullato reti valide. Non serve imprecare contro Cosimo
Patierno che ha fatto il suo mestiere, cioè quello di segnare, lo stesso
mestiere che al Catania dovrebbe svolgere Montalto. E non bisogna
colpevolizzare più di quel tanto nemmeno il portiere Andrea Dini, lui
non ha colpe, in quanto, per chi lo avesse dimenticato, lui è il terzo
portiere e non è certo responsabile se i due che lo precedono nelle
gerarchie si sono infortunati.
Niente se e niente ma, il Catania, dopo una lunga striscia di risultati
positivi, ha perso in casa contro l’Avellino perché gli Irpini hanno
l’organico più ampio e molto più forte in alcuni ruoli chiave, basta
fare i nomi del portiere Iannarilli, di Cancellotti, D’Ausilio, Palumbo,
Palmiero, Rigione, Sounas e delle due punte Patierno e Lescano.
Insomma, un organico che potrebbe ben figurare anche in serie B.
Ma l’Avellino ha tirato solo due volte in porta e il pareggio sarebbe
stato il risultato più giusto? Certo è così, ma gli uomini di Toscano,
anziché spegnere la gara e tentarci con la massima prudenza hanno
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scelto di rischiare e non sempre chi rischia è premiato, anche perché
non c’era tutta quest’esigenza di farlo.
Molti pensano che l’Avellino abbia rubato la vittoria, io non la penso
così. Dotato di un tasso tecnico complessivo superiore e di
meccanismi collaudati, l’Avellino ha solo sfruttato gli errori del
Catania.
Ancora alle prese con le numerose assenze Toscano ha presentato un
3-4-2-1 con Dini in porta, Ierardi, Di Gennaro e Celli, Raimo, De
Rose, Anastasio e Di Tacchio a centrocampo. Più avanti Jimenez,
Lunetta e De Paoli. Spinto dal numeroso pubblico il Catania è partito
forte e ha avuto il torto di andare presto in vantaggio: erano trascorsi
otto minuti quando un cross di De Rose veniva toccato da Jimenez e
su un rimpallo Lunetta veniva a trovarsi solo in area. La prima
conclusione veniva respinta da Iannarilli, ma Lunetta riprendeva e
siglava il vantaggio del Catania e la sua sesta rete stagionale.
Feriti i lupi reagiscono subito con decisione. Al 12’ Sounas appoggia
al limite dell’area di rigore per Patierno che lascia partire una
stupenda parabola che, con Dini troppo avanzato, si spegne
all’incrocio dei pali.
Il centroavanti, irritante, dopo la rete prende in giro i tifosi del Catania
mimando con le mani il gesto dell’urlo che aveva accompagnato la
rete precedente rete di Lunetta.
Tornata la parità la gara diventava equilibrata, anche se in chiusura di
tempo il Catania ci tentava con Di Tacchio e Raimo.
Biancolino, che al 33’ era stato costretto a sostituire l’infortunato
D’Ausilio con l’attaccante Russo, predica calma, chiede ai suoi di non
scoprirsi in attesa dell’occasione buona.
Si va al riposo sul risultato di parità, che sembra il più giusto e il più
logico, invece al 61’ l’ex Pescara Cancellotti, uno sprecato per la serie
C, s’invola sulla destra, supera di slancio due avversari e serve
Patierno. Il bomber che insegue il compagno di squadra Lescano nella
classifica dei cannonieri, si coordina e fa partire un diagonale preciso
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ma non forte, Dini, apparso in ritardo, non ci arriva e l’Avellino opera
il sorpasso.
Il Catania, stanco per le energie profuse e stordito dalla rete è
incapace di reagire, mentre la capolista fra palleggio prolungato
perdite di tempo sente avvicinarsi la vittoria. A nulla valgono le
sostituzioni operate da Toscano, con Inglese che ritorna in campo
prendendo il posto al De Paoli. Il Catania, intorno al 75’ va
vicinissimo al pareggio con una punizione calciata all’angolo altro da
Jimenez, ma Iannarilli, con un gran balzo salva la sua squadra.
Il sei minuti di recupero concessi dall’incerto arbitro Allegretta di
Molfetta non fanno altro che acuire l’amarezza dei tifosi per una
sconfitta che li fa ritornare nel pessimismo.
La prossima gara il Catania dovrà giocare fuori casa contro la Cavese
dell’ex Chiricò. Ammesso che il loro obiettivo sia davvero quello dei
Play off le ultime speranze dei campani passano attraverso una
vittoria contro il Catania. I rossazzurri, dalla loro parte, in vista di
chiudere il campionato sul campo di una diretta concorrente come il
Potenza, non possono fallire la vittoria, altrimenti corrono il serio
rischio di iniziare la prima gara degli spareggi fuori casa con tutti gli
svantaggi che comporta.

Il Catania non si accontenta del pareggio e l’astuto Avellinolo punisce con una doppietta del bomber Patierno. Irpinilanciati verso la promozione diretta il Catania dovràcompiere un’impresa per mantenere la posizione inclassifica.Il Catania non supera la prova del 9 e dopo otto risultati utiliconsecutivi viene sconfitto dal forte e furbo Avellino, lanciatissimoverso la meritata promozione diretta in serie B.Il Catania, già aritmeticamente qualificato per il Play off, adessodovrà fare i salti mortali per presentarsi agli spareggi in una buonaposizione di classifica.A scanso di equivoci, diciamo subito che i lupi dell’Irpinia, a trattiantipatici e indisponenti per l’atteggiamento tenuto in campo, nonhanno rubato nulla e hanno meritato di portare a casa i 3 punti che liavvicinano al ritorno in serie B.Qualcuno in casa Catania avrà fatto male i conti. L’ottusità dellaLega, che imperterrita continua a consentire che squadre impegnateper lo stesso obiettivo disputino le gare in giorni o orari differenti, hacondizionato in partenza Catania-Avellino.Nel primo pomeriggio l’Audace Cerignola aveva vinto 2-0 fuori casae con i tre punti si era portata a quota 64, strappando il primo postoagli Irpini, fermi a quota 63. In tanti hanno pensato che per riprendersiil primato alla squadra di Biancolino necessitasse la vittoria a tutti icosti.Niente di più falso in quanto col pareggio pugliesi e campani sisarebbero trovati appaiati a quota 64, alla pari nei confronti diretti macon l’Avellino in largo vantaggio nella differenza reti, quindipromosso. Pertanto, all’Avellino nella gara contro il Catania perrimanere in testa bastava soltanto un punto.Era facile intuire che i biancoverdi avrebbero cercato la vittoria masenza rischiare più di quel tanto.
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Anche al Catania serviva solo un punto in quanto rischiando diperdere, come è poi avvenuto, le cose si sarebbero complicate e nondi poco.Certo la vittoria, oltre a rappresentare una vittoria di prestigio e ilgiusto congedo da un pubblico che durante la stagione ha sempresofferto, avrebbe messo in cassaforte il quinto posto, con concretesperanze di poter puntare anche al quarto posto detenuto dal Crotone.Ma valeva davvero la pena rischiare? Il risultato finale scioglie da séil quesito in quanto il Catania, con la gara incanalata in un logicopareggio, non si è accontentato, ha cercato di vincere.All’Avellino il pareggio sarebbe andato bene, ma la sconfitta gliavrebbe fatto perdere il primato e forse anche la promozione, quindinon poteva rischiare di perdere.Il Catania si è sbilanciato in avanti lasciando una voragine ed è statopunito, forse oltre i propri demeriti.È inutile prendersela con l’arbitro, che appartiene all’infinita lista deimediocri, ha sbagliato tanto, ma non ha negato ai rossazzurri né rigorinetti né annullato reti valide. Non serve imprecare contro CosimoPatierno che ha fatto il suo mestiere, cioè quello di segnare, lo stessomestiere che al Catania dovrebbe svolgere Montalto. E non bisognacolpevolizzare più di quel tanto nemmeno il portiere Andrea Dini, luinon ha colpe, in quanto, per chi lo avesse dimenticato, lui è il terzoportiere e non è certo responsabile se i due che lo precedono nellegerarchie si sono infortunati.Niente se e niente ma, il Catania, dopo una lunga striscia di risultatipositivi, ha perso in casa contro l’Avellino perché gli Irpini hannol’organico più ampio e molto più forte in alcuni ruoli chiave, bastafare i nomi del portiere Iannarilli, di Cancellotti, D’Ausilio, Palumbo,Palmiero, Rigione, Sounas e delle due punte Patierno e Lescano.Insomma, un organico che potrebbe ben figurare anche in serie B.Ma l’Avellino ha tirato solo due volte in porta e il pareggio sarebbestato il risultato più giusto? Certo è così, ma gli uomini di Toscano,anziché spegnere la gara e tentarci con la massima prudenza hanno
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scelto di rischiare e non sempre chi rischia è premiato, anche perchénon c’era tutta quest’esigenza di farlo.Molti pensano che l’Avellino abbia rubato la vittoria, io non la pensocosì. Dotato di un tasso tecnico complessivo superiore e dimeccanismi collaudati, l’Avellino ha solo sfruttato gli errori delCatania.Ancora alle prese con le numerose assenze Toscano ha presentato un3-4-2-1 con Dini in porta, Ierardi, Di Gennaro e Celli, Raimo, DeRose, Anastasio e Di Tacchio a centrocampo. Più avanti Jimenez,Lunetta e De Paoli. Spinto dal numeroso pubblico il Catania è partitoforte e ha avuto il torto di andare presto in vantaggio: erano trascorsiotto minuti quando un cross di De Rose veniva toccato da Jimenez esu un rimpallo Lunetta veniva a trovarsi solo in area. La primaconclusione veniva respinta da Iannarilli, ma Lunetta riprendeva esiglava il vantaggio del Catania e la sua sesta rete stagionale.Feriti i lupi reagiscono subito con decisione. Al 12’ Sounas appoggiaal limite dell’area di rigore per Patierno che lascia partire unastupenda parabola che, con Dini troppo avanzato, si spegneall’incrocio dei pali.Il centroavanti, irritante, dopo la rete prende in giro i tifosi del Cataniamimando con le mani il gesto dell’urlo che aveva accompagnato larete precedente rete di Lunetta.Tornata la parità la gara diventava equilibrata, anche se in chiusura ditempo il Catania ci tentava con Di Tacchio e Raimo.Biancolino, che al 33’ era stato costretto a sostituire l’infortunatoD’Ausilio con l’attaccante Russo, predica calma, chiede ai suoi di nonscoprirsi in attesa dell’occasione buona.Si va al riposo sul risultato di parità, che sembra il più giusto e il piùlogico, invece al 61’ l’ex Pescara Cancellotti, uno sprecato per la serieC, s’invola sulla destra, supera di slancio due avversari e servePatierno. Il bomber che insegue il compagno di squadra Lescano nellaclassifica dei cannonieri, si coordina e fa partire un diagonale preciso
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ma non forte, Dini, apparso in ritardo, non ci arriva e l’Avellino operail sorpasso.Il Catania, stanco per le energie profuse e stordito dalla rete èincapace di reagire, mentre la capolista fra palleggio prolungatoperdite di tempo sente avvicinarsi la vittoria. A nulla valgono lesostituzioni operate da Toscano, con Inglese che ritorna in campoprendendo il posto al De Paoli. Il Catania, intorno al 75’ vavicinissimo al pareggio con una punizione calciata all’angolo altro daJimenez, ma Iannarilli, con un gran balzo salva la sua squadra.Il sei minuti di recupero concessi dall’incerto arbitro Allegretta diMolfetta non fanno altro che acuire l’amarezza dei tifosi per unasconfitta che li fa ritornare nel pessimismo.La prossima gara il Catania dovrà giocare fuori casa contro la Cavesedell’ex Chiricò. Ammesso che il loro obiettivo sia davvero quello deiPlay off le ultime speranze dei campani passano attraverso unavittoria contro il Catania. I rossazzurri, dalla loro parte, in vista dichiudere il campionato sul campo di una diretta concorrente come ilPotenza, non possono fallire la vittoria, altrimenti corrono il seriorischio di iniziare la prima gara degli spareggi fuori casa con tutti glisvantaggi che comporta.