Il grande sogno di Manlio Grimaldi si e’ concretizzato questa sera in trasmissione a Sesta Ora grazie a SALVATORE MANGANO ed alla sua Compagnia Teatrale  Opera dei Pupi “IL PALADINO ” , rappresentata in studio dal fratello ANTONIO detto NUCCIO MANGANO e da SANTO SAIA : condurre una puntata sui pupi siciliani e sulle loro tradizioni , quel patrimonio incomparabile di un’arte semplice e popolare che nessuna forma di spettacolo quale cinema – televisione o computer debba mai accantonare .

La puntata odierna spicca subito il volo grazie al conduttore MANLIO GRIMALDI che riporta una frase del capostipite “puparo ” LAUDANI che parlando del ” mestiere ”  ebbe a dire ” oramai l’arte e’ morta …… ma se vi sentite , voi siete in grado di farla resuscitare” e proprio questo ha dato l’ulteriore “la” a quella che e’ diventata nel tempo la passione e la professione del nostro SALVO MANGANO che proprio di SALVATORE LAUDANI – NINO INSANGUINE e TURI FARO e’ stato allievo attento . Ecco che subito prende la parola il fratello NUCCIO che, attraverso spaccati di vita siciliana e catanese in particolare dove il pubblico di allora sgranocchiava semenza e beveva gazzosa’ca pallina, ci presenta e  racconta ” un bimbo all’opera dei pupi ” attraverso un simpatico aneddoto ritornando indietro nel tempo e più′ precisamente a quando ad appena tre anni il fratello SALVATORE rimase colpito – estasiato e catturato da quei personaggi e scenari che una compagnia del tempo avrebbe da li a poco mandato in scena.  A 25 anni SALVATORE MANGANO crea il primo teatrino e nell’arco della sua carriera ha creato più′ di 150 pupi tutti ” fatti e pittati ” con le proprie mani , utilizzando i materiali classici : ottone e rame per le armature , legno per teste-busti e gambe , velluto e raso per i vestimenti , ferro per aste e spade. Proprio qui un piccolo velo di tristezza cade sugli occhi di SALVATORE al ricordo della moglie , prematuramente venuta a mancare , lei che lo ha supportato in tutto il suo progetto  lavorativo negli anni aiutandolo anche ad imbastire gli abiti di alcuni pupi (e a tal proposito SALVATORE cattura la nostra attenzione e quella dei telespettatori facendo apprezzare i finimenti del mantello,  di Carlo Magno ).

Il direttore e capocomico , come e’ giusto definire il nostro SALVATORE MANGANO, invita a presentarsi il suo amico SANTO SAIA, di professione “maniante” cioè’ colui il quale gestisce in scena il pupo  quel animazione – manovra e gestualità‘ operando in sinergia con il “parraturi”  con la sua ” arte della parlata “, uno fra questi il NUCCIO MANGANO presente in studio , al fine di accoppiare ogni singolo gesto del pupo a quanto viene descritto dal suo collega parlatore . Nel contempo lo stesso NUCCIO MANGANO sottolinea l’importanza in scena delle luci durante una rappresentazione  quando proprio basta una piccola ed adeguata luce per vedere luccicare debitamente le armature dei pupi in rame nichelato e renderli quanto mai affascinanti unitamente alla decorazione e pittura delle scene e dei fondali.

SALVATORE MANGANO durante i suoi interventi ci continua a trasmettere la conoscenza e l’amore per le nostre tradizioni culturali e ci tiene a  sottolineare quel legame indissolubile tra pupo e puparo , con l’uno che non può′ fare a meno dell’altro , perché’ e’ il puparo che realizza i pupi, e’ il puparo che li vede nascere- crescere e che gli da’ un’anima.

Fra uno stacco pubblicitario e l’altro , fra un aneddoto e l’altro , fra una fotografia e l’altra di MARIO CACCIOLA , irrompe in studio il nostro PIPPO IOZZIA zoppicando visibilmente in virtù′ di una più′ che apprezzabile rigidità‘ alle ginocchia ( tipica differenziazione fra il pupo catanese e lo snodabile pupo palermitano , oltre che un maggiore altezza 120/140 cm. e peso 20/25 kg del catanese rispetto al palermitano 80/90 cm per 13/14 kg ), lui che ha sentito dire che le gambe rigide del pupo catanese ( se proprio gli impediscono il movimenti di inginocchiarsi ) gli consentono movimenti più′ marziali e oserei dire atteggiamenti più′ virili ed ecco che comincia il solito esilarante siparietto con gli ospiti odierni non ultima l’affermazione che, giocandoci sul cognome degli ospiti, da quando c’e’ lui, PIPPO IOZZIA, non e’ mai mancato nulla  con tutti i pupi al proprio posto ” pupi ni mangano ? No “.

Comincia a questo punto la presentazione dei pupi siciliani che hanno arricchito ed abbellito con la loro presenza lo studio di Sesta Ora dando lustro alla nostra emittente .

Un piccolo saggio viene offerto da SALVATORE MANGANO ( parraturi ) e SANTO SAIA ( maniante ) con protagonista RINALDO , il suo pupo preferito non fosse altro perché’ RINALDO e’ un uomo libero , scaltro , ribelle e sensibile al gentil sesso.

In coda di trasmissione , si e’ sottolineata l’importanza di tramandare questo patrimonio culturale e la Compagnia Teatrale Opera dei Pupi ” IL PALADINO ” ( sul web www.ilpaladino.org ) lo fa attraverso l’opera di divulgazione in occasione di eventi – sagre e manifestazioni ma principalmente attraverso corsi per alunni , corsi di animazione e manovra , corsi di gestualità‘ e scenografia , studio dei testi  e attivita’ in laboratorio quale lavorazione del legno , dei metalli , pittura e sartoria.

Il mio piccolo grazie a chi come regia e cameraman ( Francesco e Massimo ) hanno reso speciale con la loro professionalita’ una puntata meravigliosa , di quelle che lasciano il segno .

Nell’ombra era rimasto , silenzioso silenzioso, un pupo , quel PEPPENNINO ( PEPPE ‘ndastati e NNINO ‘ndovvernu ) , di professione famiglio , fortemente voluto dal popolino che costituiva lo stesso pubblico , quel pubblico a cui non era consentito salire sul palco e interloquire con gli eroi e che lo riusciva a fare attraverso questo suo rappresentante , PEPPENNINO appunto che con la sua farsa riusciva a stemperare le tensioni legate anche agli avvenimenti tragici dello spettacolo , un personaggio legato all’ambiente di vita quotidiano , niente eroe o cavaliere , niente re o regina , la scena era dominata appunto da PEPPENNINO , fannullone , bugiardo , imbroglione e un tantino tonto , lui vero tramite con il pubblico che in lui in parte si riconosceva, con storie che si basavano sull’equivoco che creava situazioni paradossali e spassose e che consentiva di terminare sempre con un’atmosfera di allegria collettiva. Proprio questo pupo ce lo siamo abbracciato e coccolato a fine serata , quando i riflettori della scena erano spenti ma lui era li con noi tutti a scherzare e noi ad imitarlo nelle sue posture non appena scesi in strada.